Abbiamo di meglio da fare (Narducci) La Bartoli in clinica per il peso (Semeraro)

Rassegna stampa

Abbiamo di meglio da fare (Narducci) La Bartoli in clinica per il peso (Semeraro)

Pubblicato

il

 

Abbiamo di meglio da fare (Fausto Narducci, Sportweek)

C’è chi dice no. Viste in prospettiva sembrano due scommesse perse: portare l’Olimpiade in una terra consacrata esclusivamente al calcio e inserire nel programma dei Giochi uno sport senza tradizione olimpica come il golf. Ci potranno essere tante ragioni per decretare alla fine il fallimento di Rio, dall’economia alla politica, ma ora come ora quello che brucia di più a noi appassionati di Olimpia è il disinteresse con cui i brasiliani aspettano l’evento che da altre parti genera forme di culto (Giappone su tutti) e lo snobismo dei golfisti. Mentre le discipline di tradizione olimpica celebravano la sacralità dei Trials, dove ogni eliminazione è un dramma, o gettavano nello sconforto totale gli esclusi dalle convocazioni ufficiali a tavolino, c’è chi si è preso il lusso di dire no a una qualificazione già acquisita.

GOLF
Inserito nell’ottobre 2009 dal Cio fra gli sport olimpici (ma solo fino a Tokyo 2020), il golf ha vinto finora una medaglia da non mettere in bacheca. Ben 20 i golfisti (e una sola golfista, la sudafricana Lee-Ann Pace) che si sono ritirati fra quelli che ne avrebbero avuto diritto in base al ranking mondiale e fra questi i primi quattro del mondo: Jason Day, Dustin Johnson, Jordan Spieth e Rory Mcllroy. Poi più in basso nel ranking nomi importanti come Adam Scott (8). Branden Grace (I1), Louis Oosthuizen (15). Anche la Francia e l’Italia che hanno minore tradizione golfistica hanno perso il loro numero uno: Victor Dubuisson e Francesco Molinari. Segno evidente che per un golfista le Olimpiadi non rappresentano una priorità. Significativo quello che ha detto un vincente come Mcllroy: «Di Rio guarderò in tv solo atletica, nuoto e tuffi». Insomma, quanto basta per far arrabbiare i vertici del Cio al punto che Thomas Bach già parla di un’attenta valutazione sul futuro olimpico del golf.

TENNIS
La verità è che il golf sta vivendo le Olimpiadi come aveva fatto il tennis ai tempi della sua reintroduzione a Seul ’88: quel pezzo di metallo allora non meritava per i campioni l’interruzione della partecipazione ai grandi tornei. Ma piano piano le cose sono cambiate e ora tutti gli assi, da Fedcrer a Nadal, hanno fatto carte false per essere a Rio. Doping a parte (Sharapova in primis), non mancano le eccezioni, come la nostra Francesca Schiavone, che ha rinunciato a una wild card per ragioni personali. In campo internazionale, si segnalano, tra le altre, le assenze dell’australiano Nick Kyrgios (in polemica col suo comitato olimpico). dello spagnolo Feliciano Lopez (che preferisce preparare gli Us Open giocando i tornei nordamericani), della romena Simona Halep, del finalista di Wimbledon Milos Raoinc e dei due cechi Tomas Berdych e Karolina Pliskova.

NBA
Nella classifica delle rinunce dopo il golf il posto d’onore spetta al basket. Ma qui parliamo solo dell’Nba dove i professionisti più ricchi del mondo da sempre fanno fatica ad accettare di rinunciare all’unico periodo di riposo fra una stagione e l’altra. Negli ultimi anni l’aria sembrava cambiata ma, nonostante la vicinanza del Brasile. il c.t. Mike Krzyzewski ha dovuto fare i conti con l’elenco delle defezioni vedendo comparire davanti agli occhi lo spettro di Atene 2004. A Rio non vedremo nomi che gli appassionati di Nba conoscono bene: Chris Paul, Blake Griffin. Anthony Davis, LaMarcus Aldridge, John Wall, Russell Westbrook, James Harden e soprattutto LeBron James e Stephen Curry.

