ATP Madrid: insaziabile Novak Djokovic, Murray si arrende al terzo

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ATP Madrid: insaziabile Novak Djokovic, Murray si arrende al terzo

Novak Djokovic supera in tre set Andy Murray, conquistando il torneo di Madrid, dove mancava dal 2013. Ventinovesimo Masters 1000 per il serbo, è record. Buona prestazione dello scozzese, che non ha approfittato fino in fondo di qualche incertezza del numero uno del mondo

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[1]N.Djokovic b. [2]A.Murray 6-2 3-6 6-3

Stat Djokovic-Murray

dal nostro inviato a Madrid

Difficile stabilire quanto sia sincero lo speaker del Manolo Santana nel momento in cui, presentando la finale tra Djokovic e Murray, sentenzia che non esiste al momento miglior partita al mondo nel tennis. Ineccepibile dal punto di vista statistico, trattandosi dei primi due giocatori del ranking ATP, in realtà almeno qui tutti avrebbero voluto vedere in pista Rafael Nadal ma ieri il padrone di casa ha cozzato contro la solidità dello scozzese e si è dovuto arrendere.

La vittoria sul maiorchino ha di fatto accresciuto le quotazioni del campione in carica, tanto che pure Manolo Santana su “ABC Daily” (il diario oficial del torneo) si è lasciato scappare che “Murray sta giocando molto bene” quando gli hanno chiesto il nome del vincitore. Però lo sappiamo come va (quasi) sempre a finire quando c’è di mezzo Djokovic. Il serbo è così, lascia credere che ci siano margini per batterlo poi vai sul campo e ti accorgi che invece non è vero niente. E, soprattutto, si sa com’è andata a finire quando questi due si sono trovati uno di fronte all’altro in carriera: 22 volte ha vinto Djokovic (la prima proprio qui a Madrid ma all’Arena sul duro nel 2006), appena 9 Murray.

Lo scozzese gioca anche per restare n°2 al mondo, posizione che perderebbe in caso di sconfitta a beneficio di Federer, mentre il serbo gioca anche per diventare il leader assoluto in quanto a Masters 1000 (diventerebbero 29, uno in più di Nadal). Arbitra inevitabilmente Mohamed Lahyani, un altro numero 1.
La prima sorpresa arriva dieci minuti prima dell’inizio. Dopo ore e ore di pioggia, la pioggia concede una tregua e il tetto viene aperto. Ma il cielo è grigio e non è detto che resterà aperto fino al termine. Ci sono almeno diecimila spettatori, che fino a qualche minuto fa erano nella zona degli stand ad acquistare di tutto, e se penso che chi sta seduto nei posti uguali al mio ha pagato quasi 120 euro mi sento decisamente un privilegiato anche se, confidando nel tetto chiuso, sono l’unico nello stadio senza un giubbetto.

Il primo gioco è sintomatico di come le cose cambino da un giorno all’altro. Il servizio, che ieri aveva tolto dalle secche Murray in molte delle palle-break concesse a Nadal, oggi non potrà dargli lo stesso aiuto poiché Nole risponde. Risponde sempre e comunque. Così arrivano subito due palle-break e sulla seconda Djokovic si va a prendere il punto a rete con una pregevole volee. Due palle sulla riga vengono corrette da Lahyani a favore di Djokovic ma il serbo è anche bravissimo a depositare appena oltre la rete un drop di rovescio e tiene a zero il suo turno di battuta (2-0).
Il solito simpaticone grida “Vamos Rafa” e Murray è di nuovo in difficoltà sulla battuta ma dal 15-30 in poi aumenta la velocità della prima palla e finalmente riesce a sbloccare il punteggio (1-2). Anche il rovescio in cross del britannico, che tanti danni aveva fatto ieri a Nadal, oggi sembra un’arma che spara a salve quando cozza contro il suo eguale serbo. Per andarsi a prendere un quindici in risposta Murray deve ribattere sulla linea e trovare una palla corta che si spegne dieci centimetri oltre la rete; tutto bello ma è la classica mosca bianca perché Nole ha sostanza e intensità e non fatica ad andare 3-1.

