Cosa papà Giorgi potrebbe imparare da Paul Haarhuis. Una giornata memorabile per Karin Knapp

Editoriali del Direttore

Cosa papà Giorgi potrebbe imparare da Paul Haarhuis. Una giornata memorabile per Karin Knapp

ROLAND GARROS 2016 – Karin Knapp torna fra le prime 100. Nessuna se lo merita più di lei. Tornerà a ridosso delle prime 30? Potrebbe ricominciare da qui. Camila Giorgi non sta ancora bene. Ma pur perdendo quel primo set lo ha giocato alla grande. La Bertens è forte

Pubblicato

il

 

Sono molto contento per il traguardo fin qui raggiunto da Karin Knapp e dispiaciuto per la sconfitta di Camila Giorgi che peraltro avevo previsto. Le cronache dei due match le avete forse già lette e quindi non le riprendo. Sono sempre recuperabili, per chi se le fosse perse. Al momento in cui scrivo non sono (forse…) ancora uscite le interviste audio che ho realizzato con il capitano olandese di Fed Cup ed ex brillante giocatore Paul Haarhuis, ex n.1 mondiale di doppio in coppia con Eltingh e 18 in singolare che ricordo aver visto sorprendere John McEnroe all’US Open e farsi rimontare da Jimmy Connors sempre all’US Open nei quarti di finale del ’91. Ho un ottimo rapporto con lui, come con tutti gli olandesi a cominciare da Richard Krajicek cui mi lega una lunga amicizia. Prendo poi sempre in giro Haarhuis per la sua “spilorceria” – scherzando ovviamente – perché qualche anno fa, prima che Fred Stolle mi regalasse una sua racchetta (che lascio sempre in Australia per non dovermela portare dietro) me ne prestò una lui: mi basto colpire un dritto poderoso dei miei (eh eh eh) perché saltassero due corde. Naturalmente lui sostiene che avevo scentrato il dritto… e io che mi aveva dato una racchetta in pessimo stato. Ma a parte questi particolari che non interessano nessuno, con Haarhuis (che mi ha suggerito di brevettare il mio modo di tenere lo scout del match… in realtà il copyrigth sarebbe di Rino Tommasi, miei sono soltanto alcune modifiche… lui era impressionato dal fatto che fossi in grado di dirgli al volo i punti persi sul servizio da Kiki e da Camila, set per set: 7 dall’olandese e 19 da Camila nel primo, 5 da Kiki e 16 da Camila nel secondo, insieme alle pallebreak salvate dall’una e dall’altra finchè c’è stato match) abbiamo parlato delle caratteristiche tecniche di Kiki e di Camila.

E riferisco le sue osservazioni, perché più importanti e perché non le troverete nell’audio in quanto lì si è parlato di altre cose: Il primo set è stato di grandissima qualità. Non ci sono tante tenniste al mondo oggi in grado di sviluppare questo tipo di tennis. Molti più vincenti che errori pur giocando a grandi ritmi. Per Kiki era una partita dura perché si portava dietro il ricordo del match perso lo scorso anno a Rosmalen e perché dopo aver sorpreso la Kerber al primo turno c’era il rischio che si mettesse troppa pressione. Mi ha impressionato sia la velocità di palla sia la apparente pesantezza dei colpi della Giorgi… Curiosamente quando Kiki si è trovata sospinta indietro sul dritto è stata costretta a difendersi con colpi un tantino più arrotati per recuperare campo e aggiungere lunghezza e quelle palle più alte hanno dato noia all’italiana. Mi è sembrato che nella corsa verso destra la Giorgi avesse qualche problema: se la palla era un po’ lontana dal corpo cercava di tirare forte lo stesso senza essere in buona posizione e ha fatto qualche errore. Poi Kiki è stata più varia: non solo ha messo a segno 3 aces in momenti importanti, ma anche qualche palla corta ben pensata. Diverse volte Kiki si è trovata anche due metri fuori dalla riga di fondo, sospinta dai colpi della Giorgi, e quella sarebbe stata una posizione molto difficile da recuperare se la Giorgi le avesse giocato qualche palla corta, ma per fortuna non le ha mai fatte… forse non è nelle sue corde farlo. Ma se io fossi l’allenatore di Camila…” e si interrompe, lasciandomi pensare che all’apprendimento della smorzata lui dedicherebbe ore ed ore di allenamento, pur certamente sapendo che con la presa che Camila ha sulla racchetta effettuare la smorzate senza cambio di impugnatura è tutt’altro che semplice. È un fatto però che con il tennis di oggi anche in campo maschile la smorzata è diventata un colpo fondamentale, che non si può ignorare

