Fognini show. Vince un torneo dopo 2 anni «È merito di Flavia» (Crivelli), Da Fabio a Flavia una vittoria speciale (Viggiani), AIè Fognini! Che vittoria a Umago (Valesio), Angelo Binaghi, tennis d’autore (Madeddu)

Rassegna stampa

Fognini show. Vince un torneo dopo 2 anni «È merito di Flavia» (Crivelli), Da Fabio a Flavia una vittoria speciale (Viggiani), AIè Fognini! Che vittoria a Umago (Valesio), Angelo Binaghi, tennis d’autore (Madeddu)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Fognini show. Vince un torneo dopo 2 anni «È merito di Flavia»

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 25.07.2016

 

Il cuore disegnato sulla terra rossa con la data del matrimonio e poi, quasi con il groppo in gola, la dedica a Flavia Pennetta dopo il trionfo: Mi fa un certo effetto, lo ammetto, ringraziare mia moglie: ma la prima volta non si scorda mai». Che splendido regalo di nozze, con qualche settimana di ritardo, per Fabio Fognini: una vittoria per la famiglia, il team, ma soprattutto per se, dopo un’inizio d’anno orribile, con lo strappo ai muscoli addominali che l’ha allontanato dai campi quando la condizione stava crescendo e ha instillato dubbi e insicurezze in un equilibrio sempre sul filo. Eppure Fogna lo aveva sempre detto, una volta ritornato dallo stop e rimessosi in moto con tutte le difficoltà di chi è rimasto solo con i suoi pensieri: datemi partite, ma soprattutto tempo. E il suo tempo arriva finalmente ad Umago, favoloso (per l’ambiente) torneo sul mare croato, che si può considerare mezzo italiano e per le radici storiche e per le migliaia di turisti che diventano spettatori per una settimana. Non poteva essere lo slovacco Andrej Martin, numero 124 del mondo e mai nei primi cento, già fenomenale nell’ottenere il suo più brillante risultato sul circuito, a impedire al numero uno azzurro (lo resterà, dopo l’attacco in famiglia portatogli da Lorenzi, avvicinandosi di nuovo ai primi 30) di tornare a festeggiare dopo più di due anni (Vina del Mar, febbraio 2014) e di dare continuità allo spirito vincente. Come già in semifinale, Fabio non concede palle break, grazie a un servizio che per tutto il torneo ha funzionato come un orologio, e dopo un primo set combattuto ma nel quale tutte le occasioni sono per lui fino al break decisivo del decimo game, nel secondo domina con una lezione di tennis, grazie a quei cambi di ritmo e a quelle accelerazioni (7 di rovescio favolose) che sono un rebus irrisolvibile per quasi tutti nelle giornate di grazia. FIDUCIA Chiude con 21 vincenti, Fabio, e dopo la maratona eroica eppur sfortunata in Davis, si riporta al centro del villaggio, prima di partire per il Master 1000 di Toronto: «Le partite in Coppa mi hanno dato forza mentale e fiducia, anche se poi alla fine non è andata come speravo. Però mi mancava stare sul campo e lottare, e i match dello scorso fine settimana sono stati molto utili, ci ho messo tutto me stesso, sono soddisfatto di come ho lottato. Sono venuto qui con tanta voglia di giocare, seppur stanco»…..

 

Da Fabio a Flavia una vittoria speciale

 

Mario Viggiani, il corriere dello sport

 

