Camila Giorgi, una sconfitta che vale quasi quanto una vittoria

Wimbledon

Camila Giorgi, una sconfitta che vale quasi quanto una vittoria

Splendida prestazione di Camila Giorgi che ha mostrato il suo miglior tennis contro Garbine Muguruza, finalista uscente e vincitrice del Roland Garros. Un match deciso su pochi punti (vedi intervista) in cui un passaggio a vuoto nel terzo set le ha impedito di completare l’impresa

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[2] G. Muguruza b. C. Giorgi 6-2 5-7 6-4 (dal nostro inviato a Wimbledon)

Stat Muguruza Giorgi

È il lunedì di Spagna-Italia: nel calcio e anche nel tennis. Muguruza-Giorgi è il match di primo turno femminile che si merita l’onore del campo centrale, tra la partita di Djokovic e quella di Federer.
Qualche giornalista spagnolo sostiene addirittura che se Garbiñe perdesse al primo turno alcuni colleghi rischiano di essere richiamati in patria prima del tempo, visto che Nadal ha già dato forfait e gli altri tennisti in corsa non sono altrettanto considerati.

Ma Muguruza parte favorita, e il suo è uno di quei match che dimostrano quanto nel tennis le cose possano cambiare rapidamente. Infatti l’anno scorso a Wimbledon Giorgi era testa di serie numero 31 e Muguruza poco più su: numero 20; a un anno di distanza, Camila è scesa al numero 67 del ranking, mentre Garbine è diventata numero 2 del mondo, finalista uscente dei Championships 2015 e fresca vincitrice del Roland Garros. Di fronte al rendimento opposto negli ultimi dodici mesi anche i precedenti sembrano meno significativi, se non addirittura sorprendenti: 2 a 1 per Giorgi.

Giorgi apre il match al servizio: comincia con cinque seconde e rischia subito il break; ai vantaggi due volte si salva mettendo la prima, ma alla terza occasione deve affidarsi a una seconda: Muguruza si avventa di rovescio in risposta e converte l’occasione. Ma anche Camila riesce a rispondere bene al servizio di Garbiñe e brekka a sua volta immediatamente: 1-1.
Per essere un primo turno la partita è di qualità altissima: la palla viaggia a una velocità superiore, quasi sempre estremamente profonda.
Il terzo game è probabilmente quello decisivo del primo set: dodici minuti di lotta ai vantaggi, in cui alla fine la spunta la spagnola. Dovessi individuare un solo elemento che può aver fatto la differenza in questa fase, sceglierei forse la capacità di Muguruza di uscire dallo scambio in diagonale con il lungolinea di dritto che atterra quasi sempre nell’ultimo metro di campo e costringe Camila a soluzioni sempre più complicate: l’ansia cresce e anche per questo cominciano a salire i suoi errori (saranno 14 a fine set, contro i 9 di Garbiñe).
Dopo il terzo break consecutivo, la partita si assesta con Muguruza che sempre più spesso riesce a tenere il comando degli scambi; e, grazie a una risposta più incisiva di quella della sua avversaria, non solo nei propri turni di servizio. Infatti Camila perde ancora la battuta sul 2-4 e così Garbiñe chiude il primo set in sicurezza 6-2 (42 minuti di gioco).

Il secondo set inizia regolare, senza particolari scossoni. La novità è che Camila ricava più punti facili dal servizio; l’aumento dell’incisività in battuta le permette anche di inziare lo scambio con più frequenza con i piedi dentro il campo, e così spesso finisce per avere la meglio. Ma anche Muguruza nei suoi turni di battuta soffre poco: passa un momento difficile solo nel quarto game, quando concede due palle break salvate grazie a buoni servizi. In sintesi: il tipico set da erba, con andamento più maschile che femminile.
La tensione cresce improvvisamente sul 5-4, quando ad ogni turno di servizio si presentano palle break. Garbiñe si salva una prima volta e si porta 5 pari, Camila fa altrettanto e sale 6-5. Ma Muguruza nel game successivo non riesce a contenere l’aggressività di Camila sulla palla break (che è, naturalmente, anche un set point): punto perso a causa di un difficile colpo di contenimento finito lungo, e situazione in completa parità. 6-2 Muguruza, 7-5 Giorgi.

