Un marziano a Parigi: e se non vincesse Djokovic?

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Un marziano a Parigi: e se non vincesse Djokovic?

È talmente un tormentone la rincorsa di Novak Djokovic al suo primo Roland Garros che ci si scorda di quelli che sono ancora rimasti in gara. Eppure, tra gli ultimi undici, qualcuno che cova speranze non troppo segrete c’è. Granollers forse?

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Secondo un qualsiasi sito di bet il tormentato Roland Garros di quest’anno è in realtà già finito. L’unico dubbio pare possa essere il risultato della finale; ma che vinca Djokovic, in finale con Murray, poche speranze persino per Wawrinka, non pare possano esserci dubbi. Il serbo è dato ad 1.50 nonostante debba ancora giocare una partita in più dello scozzese, cosa che in genere riduce la “distanza di quotazione”, posto che si chiami così.  Come tutti, anche noi non possiamo che augurare allo straordinario cannibale di Belgrado, di completare il suo personale Nole-Slam, cosa che non riuscì neanche al Federer o al Nadal dei tempi belli, non foss’altro che per cimentarci nel tessere le lodi di una così straordinaria impresa. Ma in queste giornate di pioggia, mentre i giocatori devono fare i conti con la loro tensione, mentre il cervello viene in genere assalito da dubbi e fantasmi, anche chi guarda potrebbe essere sorpreso da una domanda: e se non vincesse Djokovic? Perché, per quanto improbabile, la storia dello sport è in fondo piena di sorprese del genere, e anche se il tennis è uno sport rispettoso dei valori tecnici a volte capita che un litigio con la moglie, il bimbo che non ti fa dormire, la luna in venere invece che in marte, una buca nel terreno, il traffico, una tremenda inondazione, le cavallette, cambino il corso delle cose. Ed è meglio trovarsi pronti: chi vince, se non vince Djokovic?

Abbiamo già detto di Murray e Wawrinka. Lo scozzese dopo aver ballato i primi due turni non ha avuto nessuna difficoltà né con Isner né con Karlovic. Sembra niente ma quest’anno è quello che sulla terra rossa ha fatto meglio di tutti. Come Djokovic ha vinto un 1000 e ne ha perso uno in finale; a differenza di Djokovic a Montecarlo è arrivato fino in semi – travolgendo Nadal per un set e mezzo, prima di stufarsi – mentre il serbo aveva concesso qualche ora di gloria al povero Vesely.  Se qualcuno fosse arrivato da Marte ad aprile, e leggesse solo i risultati, farebbe fatica a capire perché mai lo scozzese sia così lontano da Djokovic nella considerazione generale. Nell’ultimo anno Murray ha incontrato Djokovic tre volte sulla terra rossa; due volte ha perso di misura, una volta ha vinto nettamente. È opinione comune che possa arrivare all’eventuale appuntamento molto più stanco, non solo per via di quei due primi turni, che ormai sono lontanissimi, ma perché lo aspettano Gasquet e Wawrinka. Di nuovo, questo svantaggio forse è stato annullato dalle condizioni meteo, perché in fondo Djokovic, da qui a domenica, di partite deve giocarne una in più.

L’altro convitato di pietra è Stan Wawrinka.  Ma se il nostro marziano farebbe fatica a spiegarsi la poca considerazione per Murray, precipiterebbe nella confusione totale vedendo che i molti che credono nelle possibilità di Stan. Perché il marziano si era magari informato sugli ultimi otto mesi e aveva capito perché non ci si fidi di Murray. Ma Stan? Perché the man è così considerato? Lui, il marziano, ha visto i risultati a partire da luglio e si è messo le mani alle antenne. Sconfitto da Anderson, Kyrgios, Kuznetsov, Monaco, Paire, De Bakker (credeteci), Karlovic, Goffin, travolto da Djokovic ma anche da Nadal e Federer, Stan continua a far paura. La paura di chi una volta ha visto uno normale trasformarsi nello spirito del tennis e che pensa che se è successo una volta, chi dice che non succederà ancora? Il marziano capirà ben presto che non c’è niente di tecnico nel pensare che lo svizzero possa ripetere il miracolo dello scorso anno, ma che le spiegazioni vanno cercate altrove, nei meandri delle paure ancestrali, quelle che ti fanno credere che gli dei ti avvicinino al sogno della tua vita per distruggertelo proprio sul più bello, incarnandosi in un tracagnotto dall’aria assente.  Stan gioca contro Ramos oggi e poi contro Murray venerdì, se ci arriva. Vederlo domenica davvero sarebbe sorprendente.

Degli altri non sembrerebbe tener conto parlare. Il quarto favorito è Thiem, dato a 20, e che gode di buona stampa sia per il suo rovescio ad una mano, sia perché a Febbraio sembrò fortissimo. Dominic però non sembra ancora pronto, anche se dovrebbe davvero metterci del suo per perdere contro Granollers. Deve solo stare attento ad attraversare la strada, e ai marciapiedi bagnati, e alle racchettate in testa. L’austriaco ha vinto una gran partita contro Zverev, e ha superato Garcia Lopez con autorità, e dovrebbe vedersela ai quarti, se riescono a giocarli, con David Goffin, diventato il favorito di questo spicchio di tabellone. Il marziano ha letto del belga fragilino ma intanto la sua espressione è cambiata, rispetto a quel ragazzino che tremava al cospetto di Federer. E se qualcuno pensa che la maratona contro Almagro significa che David è ancora indietro meglio che si ricordi che il murciano è uno di quei giocatori che sulla terra rossa ha battuto Nadal quando era ancora Nadal.  Lo aspetta Gulbis, un altro tomo come Wawrinka, dal quale ci si aspetta sempre la trasformazione in principe. Ma non ci sono più cabine telefoniche e le principesse sopravvissute alla rivoluzione hanno altro da pensare che distribuire baci ai rospi, seppur avvenenti come il buon Ernests.  Saremmo sorpresi di vederlo battere Goffin, che avrà problemi maggiori contro Thiem.

Sarà una gran partita quella tra belga e austriaco, forse il quarto più interessante, altro che quello tra Murray e Gasquet. Bravo, bravissimo il francese contro Nishikori. Ma a parte che il giapponese tatticamente è lucido quasi quanto Dolgopolov o Giorgi prima maniera (adesso non credete a chi parla di Camila senza vederla) non è che Gasquet si sia improvvisamente trasformato. Anche domenica è stato Riccardo cuor di telone, solo che il suo rovescio filava a meraviglia. Se Murray si sveglia di luna storta capacissimo di farlo andare due set sopra, quello che è impossibile è che arrivi il terzo.  Fra l’altro a Parigi i due si sono già affrontati due volte. Sempre Murray naturalmente, la prima volta partendo da 0-2 e lasciando solo 7 game al povero Richard; la seconda partendo da 1-6 e… lasciando 7 game al povero Richard. E non era questo Murray.

Rimangono David Ferrer e Tomas Berdych, forse per la linea vintage del torneo. Ferrer è dato a 90 e Berdych a 125, e in teoria giocano per affrontare Djokovic. Non per molto altro a meno che Bautista Agut… Ah già, Bautista Agut.

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