Prima un cuore disegnato sulla terra rossa, con la data del matrimonio (11-6-2016) e le iniziali dei loro soprannomi privatissimi (BN) al centro. Poi un bacio a bordocampo, dopo il saluto a pugni chiusi come tra compagni di strada. Infine la dedica affettuosa durante la cerimonia ufficiale di premiazione, frenato dall’emozione in una situazione inedita, lui che pure di solito non si fa certo condizionare da microfono e pubblico. «Un ringraziamento speciale perché questo è il primo torneo, fa strano dirlo, che posso dedicare a mia moglie. La prima gioia non si scorda mai e lei peraltro sa quello che ho sofferto quest’anno, un anno per me in salita». Fabio Fognini ha vinto a Umago il primo torneo da quando ha sposato Flavia Pennetta, che ieri era in tribuna con il suocero Flavio e la cognata Flavia. Il quarto da quando è un giocatore professionista: in singolare era a secco ormai da due anni e cinque mesi (Vina del Mar, in Cile), da allora c’era stata solo la gioia in doppio agli Australian Open 2015 con l’amico Simone Bolelli. Ieri il numero 1 azzurro, che così in classifica respinge l’assalto di Paolo Lorenzi (oggi tornerà 33 del mondo, Paolino sarà invece 41), ha completato la settimana perfetta in uno dei tornei stranieri più italiani (l’altro è Montecarlo), con tanti tifosi sugli spahi. In finale Fabio ha disputato un’altra partita esemplare, da manuale, contro lo slovacco Andrej Martin, liquidato in 1h08′ per 6-3 6-1 dopo aver giocato al meglio. «Voglio ringraziare tutti quelli che qui a Umago in tribuna mi sono stati di grande appoggio, nonostante solo la settimana scorsa ci fosse stata la delusione di Coppa Davis. Divido questo successo con il mio team e in particolare con MaxTosello (il suo fisioterapista – ndr), che fin qui quest’anno con me ne aveva vissute più di brutte che di belle (il riferimento è per la lesione agli addominali obliqui, che l’aveva fermato per due mesi dopo il torneo di Rio – ndr)». Per Fabio anche l’onore di essere stato premiato dalla presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic. Prima dell’Olimpiade brasiliana, Fognini questa settimana cercherà il feeling con il cemento nel Masters 1000 di Toronto, dove al primo turno è atteso dallo statunitense Steve Johnson, testa di serie numero 15. BARAZZUTTI. «Effetto Davis: abbiamo perso, contro l’Argentina, ma ci ritroviamo con due giocatori in gran forma». Corrado Barazzutti, capitano azzurro, non sta ancora preparando i bagagli per Rio (la partenza è prevista per sabato), ma di sicuro volerà in Brasile particolarmente soddisfatto per i risultati ottenuti dai nostri nel week-end che si è appena concluso. «Sono contento per Fabio, che a Pesaro ha dato comunque il massimo e che è tornato a vincere un torneo dopo due anni e più. E lo sono soprattutto per Paolo, un ragazzo splendido, che continua a migliorare, un pochino alla volta, sempre entusiasta di giocare, sereno e positivo anche quando perde». Dopo Lorenzi a Kitzbuhel, ecco Feliciano Lopez a Gstaad: un’altra vittoria di un 34enne. «Gestendosi bene, nella preparazione, e continuando a lavorare sulla tecnica, c’è modo di ottenere risultati importanti anche a quell’età. E se poi i giovani continuano ad andare a corrente alternata…».

 

Alè Fognini! Che vittoria a Umago

 

Piero Valesio, tuttosport del 25.07.2016

 

Quando lo vedi giocare così ti domandi, inevitabilmente, per quale diavolo di motivo non sia top ten da un paio d’anni Un motivo ci sarà, forse più di uno. Ma che Fognini sia oggi, nel panorama tennistico globale, uno dei pochissimi a poter disporre di un talento naturale indiscutibile cui, in certe giornate, assomma, pure una condizione fisica che gli permette di “passare sopra; come dicono i giocatori, all’avversario è fuori discussione. Certo nella partita che ieri gli ha permesso di conquistare ad Umago il quarto titolo in carriera non aveva di fronte un mostro: ma lo slovacco Martin che Sogno olimpico A Rio (anche se sul sintetico) potrebbe trovare stimoli eccezionali comunque picchia quanto lui, ha molti margini di miglioramento e meno di Fabio ha chiaramente la capacità di leggere i momenti importanti. Ma resta il fatto il weekend argentato del tennis italiano l’ha completato sudando parecchio solo perché l’umidità di Umago ha pochi eguali nel circuito: dopo Lorenzi a Kitz Fabio si è portato a casa il titolo e meritato gli applausi magari di quegli stessi italiani che anni fa proprio nella finale croata dei 201310 avevano fischiato: era stanco allora, il nostro, reduce da due tornei vinti e fra tutti i fischi che si è beccato in carriera quelli apparvero come i più ingenerosi. Leggere i momenti importanti, si diceva, Pensate come è strano il mondo; solo una settimana addietro, poco dopo la sconfitta contro l’Argentina, risultò chiaro a tutti che proprio la cattiva gestione di alcune porte che si erano aperte nel match aveva provocato quella sconfitta Oggi ci ritroviamo con due tornei vinti nel giro di 24 ore: è vero che la Davis porta con sè, soprattutto per i nostri, un carico di responsabilità che talvolta si trasforma in furia iconoclasta e altre volte invece pesa come un macigno. Nei tornei, lo sappiamo bene, la storia è diversa perchè sei solo con te stesso etc etc. Ma vedere Fognino ieri e pure nel corso dell’intera settimana, ha ridato fiato alla speranza di poter ritrovare il giocatore che due anni fa o poco più aveva trasmesso a tutti la sensazione di poter agganciare i primi dieci. E ci ha detto che il nostro tennis avrà certo dei problemi ma è vivo e vegeto, per fortuna. Sempre di Fogna parliamo però, Dunque restiamo tutti con i piedi per terra. Fabio ora sta bene, si è lasciato alle spalle i primi sei mesi della stagione che sono stati per lui fisicamente difficili; e siamo ad un manciata di giorni dalle Olimpiadi, Che, giova ricordarlo, si giocano sul veloce. Però sono sempre le Olimpiadi, una di quelle situazioni in cui un gladiatore come Fognini potrebbe trovare condizioni ottimali per tentare un colpaccio. Per ora pensiamo ad applaudire il neosposo seguito dalla sposa Flavia Pennetta (da lui ringraziata nel dopo match) nonché da amici e famiglia. E poi si è scoperto pure umile, il nostro: «Mi dispiace per quello che è successo in Davis la settimana scorsa, non sono riuscito a conquistare la qualificazione». Lo abbiamo ritrovato e questa è una bellissima notizia.

 

Angelo Binaghi, tennis d’autore

 

Mauro Madeddu, l’unione sarda del 25.07.2016

 

