Wimbledon, uomini: Murray facile. Cilic, Raonic e Nishikori agli ottavi, fuori Dimitrov

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Wimbledon, uomini: Murray facile. Cilic, Raonic e Nishikori agli ottavi, fuori Dimitrov

Andy Murray liquida in 3 set l’australiano Millman. Marin Cilic batte agevolmente il qualificato Lacko. Bene anche Nishikori che supera Kuznetsov in tre set. Vittoria per Mahut contro Herbert. Steve Johnson rimonta Grigor Dimitrov

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[6] M. Raonic b. [27] J. Sock 7-6(2) 6-4 7-6(1) (Raffaello Esposito)

La clamorosa uscita di scena del detentore Djokovic per mano di Sam Querrey fornisce motivazioni in più per gli altri squali nella parte alta del tabellone. Federer e Nishikori hanno fatto quasi percorso netto fin’ora ma il canadese Raonic potrebbe essere il primo ad incontrar difficoltà. La sua porta verso gli ottavi è presidiata dalla testa di serie n° 27 Jack Sock, che per stile di gioco è un parente stretto: servizio e dritto a tutti i costi. Mentalmente sono entrambi solidi e con queste premesse è probabile che l’equilibrio del match si rompa su pochi punti. Milos ha vinto sette degli otto precedenti, unico su erba a Wimbledon 2014, ma sono spesso state lotte dure.
Il primo set segue un copione più prevedibile di Beautiful ma è Raonic a impressionare usando spesso il serve & volley e lasciando intravvedere la mano di Mac in volée d’approccio lunghe e profonde. Se gli spettatori ringraziano l’inventore del tie-break Jimmy Van Alen Milos deve fare lo stesso con la fortuna, che glielo consegna con una risposta vincente steccata. Ma l’esito del set è giusto e il canadese lo chiude con 11 aces e il 100% con la seconda palla.Quanto scritto per il primo vale di fatto anche per gli altri due parziali, con l’eccezione delle uniche tre palle break sparse annullate da Milos a rete e col servizio e del tie break finale regalato da Sock con due doppi falli. Lo score non lo dice, ma non c’è stata storia. Vedremo cosa accadrà al canadese sulla strada dei quarti contro il belga David Goffin.

[2] A. Murray b. J. Millman 6-3 7-5 6-2   (Giovanni Vianello)

C’è partita solo in un set, il secondo, tra Andy Murray e l’australiano John Millman. Tutto sommato, prova di ordinaria amministrazione per lo scozzese, che solo nel secondo parziale ha mostrato segni di discontinuità.
Nel primo parziale Murray va avanti 3-0 con un break, ma viene raggiunto sul tre a due, con Millman che sembra recuperare lo svantaggio, salvo a questo punto cedere nuovamente la battuta. In seguito, Andy ha l’opportunità di aggiudicarsi il set 6-2, ma chiude il parziale solo 6-3.
Nel secondo parziale Millman alza il livello e Murray cala un po’. Tuttavia, nel settimo gioco Murray trova il break, sul 5-3 in suo favore ha due set-point, ma anche in questo caso non concretizza. Nel decimo gioco lo scozzese serve per il set, ma subisce il break a 30. L’undicesimo gioco è probabilmente quello che decide l’intero incontro, un gioco interminabile durato più di dieci minuti e risoltosi con un break di Murray. Il secondo set finisce 7-5 per Murray. Nel terzo set Millman è sovrastato da Murray, che chiude 6-2. Un Murray piuttosto buono quello odierno, anche se poco incisivo nelle palle break. Dopo un primo set da dimenticare, Millman ha mostrato un ottimo tennis nel secondo set, costringendo molte volte il suo avversario al tergicristallo, ma è nuovamente calato nel terzo.