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Il Centre Court si sta riempiendo, e il pubblico comincia a sentire il profumo della sorpresa.
Ma non si diventa campionesse Slam, nè si arriva alla finale di Wimbledon per caso: nel set decisivo è ancora un lunghissimo terzo gioco (come nel primo set) che sposta nuovamente gli equilibri a favore di Muguruza. Un game in cui Camila ha da rimproverarsi un paio di errori di dritto davvero gratuiti, tutti a causa di parabole che si infrangono appena sotto il nastro e che le costano carissimo: break dell’1-2. Nel game successivo Muguruza si porta 40-0, poi si complica un po’ la vita a causa di un doppio fallo; ma grazie anche ad un ace sistema la situazione: consolida il break e sale 3-1. Giorgi potrebbe crollare, ma invece tiene duro: sempre concentratissima, si mantiene in scia e obbliga Muguruza a lottare sino al decimo gioco, chiuso grazie a una serie di buoni servizi: 6-2, 5-7, 6-4.

Muguruza è stata bravissima a venire a capo di un’avversaria estremamente insidiosa, e a variare tatticamente le soluzioni ogni volta che Giorgi sembrava averle preso le misure. E così, ad esempio, a inizio secondo set dopo avere visto che Camila tendeva a presidiare il proprio angolo sinistro (frutto delle insistite combinazioni di rovescio in cross + dritto lungolinea da parte di Garbiñe) ha cominciato ad inserire sempre più spesso soluzioni opposte (dritto incrociato e rovescio lungolinea), per togliere sicurezza a Camila e impedire che potesse anticiparla. Ma anche Camila ha giocato con intelligenza: spingendo ogni volta che era possibile farlo (come nella sua indole), ma anche ricorrendo a soluzioni interlocutorie meno rischiose quando c’era da contenere la spinta avversaria, attraverso alcune parabole centrali di “decompressione”. A conferma che ormai sono parte del suo bagaglio tecnico-tattico consolidato i dritti più liftati, i servizi più lavorati e un gioco di volo tecnicamente efficace. Tutt’altro che una giocatrice monodimensionale e senza cognizione del gioco.

A mio parere uno delle partite dell’anno per importanza del palcoscenico, qualità di gioco ed equilibrio del punteggio. Camila partiva sfavorita eppure è quasi riuscita a ribaltare il pronostico, coinvolgendo il pubblico del Centre Court sino ad avere la maggioranza del tifo a proprio favore. Un po’ come era successo nel 2013 a Flushing Meadows quando da semisconosciuta aveva sconfitto Caroline Wozniacki nella sessione notturna del Centrale. Da parte sua Garbiñe ha saputo mantenersi lucida e non farsi prendere dal panico in una situazione in cui aveva quasi tutto da perdere.

Due ore e trentatrè minuti di grande match in cui il rammarico maggiore è stato che si trattasse di un primo turno e una delle due dovesse uscire dal torneo così presto. Ma se Camila saprà giocare in questo modo con più frequenza la risalita nel ranking sarà certa.

In conferenza stampa Camila ha detto: “Preferisco giocare male e vincere che giocare bene e perdere. Alla fine nel tennis conta la vittoria. Ora il mio obiettivo è risalire nel ranking. Sto lavorando con mio padre per crescere ancora in tanti aspetti del gioco. Se ci riesco, riuscirò a risalire nella classifica. I miglioramenti nel topspin di dritto e nelle volèe sono parte di questo lavoro”.
“Nel game dell’1-2 terzo set ho mancato un paio di colpi per pochissimi centimetri, avessero passato la rete forse poteva andare diversamente”. E infine: “L’erba è la mia superficie preferita e se dovessi giocare la partita della mia vita vorrei giocarla lì”.

E queste le parole di Muguruza: “Sono contenta di essere venuta a capo di un match tanto difficile. Non è facile adattarsi immediatamente all’erba”.
“Almeno una spagnola ha battuto un’italiana: mi sono informata della partita di calcio rapidamente con Carla Suarez Navarro negli spogliatoi. Carla che mi ha detto che le cose per la nostra nazionale andavano male, visto che era sotto 1-0”.
“Sull’erba c’è molto meno tempo per tutto: meno tempo per colpire, meno tempo per pensare, e anche l’andamento del punteggio può cambiare molto rapidamente”.

“Giorgi è una rivale speciale, molto aggressiva e, specialmente sull’erba, difficilissima da affrontare. E’ stata una partita di grande tensione, in cui l’aspetto mentale ha contato moltissimo. E’ stato fondamentale mantere la calma in ogni momento del match, anche quando le cose evolvevano rapidamente, e non sempre a mio favore”.

E’ stato bello tornare sul Centre Court, un’emozione che mi ha riportato ai ricordi della finale dell’anno scorso. Quando sono tornata su questo grande campo, con gli out così ampi, ho pensato “quanto amo il Centre Court di Wimbledon!”.

“Sono contenta della mia collaborazione con Sam Sumyk, mi trovo bene con lui e in più ha una grande esperienza ai massimi livelli del tennis.”

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