Giura di non essere deluso per la recente eliminazione dell’ItalDavis nei quarti di finale a Pesaro contro l’Argentina. «Dispiaciuto sì, ma soprattutto perché la Gran Bretagna, che l’Italia di Barazzutti avrebbe trovato in semifinale, probabilmente non avrà Murray a disposizione», dice Angelo Binaghi, presidente della Federtennis. Un’occasione persa, quindi, per provare a riassaporare una finale di Coppa Davis dopo 18 anni. «L’Argentina ha una grande tradizione, anche se l’abbiamo battuta due anni fa. Alla fine, stavolta, abbiamo perso solo per alcune circostanze». Prova allora a consolarsi scendendo direttamente in campo nel torneo di doppio dei campionati italiani Assoluti di Terza categoria, in coppia con il figlio Roberto. Per oltre un’ora si rivede il tennista che tra la fine degli anni Settanta e Ottanta dominava la scena in Sardegna ed era uno dei primi 15 giocatori in Italia. Certo, oggi, a 56 anni, ha il viso più segnato dal tempo, ma Angelo Binaghi quando gioca a tennis ha la stessa eleganza di sempre. Palle corte, serve and volley e spettacolari volée non bastano, però, per portare a casa la partita. «Vabbè, mi sono comunque divertito molto. Ho ritrovato belle sensazioni. Ho rivissuto persino le inevitabili arrabbiature durante il match». Da quando è alla guida della Federtennis (2001), l’ingegnere cagliaritano ha ridato lustro a uno sport che viveva un periodo di grande crisi. «Stiamo chiudendo il miglior quadriennio della storia del tennis in Italia. I risultati sportivi, i numeri sulla crescita dei praticanti e dell’attività, i risultati economici, il successo degli Internazionali d’Italia, i risultati di ascolto della tv, Supertennis, compongono un quadro che non si era mai visto prima», dice con soddisfazione. «In questi anni abbiamo ottenuto risultati straordinari. Non so quanti altri sport in Italia abbiano mai esibito un identico bilancio». Partiamo dagli Internazionali di Roma: erano in grande crisi, oggi, invece, come dice Nicola Pietrangeli, rappresentano una sorta di quinto Slam. «Quando siamo arrivati in Federazione, Roma valeva zero. Temevamo pure di essere costretti a liberarcene. Ora gli Internazionali Bnl producono ogni anno un utile di oltre 10 milioni di euro e secondo uno studio della Luiss e della ErnesteYoung il loro valore attuale di mercato è pari a 150 milioni di euro». Sotto la sua guida è tutto il movimento tennistico che va a gonfie vele: 4 Fed cup vinte, 7 Slam conquistati, due italiane che si giocano il titolo agli Us Open. «Le cose sono andate molto bene, in effetti, oltre ogni attesa. Siamo stati molto fortunati». Cosa ha contribuito a questo successo? «Sicuramente uno straordinario gruppo di atlete, i cui successi hanno avuto anche la meritata visibilità grazie a Supertennis che, oggi, rappresenta il canale sportivo più seguito dopo quelli che trasmettono calcio». Tra poche settimane ci saranno i Giochi di Rio. Quali chance abbiamo? «Se le Olimpiadi si fossero disputate uno o due anni fa, di medaglie ne avremmo potuto vincere anche due. Oggi la situazione è mutata: senza la Pennetta e con Bolelli infortunato, le maggiori speranze sono appese al doppio ErraniVinci e agli exploit di Fognini». Ha provato a convincere la Pennetta per Rio? «Eccome! Con Malagò abbiamo fatto un lavoro d’intelligence per mesi. E Flavia si era convinta: avrebbe giocato Chi gelo Binaghi 5 luglio 1960 nasce a Cagliari a Rio se Errani e Vinci non avessero ricostituito la coppia già n 1 del mondo». Veniamo a Camila Giorgi, forse il capitolo più doloroso? «La Giorgi sarà giudicata dai nostri organi di giustizia federale perché ha violato la norma statutaria che le imponeva il rispetto della maglia azzurra». Si sente tradito? «No. Abbiamo sempre saputo con chi avevamo a che fare. La Fit ha tra i suoi compiti quello di supportare, anche economicamente, i migliori talenti. Lei, un grande talento lo è. Questo abbiamo fatto, questo facciamo con chiunque abbia quelle potenzialità». I rapporti con Malagò, presidente del Coni, come sono oggi? «Ottimi. Quando ci siamo conosciuti per la prima volta, molti anni fa, eravamo dirigenti molto giovani e abbiamo commesso qualche errore. Ora, però, ci siamo ritrovati e i risultati del tennis Italiano sono anche frutto dell’ottimo rapporto che c’è tra il Coni e la Fit. Ammetto che è stato più bravo lui nel ricomporre questo rapporto». Capitolo tennis in Sardegna come stiamo? «Così così. Quello che manca, e che si sta cominciando a fare, è stabilire un anello di collegamento tra l’attività giovanile e quella professionistica che permetta ai migliori di crescere. L’idea è creare circuiti riservati ai Seconda categoria». Per il campione siamo ancora lontani. «Magari deve ancora nascere. Nel frattempo, occorre elevare il livello medio. In Sardegna è basso anche per la mancanza di quell’anello di collegamento».

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