Giorgi fa paura alla Muguruza. Ma resta in lite con la Fit (Clerici), Nel giorno dei fenomeni il re é mister Willis, n. 772 (Crivelli), Giorgi, qualcosa è cambiato (Azzolini), Wimbledon scopre Willis "campione" da fast-food (Mancuso)

Rassegna stampa

Giorgi fa paura alla Muguruza. Ma resta in lite con la Fit (Clerici), Nel giorno dei fenomeni il re é mister Willis, n. 772 (Crivelli), Giorgi, qualcosa è cambiato (Azzolini), Wimbledon scopre Willis “campione” da fast-food (Mancuso)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Giorgi fa paura alla Muguruza. Ma resta in lite con la Fit

 

Gianni Clerici, la repubblica del 28.06.2016

 

State attenti anche voi mi ha detto sorridendo un collega britannico. Noi siamo vittime di Brexit, e della eccessiva longevità dei tuoi coevi rimbambiti. Ma mi pare che voi rischiate una Giorgix. Era appena terminato, sul Centrale oggi consacrato alle esibizioni di Djokovic e Federer, un singolare femminile nel quale Camila Giorgi non era stata troppo lontana da Carbine Muguruza, recente vincitrice del Roland Garros e pronosticata successora di Serena Williams, nientemeno. E’ tuttora in corso, infatti, una faida tra Papà Giorgi e la Federtennis, che il vostro cronista non è stato in grado di approfondire, anche per una sua antica allergia alle portinerie, o a quelle che nel giornalismo si chiamano Tabloid matter, roba da giornalacci. L’oggetto è costituto dalla permanenza in Italia della bambola che ha fatto match pari con la futura Number One, permanenza seguita a un’emigrazione ai tempi in cui eravamo noi i migranti, e a un ritorno della famiglia Giorgi; dapprima nella mia nativa Como, in seguito a Macerata, infine tra le braccia federali. Il difficile sentiero appare lastricato di prestiti, e su questo argomento i Giorgiofili e i Giorgix si trovano in posizioni simili a molti amministratori Pd e ai loro accusatori Cinque Stelle. E’ certo che, mentre le Sorelle d’Italia, Schiavone-Pennetta e Vinci si avviano alla riproduzione o addirittura alla pensione anticipata, una tipina come Camila potrebbe tenerci in vita e consentirci di riempire molte colonnine di tennis. Magari a costo di rinnovare qualche prestito che, per una delle due fazioni, dovrebbe ritenersi estinto, o peggio. Non ho ancora detto qualcosa del match, un notevolissimo esempio del gioco femminile di oggi, botte semi-virili, rovesci bimani, atletismo estremo. E’ proprio qui nella differenza dei sedici centimetri e dei venti chili in meno, che Camila ha mostrato le sue qualità di insolita colpitrice, andando molto vicina alla Muguruza. Dopo un primo set perduto in seguito alla emotività che sempre attanaglia gli esordienti sul Central Court, La piccola ha guadagnato due difficili metri di campo, e preso a colpire con anticipi superiori alle botte sorde della Muguruza. Il risultato è stato il pareggio, giunto, se non su un primo set point a 5-4, sul secondo, a 6-5. Nonostante gli anticipi, proibiti a chi non sia in possesso del suo talento, Camila subiva all’inizio del terzo set , in un game di oltre dieci minuti, e dopo sei palle break, lo scarto che si sarebbe trascinato sino alla fine di un match ripeto, ammirevole. Un match che mi fa sinceramente sperare nella umana soluzione di un problema che sarebbe intelligente risolvere senza affidarsi ai codici.

 

Nel giorno dei fenomeni il re é mister Willis, n. 772

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 28.06.2016

 