S. Johnson b. G. Dimitrov 6-7(6) 7-6(3) 6-4 6-2 (Chiara Nardi e Matteo Parini)

Nel quinto gioco del primo set, dopo tante occasioni non sfruttate, Johnson riesce a strappare il servizio a Dimitrov con un vincente di diritto lungo linea e conferma successivamente con qualche patema il break. Il bulgaro è troppo passivo e commette molti errori, rischiando di subire un altro break. Dopo l’interruzione per pioggia sul 4-3 30-30 per Johnson il match cambia volto, Dimitrov è più propositivo e lo statunitense inizia a commettere qualche errore di troppo. Il bulgaro recupera il break nel decimo game e si aggiudica il tie-break per otto punti a sei grazie a un errore di diritto del suo avversario. Il secondo parziale segue l’ordine dei servizi e si conclude nuovamente al gioco decisivo, ma questa volta è dominato da Johnson per sette punti a tre con un’accelerazione che costringe Dimitrov a mandare il rovescio in rete. Dopo un’altra lunga pausa per pioggia Johnson brekka immediatamente il bulgaro, che sbaglia con il rovescio, e subito dopo strappa di nuovo il servizio all’avversario per il 3-0 pesante. Il set è tutto fuorché scevro di errori da ambo le parti, con la battuta che di colpo smette di essere un fattore dominante. La girandola di servizi sciaguratamente persi (ben 5 in totale) si interrompe solo al decimo gioco con l’americano che con un ace chiude il parziale e si porta a condurre sul 2 a 1. Partita poco organica che vive di sprazzi con le buone soluzioni tecniche che si alternano agli errori più grossolani.

Il primo gioco del quarto set mette in risalto una certa stanchezza a tutto svantaggio della qualità del gioco. Johnson, peraltro senza strafare, strappa in avvio la battuta all’avversario, più di pazienza che di arrembaggio, assicurandosi così la possibilità di far corsa di testa. Il match si gioca ora sui turni del californiano quando protagonista torna ad essere la pioggia. Una manciata di minuti di forzato pit stop sono sufficienti ad estromettere definitivamente dalla contesa un Dimitrov che mostra alla ripresa un linguaggio del corpo che scorato è dir poco. Sotto 4-2 e con la testa colpevolmente già negli spogliatoi, un sanguinoso doppio fallo manda infatti Johnson a servire per un posto nel quarto turno, il primo assoluto della carriera in un major. Match in ghiaccio? Macché, ancora bizze dal cielo e tutti a bere un tè caldo. Quando il campo 18 si copre di un sole convincente, l’ultimo game è però tutt’altro che una formalità. Johnson, più continuo di uno dei migliori Dimitrov della stagione, annulla caparbiamente tre palle break e tiene il servizio che gli vale il 6-2 finale. Ad attenderlo ora Sua maestà Roger Federer.

[5] K. Nishikori b. An. Kuznetsov 7-5 6-3 7-5 (Federico Carducci)

Kei Nishikori si qualifica per gli ottavi di finale di Wimbledon superando in 3 set il russo Andrey Kuznetsov, ed eguaglia cosi il suo miglior risultato ai Championship, ottenuto nel 2014, quando fu fermato da Milos Raonic. Seconda sfida stagionale tra i due giocatori, la prima risale al secondo turno del Roland Garros, ed altro successo in tre set per il nipponico, anche se questa volta non è stato facile per la testa di serie numero 5 avere ragione del numero 42 del mondo. La prestazione del giapponese è stata, infatti, condizionata da un problema al costato che, sopratutto nei primi due set ne ha limitato il rendimento. A fare la differenza è stata, però, la capacità del numero 6 di gestire l’andamento del match, impedendo al suo avversario di entrare in ritmo, fattore determinante per i giocatori di scuola russa. Nel primo set, inoltre, Kuznetsov può recriminare per l’incapacità di sfruttare il vantaggio procuratosi; dopo 6 game di equilibrio, nei quali il servizio l’aveva fatta da padrone, il russo riesce a brekkare il suo avversario che, fino a quel momento, aveva concesso solo un 15 in battuta pur non riuscendo, a causa dei problemi cui si è accennato, a trovare una velocità di palla particolarmente alta. Il giapponese, però, recupera immediatamente il break impattando sul 4-4 e riprendendo il controllo delle operazioni, tanto da riuscire a strappare nuovamente il servizio nel dodicesimo gioco, chiudendo il primo parziale dopo 36 minuti.

Il secondo set ricalca l’andamento del primo, ma questa volta Nishikori non concede occasioni al suo avversario, ed anzi trova il break decisivo nel sesto gioco. Con il giapponese in vantaggio di due set la pioggia diventa protagonista, costringendo i due giocatori a rientrare negli spogliatoi. Dopo uno stop di due ore si rientra in campo ed il tema tattico della partita sembra cambiare: Kuznetsov è molto più aggressivo, e facendo leva sulle difficoltà dell’asiatico si porta avanti 3-0. Il maltempo però torna a fare capolino dalle parti di Church Road, costringendo ad una nuova interruzione, al rientro dalla quale Nishikori gioca forse i due migliori game dell’incontro, recuperando il break e riportandosi in carreggiata. Per i 5 giochi successivi si procede rispettando il servizio, ma nell’undicesimo gioco arriva lo strappo decisivo: Nishikori si procura tre opportunità di break non consecutive, il russo si salva nelle prime due occasioni ma alla terza deve lasciare strada al giapponese che, nel gioco successivo, chiude la contesa dopo poco meno di due ore, regalandosi la sfida contro il croato Marin Cilic, testa di serie numero 9.

N. Mahut b. P.H. Herbert 7-6(5) 6-4 3-6 6-3 (Raoul Ruberti)

A sentir dire che ieri a Wimbledon avrebbero giocato Nicolas Mahut e Pierre-Hugues Herbert, sarebbe venuto spontaneo rispondere: ‘contro chi?’ I due francesi formano infatti una delle coppie di doppio più affiatate degli ultimi anni, tanto da aver conquistato insieme persino gli US Open del 2015 (nonché la finale degli Australian Open, ben tre Masters 1000 e una prima posizione nel ranking di specialità). Dopo una carriera passata a raccogliere partner – quasi tutti connazionali – e successi in giro per il tour, il più anziano dei due, ovvero Mahut, ha trovato la sua platonica altra metà della mela in questo ragazzetto alto e magro, dedicatosi al serve and volley nonostante il tennis che gli cambiava attorno. Che anzi, forse era già cambiato prima che lui prendesse in mano la racchetta.

‘Contro chi’ ci si chiedeva? L’uno contro l’altro. I due si affrontano per la prima volta nel circuito maggiore e lo fanno nelle condizioni migliori possibili per il loro tennis: almeno tre set su cinque, sull’erba umida per le immancabili piogge mattutine. Si comincia e Pierre-Hugues trova subito il break, dimostrando di conoscere l’avversario abbastanza bene da trovare una contromisura al suo attacco, in questo caso la risposta anticipata tesa e profonda. Ma come nel più classico degli io-so-che-lui-sa-che-io-so, Nicolas conosce Pierre-Hugues a sua volta. E spiega subito alla perfezione la ragione per la quale il suo gioco, che pure dura un solo mese d’inizio estate come i papaveri, per quel mese è in grado di riportare tutti indietro nel tempo.

Fare la cronistoria dei set vinti e dei servizi persi non renderebbe giustizia a un incontro come il loro, impregnato di un tennis lieve, dalle traiettorie tracciate come da un pennello. Il poco pubblico che ha scelto i seggiolini del court 17 dell’All England Club, per vedere prima un tennista e poi l’altro seguire a rete la prima palla di servizio e lì sospingerla, di volo, verso il ‘quindici’, ha fatto un’ottima scelta. Ottima quanto quella di Mahut di optare per un inaspettato scambio da fondo nei momenti più importanti: è così che si aggiudica la sfida, vincendo i primi due set e poi il quarto. Due giorni, tante sospensioni per pioggia e in mezzo un po’ di “sole”, sotto forma di passanti in controbalzo di rovescio monomane e volée: poi i due si stringono la mano e la loro piccola parentesi da nemici è conclusa. Da domani si torna a lavorare insieme.