CALCIO
Un capitolo a parte merita il calcio che ha sempre avuto un rapporto controverso con i cinque cerchi. Il Portogallo è riuscito a iscriversi in extremis: ultimo giocatore scelto solo il 14 luglio, a poche ore dalla consegna delle liste. La Germania ha rinviato di 24 ore la conferenza di presentazione del 15 luglio perché non era ancora chiara la lista dei partenti. Qui il problema sono però i club, non i giocatori. Il regolamento internazionale prevede che le squadre non si possano opporre alla convocazione per partite in date ufficiali. Ma per l’Olimpiade vale il principio opposto. Molti club quindi hanno respinto le richieste delle federazioni: la Juventus ha detto no per Dybala (il caso più famoso in Italia), il Portogallo ha ricevuto ben 32 porte in faccia, addirittura la Corea del Sud ha dovuto rinunciare a Hong Jeong-Ho perché i cinesi dello Jiangsu si sono opposti. La Danimarca se l’è cavata facendo un accordo con i club di casa: le squadre potevano dire un solo no e la federazione si impegnava a non chiamare più di due giocatori della stessa formazione. L’elenco delle star annunciate e cancellate è ricco: si va dallo svedese Zlatan Ibrahimovic, protagonista del solito tira e molla al portoghese Cristiano Ronaldo e all’argentino Mauro Icardi, troppo preso dalle beghe di calciomercato. Passando al calcio femminile si è temuto molto per Hope Solo, leggenda americana, che ha accettato di partire per Rio a patto di uscire dall’albergo solo per partite e allenamenti blindati.

La Bartoli in clinica per il peso (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

La Barton in clinica per il peso. Non assimila più gli alimenti. Ha perso peso, tanto, troppo (diciotto chili) ma non il suo sense of humor, la sua voglia di vivere.
Marion Bartoli, ex numero 7 del mondo, dopo la clamorosa esclusione dal “Torneo delle Leggende” a Wimbledon per questioni mediche, e la scioccante intervista in cui ha raccontato di essere vittima di un virus che le impedisce di assimilare il cibo, si è ricoverata nella clinica del dottor Henri Chenot a Merano e da lì sta postando su Instagram e altri social network messaggi drammatici e rincuoranti insieme. ll primo qualche giorno fa, in cui appariva sdraiata sul lettino con una flebo al braccio sinistro: «Trasfusione di sangue completata. Sulla via del recupero», e l’impronta grafica di un bacio pieno di rossetto. La seconda ieri, con una cannula che le scende da una narice, i capelli spettinati e ingrigiti: «Anche se i medici hanno aggiunto un nuovo amico al mio naso, continuerò a lottare e non mi arrenderò», recita il testo mentre sullo scatto compare un “Boom!” a fumetti, come a distruggere uno dei mostriciattoli di Pokemon-go.
Quando erano circolate le prime foto di Marion in palestra versione exra-extrasmall, surreali per chi era abituato a vederla in campo con qualche taglia in più (tanto che un’ironia sulle sue rotondità costò il posto ad un commentatore della BBC), la campionessa di Wimbledon 2013 aveva spiegato di aver semplicemente «riacquistato il peso che avevo a sedici-diciassette anni», grazie a una dieta senza glutine, sale, zucchero e lattosio, basata su insalata, cetrioli e poco più. Poi erano arrivate le prime ammissioni, sino alla confessione londinese in cui la Bartoli – che nega di essere alle prese con l’anoressia – spiegava di temere per la propria vita visto che il misterioso virus, contratto in aereo, le impedirebbe di assimilare proteine e vitamine, al punto da averla fatta scendere sotto i quanta chili di peso (uno l’ha già ripreso però, da quando è a Merano). Qualunque sia il malanno contro cui si trova a combattere, l’augurio non può che essere di scacciarlo davvero, il mostro che l’ha invasa. In fretta e per sempre.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement