Wimbledon, I love you: Church Road come una donna, come l'estate

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Wimbledon, I love you: Church Road come una donna, come l’estate

Lettera d’amore allo Slam più affascinante di tutti: Wimbledon cosa non farei per te

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Sarà la bella stagione che ormai non è più dietro l’angolo ma ci sta investendo eccome. Sarà il solito, ripetutissimo ma incredibilmente vero fascino dei ciuffi d’erba sotto il Royal Box. Sarà il ricordo di Djokovic che mangia i fili verdi del Centrale o Federer che fa il suo ingresso in giacca e pantaloni bianchi. Wimbledon si avvicina ogni anno come le vacanze, e come un amore estivo porta con sé sapori e sensazioni che restano dentro.

Wimbledon, sono innamorato di te come dell’estate.

Rimanere in spiaggia fino a dopo il tramonto, con le ultime gocce di Spritz e il bacio del “ci vediamo più tardi”. Senza neanche dover specificare quanto più tardi, perché si sa che l’appuntamento è al muretto dopo cena, e sul Centrale non si comincia prima delle 14 italiane.

Fare l’alba, dopo una notte a ballare o solo chiacchierando al tavolino, con di fronte il mare. Quando sono le ventitrè, e cinque parole dopo è già mattina, perché a nessuno importa dell’orario se la compagnia è buona, o se si va ad oltranza nel quinto set senza tiebreak.

Il cornetto alle prime luci, tornando scalzi sulla sabbia bagnata. Con il rumore che i bagnini più solerti fanno aprendo gli ombrelloni, come i ball boys o gli addetti ai campi che coprono i prati quando piove. Perché piove sempre a Wimbledon. Il buongiorno romantico degli uccelli e le onde calme del mattino. Perché sono sempre calme, le onde del mattino.

Ritrovarsi sulla riva senza dirsi quando, per riprendere a parlare di argomenti interrotti l’estate precedente, come se fossero passate solo poche ore: perché si sa che il vincitore dello scorso anno sarà sulla bocca di tutti nell’edizione che verrà. Con quelle amicizie solidissime, che vivono solo ad agosto ma sembrano essere quotidiane, tutto l’anno. Come quelle che nascono nelle sale stampa del circuito.

Il bagno nei cavalloni come le showers che “ladies and gentlemen, play is suspended due to rain“. La canoa fino ai limiti della zona sicura quando c’è bandiera rossa, con tua madre che a venticinque anni ancora ti dice “non allontanarti”: come gli avvisi di chi invita a rispettare la queue, sempre e comunque. Le biglie che non hanno età come le fragole con panna, il pallone che non c’è mai e quando c’è si perde come i posti migliori sui campi secondari, e le sigarette fumate di nascosto con la stessa ansia di chi aspetta Djokovic e Federer per fare clic e postare il selfie.

L’arrivederci all’anno prossimo con tutta la comitiva, “ma prendiamocelo un caffè anche d’inverno, non perdiamoci di vista”, che tanto poi non si riesce mai ad organizzarsi. Come i video su youtube che servono a lenire l’attesa tra un’edizione dei Championships e l’altra, che tanto poi non si riesce a non vedere le repliche in tv.

Wimbledon, I love you, splendido come l’estate. Anche se Federer non vincerà, e io tornerò dalle vacanze con il viso bruciato dal sole, come ogni anno”

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