Nove games in 4 set per Errani e Vinci. Una crisi azzurra annunciata ma non riconosciuta

Editoriali del Direttore

Nove games in 4 set per Errani e Vinci. Una crisi azzurra annunciata ma non riconosciuta

ROLAND GARROS 2016 – Quattro k.o. italiani senza vincere un set al primo turno. Il peggio deve ancora venire? Cercasi psicologo? Come eviteremo l’11 a 0

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PARIGI – Sono due sconfitte abbastanza imbarazzanti quelle di Sara Errani, 63 62 dalla bulgara Tsvetana Pironkova, n.102 WTA in 80 minuti, e di Roberta Vinci, 61 63 dall’ucraina Kateryna Bondarenko in 59 minuti. Nove games in 4 set, per la n.7 de mondo e la n.18. Talmente nette queste due batoste che potrebbero non essere preoccupanti se Sara non fosse reduce da 4 sconfitte consecutive al primo turno, nonché 8 al primo round in questo 2016, e Roberta da 3 partite perdute delle ultime quattro (Kovinic 64 62 a Madrid, Konta 60 64 a Roma, Bertens 64 76 a Norimberga dove ha colto l’unica vittoria sulla ceca Kreichikova, n.192 del mondo, in tre set).

Il ruolino di marcia di Sara degli ultimi tempi è a dir poco disastroso, perché non ha solo perso, ma ha perso male da avversarie tutt’altro che irresistibili. Mal classificate oltretutto. Dopo il k.o. del primo turno all’Australian Open (Gasparyan n.58), le due “botte” in Fed Cup con Garcia n.38 e Mladenovic n.30 – cui è seguito l’inatteso successo a Dubai (e quasi due mesi più tardi una incoraggiante semifinale a Charleston, sebbene poi persa con la Vesnina n.85…ma aveva battuto Shvedova, Stosur e Putintseva). Sara ha inanellato queste sconfitte: a Doha 2 t. con Babos n.48, a Monterrey con Kuntaveit n.91, a Indian Wells con Tsurenko n.36, a Miami con Osaka n.104, a Madrid con Giorgi n.45, a Roma con Watson n.55, a Strasburgo con Puig n.51, qui a Parigi con Pironkova n.102. Come potete constatare Sara in queste 11 sconfitte appena segnalate non ha perso una sola volta da una delle prime 29 (Mladenovic era proprio, ed è, n. 30). A me – e credo anche lei che ha chiesto tempo per riflettere e ha preferito non dare dettagli “perché mi sembra giusto trovare una qualche soluzione all’interno del mio team” – pare si tratti di una crisi piuttosto profonda.

Come uscirne davvero non lo so. Perché Roberta, che comunque in questo 2016 si è cavata anche delle gran belle soddisfazioni – prima fra tutta la conquista di un posto tra le top-ten, addirittura il settimo – ha 33 anni e quindi può permettersi di fare spallucce a qualsiasi sconfitta. Nella peggiore delle ipotesi, se si fosse stufata, potrà appendere la racchetta al chiodo l’anno prossimo. Ma Sara? Sara ha solo 29 anni. Ha meno mezzi tecnici di Roberta, questo è indubbio, ma giustamente non mette neppure in programma l’idea di poter smettere di giocare a tennis. Non smette la Schiavone che ha 35 anni ed è n.95, perché mai dovrebbe smettere lei?

Ciò detto, quando il presidente FIT Binaghi ha risposto così ad una mia domanda nella conferenza stampa di fine Internazionali d’Italia “Per quanto riguarda l’attuale nostra situazione io, se anche la Vinci dovesse – naturalmente faremo tutto il possibile perché questo non avvenga – terminare la propria esperienza, io una squadra di Fed Cup con la Errani e la Knapp, me la tengo tutta la vita”… e sorrideva beato… beh io invece, premesso che per me la Fed Cup e pure la Davis sono manifestazioni assolutamente…traditrici perché non hanno nulla a che vedere con la forza di un movimento tennistico, non ci trovo nulla da sorridere.

