ATP Roma: Djokovic non si batte, fuori anche Nishikori

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ATP Roma: Djokovic non si batte, fuori anche Nishikori

Altra vittoria in rimonta per Novak Djokovic all’ATP di Roma. Dopo un primo set disastroso il serbo approfitta di un calo di Nishikori e raggiunge Andy Murray in finale, sarà la terza tra i due quest’anno. Partita bella per un set, il terzo, ma condizionata da numerosi alti e bassi

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[1] N. Djokovic b. [6] K. Nishikori 2-6 6-4 7-6(5) (dal nostro inviato a Roma)

Djokovic-Nishikori Roma 2016

Non si può dire che Novak Djokovic non ci abbia provato, a perdere questa partita. Un primo set in “formato Bellucci” un secondo set pieno di occasioni sprecate (3 palle break consecutive – 4 in totale – nel secondo game e 2, sempre consecutive, nell’ottavo)  senza che Nishikori ci mettesse del suo un atteggiamento generale che non sembrava molto simile a quello di Federer contro Thiem. E invece nulla, neanche questo è servito a far perdere la sua terza partita dell’anno, al cospetto di un Kei Nishikori che è tanto forte quanto fragile emotivamente. Non inganni il maestoso recupero del terzo set, compiuto quando si trovava sotto per 1 a 4. Quando Nishikori ha compreso che la partita poteva ancora vincerla è di nuovo crollato, travolto dalle sue insicurezze.

Novak ha cominciato facendo capire subito che la sua serata poteva aprire opportunità insperate, chiamando un MTO, che certo non poteva essere strategico, subito dopo aver vinto il primo game. Al cambio campo Novak aveva subito due occasioni per brekkare il giapponese e fallite quelle ha quasi lasciato perdere il set: un break nel terzo game replicato da uno nel settimo regalavano il set a Nishikori che a parte un paio di accelerazioni e qualche bel dropshot non aveva nessun bisogno di strafare.

Il secondo set non sembrava cambiare la musica. Nole si muoveva indolente e quando si trovava sullo 0-40, ancora nel secondo game, la rimonta di Nishikori, con Djokovic che sbagliava delle risposte di dritto sulle seconde non irresistibili, non sorprendeva nessuno. Forse – forse – la partita cambiava quando sul 40-15 del sesto game, un indispettito Nole scagliava una pallina dalle parti di Lahyani, rischiando di staccare la testa ad un raccattapalle. Il teatrale arbitro svedese – e non egiziano come riteneva lo speaker… – non poteva far altro che dare il warning al serbo che comunque si scusava prontamente con il ragazzo. Forse questo dava una scossa al serbo, che era sembrato davvero molto scarico emotivamente, fatto sta che da allora Nole sembrava come risvegliarsi e, come spesso succede, l’avversario sembrava scaricarsi. Giusto il tempo di un altro regalo nell’ottavo game, quando Nishikori praticamente non metteva una prima ma Djokovic non trasformava lo stesso due palle break consecutive, e abbastanza improvvisamente il match girava. Nishikori soffriva ancora al servizio, ci aggiungeva la titubanza dovuta al fatto che stavolta la palla break era un set point e la frittata era fatta: dritto in rete e 6-4 per Nole.

A questo punto il serbo non poteva certo esimersi di andare a cercare la sua ennesima finale romana e iniziava il terzo set con un cipiglio ben differente con l’immediato risultato di non buttare il secondo game del set alle ortiche. Il break stavolta arrivava insieme ad livello di gioco che si era improvvisamente elevato e il successivo game, giocato splendidamente da entrambi certificava un fatto noto: se giocano bene entrambi il numero uno del mondo è più forte.  Nishikori era bravo a non mollare, ma i suoi turni di servizio erano ormai una via crucis. Nishi teneva il quarto game e nel sesto rischiava terribilmente di precipitare sotto per 5 a 1. La partita diventava una battaglia, Kei nel game successivo si guadagnava tre palle break (non consecutive): la prima Nole tirava un gran servizio, la seconda Nishi la buttava via dopo che Djokovic rompeva una corda ma la terza era quella buona, con Djoko che affossava un dritto in rete.
Nishikori teneva il servizio successivo e nel nono game si portava fino a 15-30. Lì, con lo scambio in mano, si avventurava a rete sbagliando una volée non impossibile e Djokovic faceva suo il game. Adesso era battaglia, sul servizio di Nishikori. Djokovic si porta a match point, ma Nishikori l’annulla con un magnifico contropiede di dritto.

I due arrivano al tiebreak senza soffrire particolarmente negli ultimi due turni di servizio e Nole comincia subendo un minibreak, immediatamente recuperato. Il punto di rottura finale arriva sul 3-1 per Nishikori, col giapponese che praticamente compelta il suo harakiri, consentitelo. Prima tira un dritto lungo, poi commette un doppio fallo, quindi una risposta su una seconda abbordabile in rete e infine un rovescio lungo di un paio di metri. Dal 3-1 al 3-6 senza che Djokovic facesse nulla di particolare. Kei ha un ultimo sussulto, annulla i primi due match point ma il terzo si gioca sul servizio di Djokovic: botta centrale e partita finita allo scoccare della terza ora di gioco.

La partita è diventata improvvisamente bella nel terzo set, quando Djokovic si è svegliato dal suo torpore e dall’altra parte della rete stavolta non c’era Bellucci. Ma il serbo è stato di nuovo molto incostante e più che vincere lui la partita alla fine è stata Nishikori a dargliela, con quell’incredibile passaggio a vuoto nel cuore del tiebreak. Su Nole i dubbi continuano, ma fino a quando vince, a chi importa?

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