Il Roland Garros visto da (troppo) vicino, puntata finale: il Grande Sbam di Murray e l'assenza di Roger

Tennis da ridere

Il Roland Garros visto da (troppo) vicino, puntata finale: il Grande Sbam di Murray e l’assenza di Roger

Non si è trattato di un Roland Garros memorabile tranne che per Novak Djokovic, campione indiscusso di tutte le galassie esistenti, supposte e compresse. Qualcuno lo fermerà? Non Andy Murray, appagato dal suo Grande Sbam. E Roger quando tornerà?

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Andy Murray e Novak Djokovic - Roland Garros 2016 (foto di Roberto Dell'Olivo)
 

Puntata 1 – la strategia di Murray e la sfortuna di Almagro

Puntata 2 – in vino veritas, in Gondor Legolas, in Ramos Vinolas

Puntata 3 – pioviggina, gouvernement mis en accusation 

Ci sono stati finali migliori e tornei migliori. A spanne tutte le finali e tutti i tornei disputati dai primi palleggi di Fred Perry a oggi, ma siccome il mestiere dei giornalisti consiste anche nel rendere interessante quel che a primo impatto non lo sembra affatto ci siamo prodigati per raccogliere tutto il meglio di questo Roland Garros.

Innanzitutto partiamo col dire che è stato, indubitabilmente, il miglior Roland Garros del 2016. Verrà ricordato come uno storico torneo per Novak Djokovic, che ha chiuso finalmente il Career Grand Slam e ora detiene tutti e quattro i Major: il dato conferma quindi che si è trattato di uno Slam da galera.

Lo sconfitto Andy Murray non è però stato da meno acciuffando al primo tentativo utile il record del Career Grand Sbam, quattro sconfitte nelle quattro finali più importanti del circuito. Adesso lo scozzese con 8 finali Sbam ha raggiunto Djokovic e ha nel mirino Federer (9) e Lendl, primo a quota 11. Dovesse Andy chiudere l’anno con 10, il campione di Ostrava potrebbe pensare a un clamoroso ritorno in campo per difendere il suo primato.

La competizione e l’incetta di di record non hanno però lenito il grande rispetto che i due tennisti nutrono reciprocamente, emerso chiaramente dal sincero abbraccio di fine incontro. Un’istantanea che ritrae insieme le mamme di Andy e Novak conferma che il nobile sentimento è senz’altro ereditario.

JudyMurray_DjanaDjokovic

Judy Murray subito dopo aver arricchito di lassativo il flûte di Diana Djokovic

E che dire della finale, vibrante e in bilico fino alla fine tra la vittoria di Djokovic e la sconfitta di Murray. Continui capovolgimenti di fronte e splendidi servizi da ambo le parti: di piazzamento per Nole, di piatti per Murray. Certo la contesa si è decisa prevalentemente da fondo campo e i due sono parsi abbastanza restii a proporre un gioco offensivo, tanto che gli udibili “Attacca tu!”, “No dai, attacca tu”, “Essù, attacca tu!” hanno finito per trasformare il match in una telefonata tra fidanzatini appiccicosi. Alla fine Djokovic è stato l’unico a servire per l’incontro ma la statistica appare impietosa perché lo scozzese non è stato certo inutile.

A consegnare il trofeo a Nole è stato il nostro Adriano Panatta, indimenticabile artista delle Veroniche ma anche grande tennista capace di vincere proprio il Roland Garros nel 1976. C’è stato modo di apprezzare le gesta di Adriano anche in cabina di commento: sempre pronto e sul pezzo, come quando ha parlato di “catarsi” in riferimento alla difficoltà di Nole di vincere questo torneo e poi ci ha sorpreso definendo la Critica della ragion pura “un enorme calderone di ovvietà precostituite”, prima di ritornare a sbuffare impenitente a ogni schiaffo di diritto giocato in luogo di una volèe. Rivoluzionaria comunque la scelta di Eurosport, che sovvertendo ogni principio della fisica è riuscito a farci giungere l’audio prima delle immagini per l’intera durata della partita. Il fuori sincrono è un po’ sfuggito di mano quando Panatta, all’inizio del quarto set, aveva già finito di commentare l’incontro.

Accantoniamo il torneo maschile per parlare della finale femminile. A giocarsi il titolo sono state Muguruza e Serenona, protagoniste del più classico confronto di stili  le due sono andate a rete tre volte a testa compresi sorteggio iniziale e abbraccio finale. Garbine (o male) ha meritato la vittoria, è stata più continua e quando la statunitense ha provato a metterla sul piano fisico si è dimostrata pronta a ribattere colpo su colpo. La spagnola di origine venezuelana ha poi festeggiato il titolo con il classico set fotografico svoltosi in Place de la Concorde: le immagini dimostrano che ha dovuto pagare penitenza per non aver indossato la tenuta d’ordinanza durante il torneo.

Una menzione per il torneo disputato la meritano anche altri protagonisti. Bravissima Kiki Bertens, che ha battuto quattro teste di serie prima di arrendersi a Serena in semifinale. Segnali di ripresi da Gulbis, che questa volta con il premio del torneo si è limitato a un breve giro di slot machine . Bravo Zverev, uscito solo al cospetto del semifinalista Thiem. E bravissimo proprio l’austriaco, che ha raggiunto Stoccarda in bicicletta e ora disputerà il torneo tedesco a piedi nudi. Dovesse arrivare in finale, taglierebbe il traguardo delle 500 partite stagionali.

Nelle altre specialità c’è stata gloria per Feliciano Lopez, campione di doppio misto con Judy Murray  vincitore con Marc Lopez nel torneo di doppio. Storica affermazione per Mladenovic/Garcia che dopo 90 anni tornano a scrivere il nome di due tenniste francesi sull’albo d’oro, ma la Francia sorride anche per la vittoria del campioncino Geoffrey Blancaneaux nel torneo juniores: il quindicenne francese ha trionfato annullando tre match point al suo avversario ma la partita è oggetto di indagini per il presunto coaching dei sette nani. Blancaneaux non ci pensa ed è già pronto a ripercorrere le orme del campione juniores 2011 Bjorn Fratangelo: Djokovic è avvisato per Indian Wells 2021.

Esaurite tutte le cartucce e trattati tutti i temi salienti del torneo non ci resta che confessare quello che ci porteremo a casa da Parigi. Senz’altro il potere neologistico dello Slam francese, che ha già inviato richiesta all’Académie de Crusque per rendere di corrente utilizzo il termine “Garroso” come sinonimo di “piovoso”. Ma soprattutto la certezza che un Major non sarà mai un vero Major se in singolare non scende in campo lui, Roger, vero simbolo di questo meraviglioso sport che ormai pare intenzionato a dedicarsi soltanto al doppio con Benneteau: Édouard, ti aspettiamo a Wimbledon, non fare scherzi! 

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