I guai per Andy proseguono nel quinto gioco, complici un paio di errori, e solo un ace lo tiene in vita prima che Djokovic si guadagni altre due palle-break (15-40); il serbo ha il vestito rosso del diavolo, capovolge l’inerzia dello scambio fin dalla risposta e confina Murray nel suo angolo sinistro. Un rovescio e un dritto ed è di nuovo break: 4-1.
Praticamente non si gioca e i meriti del n°1 sono maggiori delle colpe britanniche. Alla fine del sesto gioco (5-1) i punti sono come gli head-to-head tra i due: 22-9 Djokovic. Di nuovo Murray ricorre all’artiglieria al servizio (un ace e due vincenti) perché quando si entra nello scambio il serbo è semplicemente intrattabile. Murray però riesce ad accorciare le distanze (5-2) ma è solo un prolungamento dell’agonia in quanto, dopo il cambio di campo, Nole si rimette a spadroneggiare e in 31’ chiude 6-2 un primo set senza storia.

Ci fosse Nadal in campo, al pubblico andrebbe bene anche così (naturalmente se lo spagnolo stesse vincendo…) ma in questo caso vorrebbe vedere una partita e quindi non esita a schierarsi dalla parte del campione in carica.
All’inizio del secondo set Murray spolvera le righe e, pur perdendo lo scambio più spettacolare e applaudito della giornata chiuso a rete da Nole, tiene abbastanza agevolmente la battuta. Lo scozzese non è fortunato in una risposta incrociata che dà l’illusione del vincente e invece viene corretta da Lahyani ma più in generale le geometrie del numero uno sono perfette sia nelle diagonali che nelle parallele e l’1-1 ne diventa la naturale conseguenza.
Nonostante lo score faccia pensare il contrario, la partita è tecnicamente bellissima. Djokovic applaude Murray dopo un dritto vincente in corsa di quest’ultimo ma subito si riprende il centro della scena con un drop che Murray raggiunge non abbastanza da rimandare oltre la rete. C’è qualcuno che disturba in tribuna e Lahyani non esita un attimo a rimproverarlo e invitarlo a maggiore sportività nei confronti dei giocatori. Il terzo è un gioco equilibrato, che Murray fa suo grazie a un paio di errori di Novak. E questa in fondo è una notizia.

Nel secondo punto del quarto gioco Djokovic effettua un servizio vincente e poi chiede alla raccattapalle-modella la stessa palla con cui ha ottenuto il punto; forse l’avvenenza della ragazza lo distrae tanto che commette due errori e concede le prime palle-break della giornata (15-40). Nella prima Andy ha in mano il pallino del gioco ma mette lungo il dritto aggressivo per la disperazione dei 10.000 della Caja ma nella seconda Djokovic commette doppio fallo ed è 3-1 Gran Bretagna.
Murray ci crede, anche quando si ritrova sotto 0-30 nel quinto gioco: due ace e due servizi vincenti lo tolgono dall’imbarazzo (4-1). Sette delle nove vittorie di Murray su Djokovic sono arrivate in match sulla corta distanza e solo una volta lo scozzese ha vinto in tre set. Avendo perso il primo, ciò non depone a suo favore ma si capisce che Murray vorrebbe cambiare la storia. Il sesto è un altro gioco molto bello; ci sono un paio di palle corte con cui Nole stimola il rivale di giornata ma solo una ottiene l’effetto sperato dal serbo. Murray vede sfilare di un soffio in corridoio un pretenzioso rovescio in sforbiciata e Nole accorcia (2-4) ma nel gioco successivo Murray per la prima volta incamera la battuta a zero e tiene il serbo a debita distanza.