In questi giorni da tregenda, con l’Europa ormai lontana, la sterlina in picchiata e la nazionale di caldo inguardabile, per l’Inghilterra in depressione c’è solo il conforto di Wimbledon e della sua tradizione sempre uguale. ll debutto del campione in carica, i completini candidi, il tifo religioso per Federer: il calore della normalità che si perpetua. Nole, come al solito, arriva a Wimbledon senza aver giocato una partita che sia una sull’erba, ma dopo nove game, quando è avanti 6-0 3-0 contro il qualificato di casa Ward, ha già scaldato le penne degli allibratori, che scartabellano gli almanacchi alla ricerca dell’unico triplo 6-0 della storia del torneo, fino a fermarsi a un primo turno tra Edberg e Eriksson, altro svedese, nel 1987. Fatica vana: da li, il numero uno tira il freno e si appanna, sul 5-5 del secondo set concede tre palle al britannico per andare a servire per il set e poi controlla non senza fatica. Anche se il pericolo, in queste ore, è sopraggiunto dalla strada: «Hanno scritto che ho avuto un incidente in bici-detta, che ho sbattuto contro un camion, ma non è vero. Semplicemente, mi hanno detto di non usarla all’interno del Club, perché ci sono un paio di salite molto trafficate: è per la mia sicurezza. FAVOLA Non pedala sciolto neppure Federer, compassato e quasi timoroso, almeno all’inizio, nelle fasi di spinta, ma il mancino Pella, che su TWitter aveva postato la felicità di poter giocare «contro il più forte di sempre», pur rimanendogli attaccato, non riesce mai ad ottenere palle break e dopo due ore e tre minuti di strenua resistenza cede per l’unica e cruciale volta il servizio. E’ la favola che si realizza e consolerà i tabloid inglesi per quarantotto ore, regalando copertine a un nuovo eroe anziché alla Brexit.-Perché il Divino, al secondo turno, incrocerà l’ineffabile Marcus Willis, numero 772 del mondo, qualificato, uno che di questi tempi manco avrebbe dovuto starci su questi prati, visto che aveva ricevuto un’offerta di lavoro come coach, data di inizio il 13 giugno, a Philadelphia. Ma è rimasto perché la fidanzata Jennifer, dentista, conosciuta a febbraio, lo ha convinto che una carriera da discreto giocatore era ancora possibile. Marcus da junior aveva talento, ha sfidato spesso Murray «ma poi, quando sono passato pro’, mi sono trovato davanti la dura realtà». Fatta di un paio d’anni in Romania a giocare i tornei più improbabili, di avversità economiche che nel 2014 lo hanno obbligato al crowdfunding gli amici. Quest’anno ha giocato un solo torneo, un Future in e si è guadagnando 64 sterline perché in realtà, la sua professine è quella di allenatore di tennis al Warwick Boat Club: «Dai bambini di 5 anni alle signore di 70, per 30 sterline l’ora». Ha gioca o le prequalifiche solo perché un tal Clayton non è tornato in tempo dalla Turchia, poi nelle qualificazioni ha messo insieme tre vittote incredibili. Niente in confronto a quella di ieri contro il 54 del mondo Berankis, ed ora festeggiata baciando tutti in tribuna.

 

Giorgi, qualcosa è cambiato

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 28.06.2016

 

Si gioca un’altra Italia-Spagna, appena varcati i Doherty Gates, e finisce uno a uno. I gol li firmano Seppi e Muguruza, il primo con un’azione insistita, ma pulita e regolare, più assennata che ispirata, eppure micidiale; l’altra al termine di una mischia lunga l’intero incontro, due ore di zuffa e sportellate. Una mischia maschia, ma al femminile, e graziosa il suo, date le qualità delle due contendenti che certo non si esauriscono nei dritti poderosi e nei rovesci bimani. Una baruffa dalla quale è emersa una novità che non ci aspettavamo. C’è una Camila Giorgi diversa dal solito. Non più giudiziosa, o prudente, o ragionevole, e nemmeno più tattica di come sia solita mostrarsi. Ma più attenta a che cosa fare e a come farlo, più disponibile a scegliere le tessere del mosaico con cui comporre il match. Si è intravisto il progetto di una tennista che non vuole più commettere gli errori di sempre, e con accanimento ha seguito un’altra partitura. Poco importa se tutto questo non abbia fruttato, ieri, la vittoria che lei forse già si aspettava Un primo turno contro Garbine Muguruza può far tremare i polsi, è la numero due, la vincitrice del Roland Garros e la finalista dell’ultimo Wimbledon, una delle poche elette che Serena prenda in considerazione per la sua eredita. Ma Camila ha sempre avuto, di buono, la sfrontatezza con cui si misura con le avversarie. Va in campo convinta di poterne disporre come meglio. Spietata Lei non si autoassolve mai. Ma a sempre così? «No, soltanto nei match» crede, siano esse Serena o Garbine, Venus o Victoria. E dispone di un tennis dai ritmi talmente alti che, a turno, ha creato problemi seri a ognuna di loro, salvo non disporre di un freno che le eviti di andare fuori strada, e un piano B (il famoso piano B) che scompagini le carte delle sue contendenti e non offra loro punti di riferimento troppo risaputi. II piana B Ecco, ieri contro Muguruza, Camila non ha esattamente attuato un piano B, ma ha fatto vedere di poter inserire nel proprio tennis dei colpi più arrotati laddove era solita colpire di piatto a tutta forza, e addirittura un back di rovescio molto filante che l’ha condotta qualche volta a rete, per chiudere punti tutt’altro che banali. Ha perso, ma ha costretto Garbine a sudare ogni punto del match, e non sono stati pochi gli scambi in cui Camila ha dominato la spagnola, una che colpisce non meno forte di lei. «Ho lavorato a lungo su queste possibilità – dice Camila con la vocina impalpabile – ma non chiedetemi se sono contenta. Ho perso, e dunque non lo sono. Devo fare di più e meglio. Se perdo, significa che commetto più errori della mia avversaria». In questo Camila non è ancora cambiata Sempre tranchant, quando si parla del suo tennis. Mai disponibile ad assolversi. Così dura con se stessa anche nella vita? «No, solo nel tennis», risponde. Nella vita riesce persino a essere un po’ più tenera. Seppi ha sistemato Garcia Lopez, sull’erba il confronto nemmeno si pone. Andreas è il più erbivoro degli italiani, da sempre. Ora avrà Raonic. E con Raonic avrà McEnroe, il nuovo “coach aggiunto”del canadese. «Mali», commenta, «c’è a chi piace avere otto coach, venti preparatori, sei massaggiatori, diciannove cuochi. Tanto poi in campo saremo io e lui». Staremo mica diventando saggi?

