Wimbledon donne: al secondo turno cadono dieci teste di serie

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Wimbledon donne: al secondo turno cadono dieci teste di serie

Dopo due giorni quasi senza sorprese cominciano ad aumentare le eliminazioni “eccellenti”

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Dopo due giornate senza grandi sorprese e una terza menomata dal maltempo, al quarto giorno di Wimbledon sono arrivate le emozioni.
Innanzitutto si è aggiunta alle teste di serie del primo turno eliminate (Ivanovic e Begu) anche Kiki Mladenovic. Dopo la finale di ‘s-Hertognebosch e i quarti di finale a Birmingham non so in quanti si aspettassero che sarebbe caduta contro la bielorussa Aliaksandra Sasnovich (6-3, 6-3). Non ho visto la partita, ma temo che nel suo caso si possa trattare di pressione da Slam.
Esattamente come temo sia successo a Karolina Pliskova, all’ennesima delusione in un Major. Misaki Doi non era un’avversaria facile, ma Karolina l’aveva sconfitta sull’erba di Eastbourne 6-2, 6-4 qualche giorno fa, ed era avanti 4-1 negli scontri diretti. Tutti però giocati al di fuori degli Slam…

Insieme a Pliskova (tds 15) sono uscite al secondo turno altre nove teste di serie.
Due spiccano su tutte: innanzitutto Garbiñe Muguruza, la numero 2 del seeding che contro la numero 124 del mondo Jana Cepelova pareva in una botte di ferro (rimando all’articolo sul match per l’approfondimento).
E poi Belinda Bencic, la numero 7. Quella di Bencic è a mio avviso una gravissima perdita per il torneo, perché dopo la stop di oltre un mese per il problema alla schiena Belinda sembrava recuperata e aveva regolato al primo turno con grande autorità una specialista dell’erba di Wimbledon come Tsvetana Pironkova. Dopo quel match ero convinto sarebbe approdata come minimo alla seconda settimana, ma un dolore al polso sinistro l’ha obbligata a fermarsi durante il match di oggi. In conferenza stampa è apparsa meno dispiaciuta di quanto mi sarei aspettato; forse perché, da quanto ha detto, si tratterebbe di un guaio modesto che dovrebbe rientrare con pochi giorni di riposo.

Sorprendono meno le eliminazioni di Elina Svitolina, tds 17 (6-2, 3-6, 6-4 da Shvedova) e di Sara Errani tds 20 (7-5, 7-5 da Cornet), che non stanno attraversando periodi di forma splendente ma che soprattutto soprattutto soffrono l’erba.
Anche Jelena Jankovic (tds 22) non è riuscita a cavarsela contro una giocatrice che nelle giornate di vena comincia a martellare in modo incessante con il dritto come Marina Erakovic (4-6, 7-6, 8-6 il risultato finale).

C’è poi chi ha avuto la sfortuna di trovare sul proprio cammino le specialiste dell’erba, giocatrici che quando si arriva a Wimbledon sarebbe sempre meglio evitare. Tra le teste di serie ne hanno fatto le spese Andrea Petkovic (tds 32) sconfitta da Elena Vesnina (7-5, 6-3), e soprattutto Samantha Stosur (tds 15) 6-4, 6-2 da Sabine Lisicki.

E’ stata una giornata nera per la Francia e la Gran Bretagna al femminile.
Insieme a Mladenovic ha perso anche Caroline Garcia (tds 30): 4-6, 6-4, 6-1 da Katerina Siniakova, una giocatrice che secondo me non ha ancora espresso tutto il suo potenziale.
Mentre fra le tenniste di casa Joanna Konta (tds 16) non è riuscita a confermare le indicazioni del ranking e ha perso in tre set 6-3, 1-6, 6-1 da Eugenie Bouchard. Ma Eugenie è una ex finalista a Londra e quindi non si può considerare una sorpresa straordinaria la sua vittoria.
Lo è, secondo me, di più la sconfitta di Heather Watson contro Annika Beck: 3-6, 0-6, 12-10 dopo avere anche mancato tre match point. Una di quelle partite che si possono svolgere solo nei tre Major in cui ancora non è previsto il tiebreak finale. Dopo il finale thrilling dell’anno scorso nel match memorabile contro Serena Williams, è dunque arrivata un’altra cocente delusione per la povera Heather a Wimbledon.

Ma forse la delusione maggiore l’ha subita Ana Konjuh, che è arrivata a un passo dall’eliminare Agnieszka Radwanska (6-2, 4-6, 9-7). Nel terzo set sul 5-3 ha avuto a disposizione un match point, poi altri due sul 5-4, e uno l’ha mancato a causa di un nastro beffardo: dopo averlo colpito la palla si è impennata e poi è ricaduta dalla sua parte di campo, con una dinamica che sembrava ripresa dal film di Woody Allen.
Ma le emozioni non sono finte qui. Dopo aver sfiorato la vittoria, Konjuh si è infortunata nel corso del 15mo game, quando nel tentativo di raggiungere una palla corta ha finito per mettere il piede sopra la palla stessa, procurandosi una distorsione alla caviglia. Il match è di fatto terminato in quel momento e Radwanska ha portato a casa gli ultimi punti con molta lucidità, contro un’avversaria ormai menomata nella mobilità. Insomma una serie di sortilegi negativi che non potevano che avvenire per opera della “maga” del circuito.
Battute a parte, credo che ciò che interessa sottolineare è che Konjuh stava giocando un grandissimo tennis e che per tenerle testa Radwanska ha dovuto anche lei giocare piuttosto bene. Se Konjuh saprà confermarsi a questi livelli, al trio che ho definito “terribile” di promesse nate nel 1997 (Bencic, Kasatkina, Ostapenko) occorrerà aggiungere anche il suo nome.

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