Il campione in carica serve con palle nuove per portare la sfida al terzo set dopo che Djokovic ha tenuto a 30 la battuta precedente; sembra che Nole non riesca più a leggere il servizio dell’avversario e Andy lo capisce, si porta a doppia palla set e va a prendersi il pareggio ripagando il serbo con la stessa arma di poc’anzi: servizio e drop di rovescio su cui Nole accenna appena una reazione prima di sedersi al suo posto e cercare di riordinare le idee.
Adesso c’è una partita e il pubblico approva. Che Murray dall’anno scorso abbia cambiato la sua attitudine “terricola” lo dicono le cifre: 63-37 il suo record vinte-perse fino all’inizio del 2015, 24-2 negli ultimi due anni. Tuttavia contro Djokovic ha sempre perso sul rosso (3-0) e questa potrebbe essere l’occasione buona per invertire la tendenza negativa. Il serbo sembra scosso, caccia un urlaccio quando, sul 40-40, la sua seconda viene rimandata in rete da Murray, preludio all’1-0 con cui apre il set finale.
I maxi-schermi del Santana fanno rivedere il pugno al cielo con cui il serbo saluta lo 0-30 nel secondo gioco e, due punti dopo, Murray ci riprova con la smorzata ma stavolta Nole è lesto a conquistare la rete e beffarlo in diagonale. Con una sequela di dritti anomali Djokovic ottiene il break (2-0) e non esita a mettersi la mano dietro l’orecchio voltandosi verso le tribune. Mi sbaglierò ma, in tutta franchezza, è difficile giocare a tennis tanto meglio di così. Un dritto nei pressi della riga di fondo campo (e sulla quale Lahyani è pronto ad intervenire non fosse che lo stesso Nole lo blocca e cancella il segno) regala a Murray la palla del contro break che arriva subito dopo grazie al doppio fallo del serbo (1-2).

Murray fa grandinare ace e servizi vincenti nella metà campo serba e Nole forse vorrebbe che arrivasse la pioggia a fermare l’inerzia del britannico che pareggia grazie a un ace (2-2) ma Djokovic lo ripaga con la stessa moneta e tiene a zero il quinto game, situazione che non succedeva dal secondo gioco del secondo set. Con due scelte discutibili (una palla corta di rovescio in corridoio e un lungo linea sempre di rovescio e sempre in corridoio) Murray si complica l’esistenza nel sesto gioco, poi sbaglia ancora e sulla prima palla-break Djokovic lo punisce spolverando la riga (4-2).
Righe e righe, due nello stesso punto, e sul 30-30 del settimo game Lahyani pensa bene di scaldare gli animi dei due in campo (mai infreddoliti come i nostri, comunque) chiamando il warning a Nole per time-violation; il serbo scuote la testa e Murray si avvicina al giudice di sedia probabilmente per dirgli di annullare la sanzione ai danni del suo avversario, dimostrando grande sportività. Djokovic mantiene comunque la calma e porta a casa il gioco con autorevolezza. La sensazione è che Murray abbia mancato il colpo del ko e, ora che il serbo è uscito dalle corde, sarà dura riportarcelo.

Un doppio fallo condanna Murray al 30-40 ma lo scozzese annulla con il secondo ace dell’ottavo gioco. Nel silenzio assordante del Santana il pianto di una bimba disturba Murray ma Andy punge di nuovo con la battuta e si tiene in vita (3-5). Il livello è calato e adesso sono i nervi a prevalere sulla tecnica. Djokovic commette tre errori non forzati ed è in un attimo 0-40 ma ha coraggio e annulla le tre palle-break prima di concederne una quarta sulla quale la combinazione servizio-dritto è vincente. Andy conquista una quinta occasione comandando lo scambio da fondo campo però non tiene il successivo. Adesso ogni colpo è un lamento ma il dritto vincente con cui Murray ottiene la sesta palla-break fa esplodere la Santabarbara del Santana. Djokovic annulla di nuovo con il servizio, resiste a una risposta tremenda di Murray che poi sbaglia di rovescio ed è il secondo match-point.
Ma non è finita. Nole sbaglia un dritto e poi viene infilato per la settima palla-break, annullata con servizio e dritto. Volevate la battaglia? Eccola. C’è il terzo match-point e stavolta, dopo due ore e sei minuti, Murray si arrende affossando in rete un dritto. Una grande partita chiusa da un incredibile ultimo gioco. Djokovic sfila il trofeo dalle mani di Murray ma il britannico ha confermato di essere diventato uno specialista anche sulla terra.

Le dichiarazioni di Novak Djokovic:

 

Le dichiarazioni di Andy Murray:

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