Perché in tanti hanno voltato le spalle a Camila Giorgi?

Editoriali del Direttore

Perché in tanti hanno voltato le spalle a Camila Giorgi?

Wimbledon ci ha forse ridato la nostra giocatrice migliore: Camila Giorgi ha fatto una partita bellissima contro Garbine Muguruza, vincitrice a Parigi e finalista qui l’anno scorso. È proprio indispensabile questo stupido ostracismo da parte del governo del nostro tennis?

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Guarda il commento di Ubaldo Scanagatta e Roberto Salerno al day 1

Wimbledon -Mi sono entusiasmato per Camila Giorgi, lo ammetto. Perchè se Garbine Muguruza, finalista qui un anno fa e vittoriosa al Roland Garros avesse giocato male, beh allora sarebbe stata un’altra storia.
Non avevo mai visto Camila giocare così bene e con tanta varietà di colpi; dritti incrociati stretti e liftati scavando la palla dall’erba, lungolinea di dritto come di rovescio, servizi non solo sparati con caterve di doppi falli (ne ha fatti soltanto 8); e ha spesso tirato anche battute a 3 quarti di velocità ma con l’effetto.
Camila ha fatto 29 vincenti contro 30 di Garbine, e ovviamente ha sbagliato di più, 42 gratuiti contro 30, però su questo score incide il primo set penalizzante per Camila. Insomma è stato un match assolutamente equilibrato, salvo il fatto che quando Camila ha perso il servizio nel terzo game dopo aver avuto due palle per il 2-1 (ma annullato cinque pallebreak se non vado errato) ha poi perso troppo facilmente gli ultimi tre games di servizio di Garbine.
Forse ha ragione – ma manca la controprova – il boyfriend e sparring partner di Camila, Giacomo Miccini (ascoltate l’audio), quando dice: “Se Camila avesse tenuto quel servizio probabilmente la Muguruza non avrebbe servito nei games successivi con altrettanta tranquillità. Infatti nel finale del secondo quando la partita si era fatta equilibrata, la Muguruza ha servito peggio che non nel primo set…meno “prime”, palla break concessa sul 4-5 e break sul 5-6. Sarebbe salita la pressione su lei”.

A questo punto il problema secondo me è soprattutto uno. Non è quello della classifica di Camila, appena n.67, perchè su essa hanno inciso troppe circostanze: gli infortuni, l’assenza dal campo di gioco, la sofferta vicenda del rapporto interrotto con la Federtennis che non può non avere turbato una ragazza di 24 anni sulle cui spalle c’è sempre stata tanta, forse troppa pressione, anche per le critiche incessanti che hanno sempre accompagnato la sua carriera, i rapporto con il padre che molti non reputano all’altezza, ma che poi ha ottenuto da Camilla risultati che una montagna di soldi federali distribuiti in maniera assai discutibile fra il centro di Tirrenia e le altre iniziative federali non ha neppure avvicinato pur avendo avuto la possibilità di selezionare in 15 anni decine e decine di ragazze.

Devo anche aggiungere qui, per onestà intellettuale, che se una ragazza ha per un motivo o per un altro, qualche problema psicologico, non c’è dubbio che è molto più facile affrontare – e nella più suggestiva cornice del mondo, il centre curt di Wimbledon – un match nel quale non si ha nulla da perdere piuttosto che il contrario.
Le sei vittorie di Camila contro sei top-ten dimostrano che il potenziale c’è tutto e la partita di oggi a mio avviso dimostra che tecnicamente la ragazza è ancora in fase di progresso.

Gli scettici ricorderanno che non è più una bambina, che ha già 24 anni e mezzo, ma io replico che i suoi 24 anni e mezzo sono stati anni difficili, con mille trasferimenti, mille difficoltà di ogni tipo, soldi che mancavano e che papà doveva procurarsi in qualche modo, la sorella morta, la madre sconvolta…insomma io credo che i suoi 24 anni, possono averla maturata per certi versi ma anche ritardato il suo sviluppo tecnico – con un padre che non ha mai giocato a tennis e che ha fatto miracoli per quello che sapeva, ma l’ha tenuta su con la sua incredibile dedizione – e quindi non penso che siano perse le speranze di vederla molto più in alto in classifica mondiale.
È circondata, soprattutto ora che non ci sono più federales attorno, da un ambiente che l’adora, che non la mette in discussione, che vive per lei e per i suoi risultati. è un fatto importante, tutt’altro che trascurabile.