Padronissimi di non crederci, ma preferirei mille volte aver torto nel ritenere – ed aver scritto in tempi non sospetti anche se qual voce nel deserto mentre udivo altrove cori entusiasti, gioiosi e plaudenti- che ci si deve preparare psicologicamente a vivere un periodo oscuro, di profonda crisi per il nostro tennis. Non è il caso qui di attribuire la colpa a nessuno, si sa che la colpa in questi casi morì fanciulla, però sarebbe onesto almeno riconoscere che siamo in crisi, anziché sentirsi dire quelle frasi-bluff. Se anziché preoccuparsi di fare propaganda il presidente federale prendesse atto della situazione, forse potremmo (potrebbe…) cercare di porvi rimedio. Ma se non la capisce, né lui né i suoi trombettieri prezzolati, beh quello diventa un problema che si aggrava quanto più se ne nega l’esistenza. Infatti se lui e la critica appiattita si fossero resi conto che il problema esisteva già qualche anno fa – anziché bearsi di successi non costruiti dalla FIT ma dalle famiglie Errani, Vinci, Pennetta e a suo tempo anche Schiavone – un tentativo di rimediare sarebbe stato cercato e – chi può saperlo? – forse trovato.

Adesso le nostre ragazze, che ci hanno dato soddisfazioni anche assolutamente inattese (chi avrebbe detto 10 anni fa che la Vinci sarebbe diventata n.7 e la Pennetta 6? E chi che la Errani sarebbe diventata n.5?) che cosa possono fare? Non molto temo. Flavia Pennetta anni fa si era rivolta ad uno psicologo, mi pare fosse di Torino. Non so quanto le sia stato utile. Ma tanti campioni dello sport si sono avvalsi di un aiuto diverso da quello che potevano offrire familiari, amici, il coach. Roberta Vinci, quando le ho accennato all’ipotesi, ci ha riso su: “A 33 anni lo psicologo?” di fatto escludendolo. Sara Errani ha detto di essersi rivolta in passato e anche in tempi più recenti (presenti?) ad uno… ma anche con lei è finita sullo scherzo, fino a chiedermi (ridendo) se fossi interessato ad occuparmi di lei.

Avrei voluto trovarmi qui al mio quarantunesimo Roland Garros a celebrare glorie tennistiche italiane, anche se ormai non credo più che potrò mai rivivere l’emozione dirompente di quel trionfo Panattiano al mio primo Roland. E invece sono qui a domandarmi, e a domandare a loro, se non avrebbero per caso bisogno di uno psicologo per tirarsi fuori da questa situazione. Dico solo che all’oracolo di Apollo a Delfi (mi pare eh) si leggeva “Gnoti seauton” – i caratteri greci non li ho, e nemmeno sono sicuro delle mie reminiscenze classiche risalenti a mezzo secolo fa- ma Eschilo la riprese “Conosci te stesso, sapendo di non valere Zeus”. Mi pare che per molti anni il provinciale ambiente dirigenziale del tennis italiano non abbia fatto granché per conoscere se stesso. E Cassandra non è servita a null’altro che ad attirarsi risibili facezie.

Ha perso, com’era scontato, Bolelli con Nishikori nella prosecuzione del match sospeso e ieri aveva perso più che onorevolmente Cecchinato. 4 sconfitte su 4 al primo turno. E questo martedì, pioggia permettendo, ne seguiranno altre. Giocano tutti gli altri 7 italiani in tabellone: non so come stia Camila Giorgi (n.44) che se non fosse a pezzi è favorita con la wildcard francese Lim n.156, ma per tutti gli altri match non sono purtroppo ottimista non conoscendo bene le condizioni fisiche di Seppi n.38 (che ha in Gulbis un avversario notoriamente capace di tutto, nel bene e nel male) e di Fognini n.33 (che non deve fidarsi dell’attuale classifica di Granollers 56: nel luglio 2012 è stato n.19, quindi a tennis sa giocare; a Montecarlo l’ho visto battere Zverev e Goffin…mica Saltacancelli e Scaccabarozzi).

Se i “nostri” stessero bene è chiaro che possono vincere, così come Lorenzi 54 contro Berlocq 126 (dubito che li rivedremo in singolare a Pesaro per Italia-Argentina di Coppa Davis). Ma la Knapp con la Azarenka, la Schiavone con la Mladenovic e Fabbiano contro Lopez non possono certo dirsi favoriti. Insomma se ci andasse di lusso oggi il bilancio, dopo lo 0-4, potrebbe registrare un 4-3 per l’Italia, ma senza escludere l’ipotesi di un altro bilancio negativo. Non tragico, anche se i nostri rappresentanti qui quest’anno erano proprio 11 come … Eh già, spero soltanto che non si ripeta quel Wimbledon ’92 in cui perdemmo 11 match su 11 al primo turno e il rimpianto collega de Il Messaggero, Te Betti, pronunciò la celebre frase: “Ecco, ci stiamo giocando il matchpoint dell’11 a 0! Ma per gli altri, per il Resto del Mondo!

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