 

Wimbledon scopre Willis “campione” da fast-food

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 28.06.2016

 

All’ingresso del corridoio che porta alla main room, la sala conferenze principale di Wimbledon, c’è una foto di Sua Maestà la Regina Elisabetta che, sorridente, saluta con la mano alzata. Sembra quasi dire addio all’Europa, visto che anche nel tempio del tennis da venerdì scorso tiene banco la “Brexit”. Se però la sterlina è in picchiata verso il basso, schizzano alle stelle le azioni di Marcus Willis, 25enne nato a Slough, un borgo 32 km a ovest di Londra. COME UN FILM E’ lui l’eroe di questa edizione dei Championships. Aveva già pronta la valigia per lavorare da maestro negli Stati Uniti, poi pochi mesi fa a un concerto ha conosciuto l’attuale fidanzata, che l’ha convinto a riprovarci. Ha cominciato ad allenarsi sul serio rimettendo in sesto un fisico forgiato, si fa per dire, fra fast-food, birre e una certa allergia alla vita da atleta ed è sopravvissuto alle qualificazioni del torneo dei tornei. Ora da n.706 del ranking si ritrova al secondo turno dopo aver battuto il lituano Berankis: 6-3 6-3 6-4. Una storia di sport, amore, delusioni e sogni da scriverci la sceneggiatura di un film. Anche perché al secondo turno, ciliegina sulla torta, ci sarà Roger Federer (che ieri ha liquidato 7-6 7-6 6-3 l’argentino Pella). Da copione, anche, l’esordio di Djokovic: la sua rincorsa verso il Grande Slam è cominciata con un tranquillo 6-0 7-6 (3) 6-4 al britannico Ward. ITALIA-SPAGNA A LONDRA Mentre a Parigi gli azzurri mettevano ko le Furie Rosse ad Euro 2016, Camila Giorgi sul Centre Court ha costretto al terzo set la campionessa del Roland Garros e n.2 del mondo Garbine Muguruza cedendo per 6-2 5-7 6-4. Un dispiacere agli spagnoli lo dato Andreas Seppi, che ha superato con un netto 6-2 6-4 6-0 Guillermo Garcia-Lopez. Domani l’altoatesino sfiderà Raonic. Sorride Sara Errani dopo il 6-4 6-4 inflitto alla rumena Patricia Maria Tig, n.100 Wta. La 29enne romagnola aveva vinto l’ultimo match ad inizio aprile a Charleston, poi 5 ko di fila. «Venivo da un momento negativo – ha ammesso – tutte sconfitte al primo turno sulla terra, dove c’erano tanta aspettative. Ho cercato di resettare tutto». Tornare alla vittoria a Wimbledon rende il risultato ancor più dolce, data l’allergia dell’azzurra ai prati. Applausi per Francesca Schiavone: a 36 anni ha sconfitto per 7-6 (9) 6-4 la lettone Sevastova. Per la milanese è la 63esima presenza in uno Slam, la 16esimaa Wimbledon.

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