Mercoledì non ho seguito che a sprazzi il match fra Murray e Bourgue, ma ho visto una gran quantità di smorzate. Del resto non dimenticherò facilmente che due anni fa a Napoli Fabio Fognini rintontì di drop-shots Andy Murray, conquistando ben 13 punti vincenti con esse. In effetti con i colpi di Camila la conquista del campo è spesso cosa fatta, ma non si traduce sempre in punti perché sebbene l’avversaria abbia le spalle sulla rete di recinzione di fondocampo, se riesce a resistere con quattro, cinque difese, poi Camila con tutti i rischi che prende finisce per sbagliare per prima. Secondo me Kiki ha il potenziale per fare grandi cose ora che ha superato il difficile momento di salute che l’ha bloccata un anno fa (un tumore alla tiroide! n.di UBS) – ha proseguito Paul Haarhuis – e non mi stupirebbe più di tanto, sebbene la Kasatkina sia un’ottima tennista e Madison Keys oggi ancora una giocatrice più solida e in fiducia, che Kiki riuscisse a aggiungere i quarti contro chi uscirà dal settore presidiato da Venus Williams e Timea Bacsinsky. L’importante è che lei non ci pensi… c’è la Kasatkina da cui può benissimo perdere, così come noi temevamo oggi che potesse perdere dalla Giorgi…l’anno scorso a Rosmalen la Giorgi mi impressionò tantissimo e avrei giurato su un avvenire a breve molto più luminoso”. A Paul ho raccontato delle traversie fisiche e psicologiche seguite ai suoi problemi con la FIT, gli ho fatto notare come su quello stesso campo fino a pochi minuti prima del match Giorgi-Bertens avessero giocato la Knapp e la Sevastova e fossero seduti nell’angolo sia Corrado Barazzutti, sia Sergio Palmieri, sia il professor Parra (che lui conosce…) e come se tutti se ne fossero andati come un sol uomo quando è arrivata Camila. Gli ho riferito anche dei problemi conseguiti al suo rifiuto a giocare in Fed Cup, lui ha subito eccepito “Ma contro la Francia aveva giocato no?” e alla notizia che a Camila viene richiesto di “restituire” 160.000 euro è rimasto sorpresissimo. “Queste cose non dovrebbero succedere. La politica …che guai combina!”.

Personalmente ritengo che non si potesse chiedere a Camila di vincere oggi, soprattutto dopo aver perso il primo set. La condizione fisica e psicologica non poteva essere ideale. E la spalla, e il braccio, le fanno ancora male. Il suo tennis è molto adatto all’erba, lo ha dimostrato a più riprese. Pochi scambi, appoggi bassi…ma basteranno pochi giorni per ristabilirsi? È una grossa incognita. A Paul Haarhuis, al direttore tecnico del tennis olandese Jan Siemerink, l’ex mancino olandese che tanti buoni risultati sapeva ottenere soprattutto a Wimbledon, ho poi chiesto chiesto quale fosse il budget della federazione olandese: è di un milione e mezzo. Siemerink mi ha poi spiegato come hanno deciso di investirlo d’ora in avanti, dopo che anche loro hanno vissuto una grossa crisi in rapporto agli anni Novanta. Va ricordato però che l’Olanda ha una superficie quadrata inferiore (41,285 km se una miniricerca su Internet non mi ha ingannato, per 8 milioni circa) a quelli sommati di Toscana ed Emilia (21.000 più 23.000 per 8 milioni e 200.000 abitanti) e l’Italia ha 70 milioni di abitanti ed è grande almeno 6/7 volte tanto. Inoltre il fatturato della FIT si aggira sui 40 milioni di euro, quello della Federazione olandese è di pochissimi milioni di euro e per la parte tecnico-sportiva Siemerink mi ha detto che la disponibilità totale non supera il milione e mezzo di euro. Insomma due mondi diversi. E come l’Olanda, sono sicuro, la maggior parte dei Paesi europei, salvo Francia, Germania e, meno, Spagna. Insomma anche di questi aspetti si dovrebbe tener conto quando si valutano i risultati di un Paese. Se si dispone di tanti soldi in più bisognerebbe che i risultati ne risentissero almeno in minima proporzione. A me pare che ciò non avvenga. Mi scuso per questa lunga digressione, che verrà interpretata dai lettori come meglio credono.

E passo a congratularmi con la Knapp e con la serietà della sua equipe. Con tutte le traversie che ha dovuto affrontare – cinque interventi chirurgici, tre operazioni ad un ginocchio, due al cuore, la paura di dover smetter di giocare per sempre ad ogni piè sospinto – è un mezzo miracolo che Karin sia riuscita a reagire a questo modo. Con la Putintseva sarà una battaglia, ma intanto Karin è riuscita a rientrare nelle top 100 e questo è già un primo importante passo verso la ripresa. Le auguro di riavvicinarsi al suo best ranking. I mezzi tecnici non le mancano. Se battesse la Putintseva poi… dipenderà da chi incontra. Intanto poche tenniste italiane hanno il suo servizio, il suo dritto. Non è un mostro di agilità, ma con quel fisico possente che si ritrova non poteva esserlo. Ricordo che quando la vidi per la prima volta, qui a Parigi e non aveva ancora 20 anni e arrivò al terzo turno, mi entusiasmai. Le predissi un notevole avvenire. Mi è poi sempre piaciuta come persona. Adorabile. E anche solare. Farò grande tifo per lei, l’ho sempre fatto, come del resto per tutte le italiane. Dio solo sa quanto soffrii a Melbourne quando stava per battere Maria Sharapova giocando un match straordinario. Arrivò a due punti dal match. E mancò l’exploit per un minimo di braccino che l’attanagliò nei momenti decisivi. Spero che la cosa non si ripeta. Anche con la Sevastova nelle fasi finali ha giocato con il braccio un tantino più trattenuto…ma ha pur sempre vinto in due set. Cosa vogliamo di più a quest chiari di luna?

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement