Andy Murray è troppo forte per Berdych, quarta finale a Wimbledon

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Andy Murray è troppo forte per Berdych, quarta finale a Wimbledon

Dopo le Olimpiadi del 2012 e le due edizioni del 2012/13 Andy Murray supera Berdych e raggiunge Milos Raonic per l’inedita finale di Wimbledon 2016. Tomas Berdych ha lottato come ha potuto ma il divario tra i due è sembrato molto ampio

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[2] A. Murray b. [10] T. Berdych 6-3  6-3 6-3 (dal nostro inviato a Londra)

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Se morto un papa se ne fa un’ altro figuratevi che succede se viene eliminato il re di Wimbledon. Il Centre Court è perfettamente al corrente che gli uomini passano ma questo torneo – con la sua erba sempre più spelacchiata, con i suoi riti un po’ grotteschi, con i mille luoghi comuni di cui siamo sicuramente stati vittima anche noi in queste due settimane – resta, e che si può pure palpitare e soffrire anche se in campo non c’è lui, quello che sarà andato oltre ai record ma che è solo un capitolo di un libro molto, molto lungo. Tante parole per dire che dopo un iniziale senso di sgomento, in cui non si sapeva bene se continuare a fare come se nulla fosse o se magari sorridere e meravigliarsi con la circospezione tipica dei funerali (ma sì), il tennis è ritornato. E Murray era già avanti due a zero, con un Berdych che però lo riprendeva, come sempre più per gli scempi dello scozzese che per particolari meriti propri. Ma se la partita precedente veniva seguita con il religioso silenzio e con la consapevolezza che ogni punto poteva essere quello decisivo, la seconda semifinale di questo 2016 si avvicinava rapidamente all’happening  festoso. Persino il sole, così avaro di sé in queste due settimane, decideva di affacciarsi sul centre court, ma soprattutto spariva del tutto l’ansia da “punto decisivo”. Questo Murray sembra talmente superiore al resto della truppa che anche un buon Berdych era costretto abbastanza rapidamente ad arrendersi. Il ceco rimaneva in scia giusto per un game ma poi Murray riprendeva il break di vantaggio all’ottavo game, senza neanche fare sforzi apparenti e chiudeva 6-3.

Anche il secondo set aveva poca storia, perché Murray disponeva di un Berdych ammirevole per dedizione ma davvero troppo inferiore al suo rivale, che sembrava fare e disfare solo per regalare qualche emozione al pubblico. Così se Berdych saliva 40 a 0 magari Murray infilava 4 punti di fila per poi cedere il game; e al servizio, specie dopo i break,  si prendeva delle pause che conducevano a palla break il rivale. Palla break puntualmente frustrata da qualche passante di dritto in chiusura di scambi con degli slice affilatissimi, come quello che chiudeva il secondo set. Se il servizio era sembrato così determinante nella prima partita, qui Murray lo faceva apparire alla stessa stregua di un piccolo risibile vantaggio.

Il doppio 6-3 chiudeva il match, perché stavolta Murray non aveva la voglia di perdere tempo mostrata contro l’indomabile Jo due giorni fa. Concedeva poco al servizio, aprendo il game addirittura con due ace, e rimaneva solidissimo alla risposta.  Al quarto game Berdych era di nuovo nei guai, grazie ad un ottimo rovescio di Murray, che poi costringeva il ceco a giocare una volée troppo complicata per non uscire in corridoio. Sulla prima palla break, Berdych non metteva la prima e veniva aggredito sulla seconda: impossibile sfuggire all’asfissiante ragnatela tesa dallo scozzese. La partita si chiudeva lì, perché Murray volava 4 a 1 con un meraviglioso pallonetto che quasi irrideva il povero Tomas e che faceva esplodere il centrale. Quello che restava era una semi-esibizione, che si concludeva con gli ultimi boati, quelli che aprivano e chiudevano il nono game, intervallato da qualche tremore. Federer, chi era costui?

Berdych sarà probabilmente contento del suo torneo, visto che una semifinale a Wimbledon non è cosa che capita tutti i giorni. Agevolato dal tabellone è stato bravo a non distrarsi, soprattutto nell’ottavo di finale contro Vesely, che rischiava di finire molto male.

Murray dopo essere stato investito dal treno nella semifinale dello scorso anno accede con pieno merito alla sua quarta finale qui, la undicesima slam in totale, la prima contro un avversario che non sia né Federer né Djokovic. Finora dopo la prima del 2012, persa contro Federer, ha vinto le due successive, prima quella olimpica, sempre contro Federer e poi l’anno dopo contro Djokovic. Contro Raonic ha già perso tre volte e quest’anno lo ha battuto sia alla finale del Queen’s, tre settimane fa, sia nella semifinale dell’Australian Open, sempre soffrendo molto. Finirà allo stesso modo.

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