Mahut dovrà anche inventarsi qualcosa per impensierire Djokovic, sull’erba già usurata del campo centrale. Oppure Sam Querrey?

[9] M. Cilic b. [Q] L. Lacko 6-3 6-3 6-4 (Tommaso Voto)

La pioggia continua a sconvolgere la programmazione di Wimbledon, anche il match tra Cilic e Lacko è stato interrotto più volte, ma questo non ha distratto il campione croato che ha superato facilmente in tre set il numero 123 del mondo, che al primo turno aveva eliminato l’azzurro Lorenzi. Pur non al massimo del suo gioco, Marin è riuscito a neutralizzare l’esuberanza di Lacko, che, per alcuni tratti, ha giocato alla pari con il campione degli US Open del 2014. Cilic parte molto bene, con il servizio comanda lo scambio e non permette all’avversario di utilizzare il suo colpo migliore, ovvero il diritto. Sul 3-1 l’ex top 10 ha un passaggio a vuoto, perché subisce il controbreak e apparentemente sembra rimette in carreggiata Lacko. Il qualificato slovacco, poco abituato a giocare partite di questo livello, manca il sorpasso, perché perde la battuta immediatamente.

Da questo momento in poi Cilic diventa il padrone della scena, senza sbavature ed errori gratuiti tiene in mano il pallino del gioco e vince il set con il punteggio di 6-3. Il secondo parziale è “on serve” fino all’ottavo gioco, poi Lacko sbanda, perde il servizio e manda Cilic sul 5-3. Il croato ha qualche titubanza, ma riesce a chiudere ancora sul 6-3. Sullo 1-0 per Lacko arriva la pioggia, l’ora è ormai tarda ed il supervisor decide di mandare gli atleti negli spogliatoi e di rimandare il match al giorno successivo. La pausa non aiuta lo slovacco, che ha molte difficoltà a leggere il servizio di Cilic, che non sarà ai livelli di New York, ma sull’erba è un colpo letale. Marin è molto attento, gioca molto profondo e spinge con regolarità i suoi colpi da fondo campo, mentre Lacko fa il possibile per onorare la partita, perché tecnicamente non è in grado di impensierire minimamente il suo più titolato avversario. Vince Cilic in tre set, dimostrando che i due quarti di finale raggiunti a Church Road nel 2014 e 2015, in entrambe le occasioni eliminato di Djokovic, non sono stati un caso. L’erba è decisamente adatta al suo tennis e un buon risultato a Londra può raddrizzare una stagione, che ad oggi, è decisamente mediocre.

Risultati:

Terzo turno

[9] M. Cilic vs [Q] L. Lacko 6-3 6-3 6-4
S. Johnson b. G. Dimitrov 6-7(6) 7-6(3) 6-4 6-2
[5] K. Nishikori b. An. Kuznetsov 7-5 6-3 7-5
S. Querrey b. [1] N. Djokovic 7-6(6) 6-1 3-6 7-6(5)
N. Mahut b. P.H. Herbert 7-6(5) 6-4 3-6 6-3
[11] D. Goffin b. D. Istomin 6-4 6-3 2-6 6-1
[6] M. Raonic b. [27] J. Sock 7-6(2) 6-4 7-6(1)
[19] B. Tomic b. [14] R. Bautista-Agut 6-2 6-4 6-4
[32] L. Pouille vs J. M. del Potro 6-7/4) 7-6(6) 7-5 sospesa
[7] R. Gasquet vs A. Ramos-Vinolas 2-6 7-6(5) 6-2 sospesa
[15] N. Kyrgios vs [22] F. Lopez 6-3 6-7(2) sospesa
[2] A. Murray vs J. Millman 6-3 7-5 6-2
[18] J. Isner [12] J. W. Tsonga 7-6(3) 6-4 6-7(5) sospesa

Secondo turno

A. Zverev b. M. Youzhny 6-4 3-6 6-0 4-6 6-2

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