Thiem vince il duello tra predestinati: aria nuova a Parigi (Crivelli). Le sconfitte parallele di Knapp e Zverev, confusi e senza idee (Clerici). Putintseva scatenata, la Knapp saluta Parigi (Clemente). È Thiem l'alternativa a Djokovic (Azzolini)

Rassegna stampa

Thiem vince il duello tra predestinati: aria nuova a Parigi (Crivelli). Le sconfitte parallele di Knapp e Zverev, confusi e senza idee (Clerici). Putintseva scatenata, la Knapp saluta Parigi (Clemente). È Thiem l’alternativa a Djokovic (Azzolini)

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Thiem vince il duello tra predestinati: aria nuova a Parigi (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Imperfetti. Come tutti quelli che avranno un radioso futuro, ma intanto devono costruirselo con l’esperienza e con le vittorie da conquistare giorno dopo giorno. Non sappiamo se diventerà la sfida tra prossimi dominatori, ma in ogni caso una partita come quella tra Thiem e Zverev dimostra che un’altra via è possibile. Certo, conta sempre il servizio, l’anticipo, il fisico, però abbiamo ammirato anche palle corte, discese a rete, uso dello slice di rovescio non soltanto per contenere ma anche per controllare lo scambio. Aria nuova, insomma. Tra i due festeggia Thiem, il ragazzo che cambiò rovescio (da due mani a una) come Sampras e per un anno non vinse più, e la ragione primaria sta nell’aritmetica del tempo: «Sapevo sarebbe stato un match duro, lui gioca così bene… Credo che alla fine la differenza l’abbiano fatta i miei tre anni in più». Analisi corretta, Dominik è già un prodotto finito e in stagione è pure il giocatore con più vittorie sulla terra, 23. Ma come nei due freschi precedenti, la semifinale a Monaco e la finale di sabato scorso a Nizza, sempre sul rosso, l’equilibrio si è a lungo esaltato dietro le qualità di entrambi, perché Sascha (al primo Roland Garros) sa disegnare il campo con quelle improvvise accelerazioni che pescano gli angoli. Li rivedremo, tanto e a lungo, anche se l’austriaco rimane sul presente: «Immagino che nessuno di noi due abbia pensato a una partita tra probabili numeri uno, io in particolare ero concentrato solo su di lui, perché so quanto vale. E ora mi focalizzo su Granollers, non su quanto accadrà tra un mese o un anno». Già, il destino gli ha sottratto Nadal (già battuto quest’anno), aprendogli la strada verso i sogni (Djokovic in semifinale?) e un possibile ingresso nella top ten: «Contro Granollers entrerò in campo da favorito, senza dubbio, ma può anche essere uno svantaggio e lui sarà fresco. La mia classifica (numero 15, ndr) è quella che merito, per essere considerato un campione devi vincere e ancora vincere e andare avanti negli Slam. Certo, i miei miglioramenti sono legati alla crescita fisica». E pensare che a 16 anni, a causa dell’improvviso sviluppo, il si-sterna immunitario crollò e lo costrinse quasi al ritiro definitivo. Di muscoli avrà bisogno Zverev: «Devo progredire fisicamente ed essere più costante, provare a giocare più sulla riga di fondo ed essere aggressivo per tutto il match, penso di avere grandi margini». Scolpiranno il futuro, ma il presente per Parigi è un’altra ferita al cuore con il ritiro del beniamino Tsonga nel match con Gulbis per un problema agli adduttori. Sotto la Tour Eiffel urge una benedizione.

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Le sconfitte parallele di Knapp e Zverev, confusi e senza idee (Gianni Clerici, La Repubblica)

«Sei davvero interessato a due match contemporanei?» mi domanda il giovane americano Jim, mio vicino di banco, che ieri mi ha addirittura intervistato, incredulo nell’apprendere che avessi giocato contro Cochet, uno degli Immortali che Vito Tongiani ha fuso nel bronzo, nella piazza dei Moschettieri. «Guarda pure la mia televisione, fianco alla tua». Sui due schermi appaiono le immagini dell’inizio di questo sabato, al Roland Garros, sotto un cielo per il momento più che azzurro. Sul mio schermo vedo scendere in campo Karin Knapp, l’ultima italiana rimasta in gara, insieme alla sua avversaria, la kazaka Julia Putintseva. Pastorotta, piccolotta, un abito di gusto atroce, viola e giallo. «Ha un caratteraccio – mi informa il mio vicino – un cimitero di racchette rotte e l’insulto facile». Non posso evitar di notare che Karin sovrasta l’avversaria di venti centimetri e di venti chili di muscoli. Ma la mia disattenzione si rivolge all’altro schermo, sul quale appaiono due tennisti egualmente ricoperti di un abito a strisce bianconere che ricorda una zebra anchilosata, un prodotto Adidas, e che ne rende incerta l’identificazione, pur senza spingersi agli estremi di quel collega capace di annunciare «Mohammed Ali indossa i calzoncini neri». Sono Zverev, il futuro n. 1, e Thiem, sconosciuto vincitore del torneino di Como di due anni orsono, ospitato nell’antico albergo Tre Re, il cui proprietario, Antonio Corbella, me ne vaticinò un futuro che ritenni troppo ottimista. Mentre Zverev e Thiem palleggiano, rivolgo la mia attenzione alle ragazze, per notare che negli scambi da fondo campo la kazaka appare infallibile, mentre, ad ogni sua palla meno profonda, la nostra appare priva di un colpo ormai fondamentale nel tennis contemporaneo, la smorzata. Rivolgo di nuovo gli occhi ai giovanotti, e noto che il loro match si è impostato in modo simile a un allenamento, un continuo palleggio di rovesci incrociati, bimane quello di Zverev, monomane e per 4/5 degli scambi tagliato quello di Thiem. Mentre Karin continua a ignorare quella che Tommasi definì controcorta, e subisce un 6-1 frutto di troppi errori, i computer vanno improvvisamente in tilt, e il mio ritardato senso del dovere professionale mi spinge sul secondo centrale, il Suzanne Lenglen, mentre abbandono al suo preoccupante destino Karin. Giunto sul centralino noto un improvviso mutamento. Thiem ha deciso di cambiare la rotazione del suo diagonale di rovescio e alterna dei lift degni di Federer a lungolinea che costringono Zverev ad arretramenti tali da allargare il campo. Rimango per due set ad ammirare i cambiamenti di rotazione-direzione dei colpi dell’austriaco, sinché arrivo a capire che il destino di Zverev non sarà, per oggi, diverso da quello della povera Knapp. Mi dirigo quindi al refettorio aziendale. in attesa della pioggia. Speriamo mi abbiano aggiustato almeno uno dei televisori.

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Putintseva scatenata, la Knapp saluta Parigi (Valentina Clemente, Corriere dello Sport)

Termina al terzo turno l’avventura di Karin Knapp al Roland Garros dove, con qualche rimorso, si è dovuta arrendere sotto i colpi di Yulia Puntintseva, ragazza terribile del tennis, contro la quale ha rimediato solo due game. L’altoatesina ha ammesso d’essere uscita dal campo abbastanza delusa, ma la nota positiva per lei è che il ginocchio ha risposto in maniera positiva, dandole fiducia per il seguito. «Non voglio prendere in maniera troppo negativa questa sconfitta – ha spiegato la Knapp – anche perché era dallo scorso anno che non mettevo in fila tre partite. Contando anche l’infortunio alla caviglia, in questi ultimi tempi, non sono riuscita ad allenarmi con continuità ed ora spero di ritrovare l’assiduità. Mentalmente devo convincermi che il ginocchio sta bene e così lavorare di più, perché stiamo migliorando alcune cose, come ad esempio il servizio, e vedo già dei progressi». Per evitare di affaticarsi troppo, la Knapp adotterà un programma particolare nelle prossime settimane. «In primis andrò a Brescia (per un torneo ITF), per mettere partite nelle gambe, ma poi credo che limiterò la mia partecipazione sull’erba, per evitare sollecitazioni inutili al ginocchio a cui comunque devo fare attenzione. Salvo imprevisti, non credo ci saranno problemi per Wunbledon e per completare il lavoro con la mia squadra cercherò d’allenarmi con costanza, perché solo così potrò ritrovare il mio miglior livello»

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È Thiem l’alternativa a Djokovic (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Intelligente, sensibile, ambizioso, coerente e focalizzato sui giusti obiettivi. La descrizione che Gunther Bresnik fa di Dominic Thiem potrebbe commuovere anche il più insaziabile dei genitori, ma il vecchio coach austriaco, trent’anni di carriera cominciati a fianco di Boris Becker e un’Academy a Vienna che funziona come un orologio, non è ancora contento. «Un’ombra di follia. Solo un’ombra, e sarebbe perfetto». Per questo fa in modo che i suoi due migliori allievi di oggi, Thiem e Gulbis, si allenino spesso assieme. «Mi piacerebbe che assorbissero qualcosa l’uno dall’altro», e non v’è dubbio a che cosa miri: trasferire la spregiudicatezza del lettone a Thiem, e la razionalità dell’altro a Gulbis. Seppure imperfetto, Thiem è oggi al centro del tennis. Il giovane più interessante, con i suoi 22 anni. «Ha qualcosa in più degli altri», è il giudizio che Federer tracciò su Dominic dopo averlo convocato per alcune sedute di allenamento comuni. «Il più forte, insieme a Zverev», a detta di Nadal. Alexander Zverev, l’altra faccia del tennis giovane: famiglia russa e passaporto tedesco, padre e fratello tennisti, mamma insegnante di tennis. Diciannove anni e 2 metri. Un altro destinato a far parlare di sé. Ma la nomination era precedente ai ripetuti confronti che i due hanno sostenuto nelle ultime settimane. Semifinale a Monaco, finale a Nizza, 3 turno a Parigi, ieri. Tre vittorie di Dominic Thiem, nessuna troppo facile, ma alla fine tutte senza discussioni. E forse tali da modificare il giudizio di Rafa. Semplicemente, il più forte fra i giovani in questo momento è lui, l’austriaco, che sarà Top Ten alla fine di questo Slam. «Il ritiro di Nadal mi facilita, non posso negarlo, ma penso sia spiaciuto a tutti. Certo non mi sarei aspettato di trovare negli ottavi Granollers, che conosco bene. Bel tocco di palla, uno che sa come venire avanti», spiega Dominic, molto tranquillo e riflessivo: «La classifica non mente, se sono in alto è perché ho ottenuto buoni risultati. Ora sta a me mettere radici nel gruppo dei più forti». Sei tornei vinti: 3 nel 2015 (Nizza, Umag, Gstaad) e 3 quest’anno (Buenos Aires, Acapulco e Nizza). «Sul rosso è già da podio», assicura Bresnik «ma lo voglio più sfacciato, a breve può diventare l’alternativa a Djokovic». «Misurarmi con i più forti è quello che mi manca», recita Dominik, e la corsia lasciata libera da Nadal conduce al n. 1.

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