Fino a poco tempo fa Camila si sentiva incoraggiare da Palmieri e da Barazzutti, che poi scuotevano la testa ad ogni suo errore, ad ogni scelta sbagliata. Adesso chi la sostiene può avere mille difetti, e molti ne ha, però non si può dubitare che le siano davvero vicini sempre e comunque.
Finché era solo papà Giorgi che sosteneva che Camila sarebbe diventata una top-ten, beh si poteva pensare che fosse accecato dall’amore per la figlia. Oggi mi ha fatto effetto sentire dire a un ragazzo che conosce il tennis per – come dice lui – “avergli dedicato tutta una vita” che “Camila può ancor diventare n.1 del mondo”.
Innamorato cieco anche lui? Può essere. Però al di là dei risultati ottenuti fra mille problemi fisici, familiari ed altro, Miccini è un ragazzo che ha giocato futures, che ha avuto un ranking Atp, anche se intorno ai 1000, e insomma forse ha più titoli di tanti per intravedere un avvenire ad una giocatrice.
Anche le altre nostre giocatrici per raggiungere ci hanno messo anni per raggiungere eccellenti risultati:  Roberta Vinci per citarne una, ma potrei ricordare che anche Silvia Farina ha ottenuto i suoi migliori risultati dai 27 anni in poi e la stessa Pennetta ha colto exploit più significativi quando ha superato quota 27 che prima.
Insomma, prima di decretare che una tennista, perché ad oggi certamente discontinua, non può farcela a fare il grande salto, beh ci andrei cauto. Magari senza illudermi troppo perché non sono né suo padre né il suo ragazzo, però teniamocela stretta, perché dietro di lei c’è il vuoto pneumatico e perché il suo potenziale è indubbio. Oggi mi è parsa, dicevo, assai migliorata anche come condotta di gara. Cosa che in passato mi aveva invece lasciato spesso perplesso.
Concludo dicendo che mi sarebbe piaciuto vedere oggi – se non Barazzutti cui Camila ha mostrato in più occasioni la sua più alta disistima in rapporto alle sue qualità di coach – almeno qualcuno di quei “dipendenti” della FIT che fino a pochissimo tempo fa hanno mostrato di volerle bene, di incoraggiarla, di tifare per lei, di rallegrarsi per le sue vittorie. Non è necessario essere più realisti del re, voltando tutti insieme le spalle ad una ragazzina nei cui confronti fino a poco tempo l’atteggiamento, i comportamento, erano assolutamente diversi. Forse ipocritamente diversi, ma tuttavia certamente diversi.
Se la FIT, se Binaghi, hanno un contenzioso con i Giorgi, soprattutto con papà Giorgi (e a prescindere dalle ragioni degli uni e degli altri), non è proprio necessario che anche chi – medici, tecnici, fisio, accompagnatori di Fed Cup e… chi più ne ha più ne metta – non è stato coinvolto nella baruffa, debba prendersela con lei che c’entra molto poco in tutto quello che è successo proprio perché tutti hanno sempre osservato che – a dispetto dei suoi 24 anni – è sempre stato papà Giorgi a condurre le danze, a prendere le decisioni, giuste o sbagliate che fossero.
Tutti dovremmo avere la personalità – soprattutto se la pretendiamo da una ragazzina di 24 anni – per non farsi condizionare dai propri datori di lavoro quando si tratta di dimostrarsi esseri umani dotati di un minimo di sensibilità. Di fatto… persone per bene. Possibile che tutti, ma proprio tutti i federales vogliano adesso così tanto il male di Camila Giorgi da rifiutarsi di seguirla, di incoraggiarla e da godere quando perde e quando scende in classifica?
Per oggi basta così. Di altri fatti della prima giornata dovreste aver trovato tutto sul sito.

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