(S)punti tecnici della settimana: perchè Roger Federer vincerà ancora

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(S)punti tecnici della settimana: perchè Roger Federer vincerà ancora

La preoccupazione di appassionati e addetti ai lavori per il futuro di Roger Federer è comprensibile. Ma ci sono diversi motivi di ottimismo

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La doverosa premessa delle considerazioni che seguono, è che al momento ci si può basare esclusivamente sugli elementi noti e comunicati direttamente dallo stesso giocatore: il ginocchio sinistro non è ancora a posto (problema principale, definito, e relativamente recente), probabilmente la schiena ha continuato a fare un po’ male a tratti (problema sedimentato, cronico, che va avanti da anni). A questo si aggiunge una situazione assolutamente inedita nella carriera dello svizzero: un lungo stop, 5 mesi, dall’attività agonistica. Questi sono i fatti adesso come adesso. E non si vede perchè le cose non dovrebbero essere esattamente così, non ci sarebbero motivi per “coprire” eventuali altre magagne, uno come Federer è nella posizione di sbattersene altamente degli sponsor e di tutto quello che ci sta intorno, lo prova la decisione stessa di fermarsi alla vigilia di appuntamenti mediaticamente enormi. In questo momento nelle sedi della Nike, della Wilson e della Rolex stanno smadonnando come carrettieri, e gli staff organizzativi delle Olimpiadi, di Cincinnati, degli US Open, di Basilea e delle ATP Finals stanno freneticamente ordinando nuovi cartelloni promozionali senza l’immagine di Roger. Che per l’appunto, se ne frega (potendo farlo) e decide di fare un “tagliando” fisico serio e definitivo, cosa che non si era mai concesso in 15 anni di carriera al top, anzi, in controtendenza rispetto a una programmazione di solito molto oculata, diverse volte aveva giocato troppo, per sua stessa ammissione.

Ora, il motivo del mio ottimismo è proprio la decisione di fermarsi. Perchè, come detto, non era mai successo prima. Roger Federer è un giocatore che tecnicamente costruisce il suo tennis (braccio da alieno a parte), come tutti, su un grandissimo footwork. Ma la caratteristica dello svizzero è che la sua prestazione atletica non si basa sulla potenza delle leve articolari (come Nadal) o sulla loro elasticità (come Djokovic), ma sulla leggerezza e sulla precisione dei passi e degli spostamenti (come Murray, che è il migliore dal punto di vista della tecnica pura del gioco di gambe insieme a Roger). Però, a differenza di Andy che è fenomenale come incontrista, Federer dal suo talento nell’arrivare sempre in controllo dell’equilibrio e con timing assurdo sulla palla ricava spesso anticipi e accelerazioni che risolvono gli scambi, non semplici difese e passanti. La differenza tra attaccare e contrattaccare è enorme a livello di dispendio e usura fisiche: si fa fatica a spingere, ma è questione di tenuta atletica e aerobica che non è un problema se ben allenata anche a 35 anni e oltre (pensiamo a quanti maratoneti danno il meglio intorno a quell’età), ma a difendere, sempre in allungo, sempre in spaccata, sempre in piena estensione laterale, si consumano le articolazioni. E lì non c’è allenamento o prevenzione che tengano, finchè duri vai alla grande, quando inizia a scricchiolare qualcosa non c’è più niente da fare.

Nel caso di Roger abbiamo un intervento al menisco che evidentemente necessita di una risoluzione definitiva, e per quanto toccare le ginocchia sia sempre una rogna, non stiamo certo parlando di legamenti o consunzione cronica di cartilagini, per la medicina e la chirurgia sportive del giorno d’oggi è ordinaria amministrazione. E abbiamo la famigerata schiena, che fa più o meno male a chiunque giochi a tennis a livello agonistico serio, e che a mio avviso rappresenta il problema più grosso di Federer, avendolo a tratti limitato e infastidito ormai da anni. Beh, alla fine, potrebbe tranquillamente darsi che come dice il proverbio, non tutti i mali vengano per nuocere: per me, se Roger non avesse sentito ancora fastidio al ginocchio sinistro, ovviamente avrebbe continuato a giocare, trascinandosi dietro di conseguenza il rischio costante che la schiena si bloccasse come già avvenuto in passato.

Invece, per la prima volta in carriera, e sono convinto che abbia tentato di tutto per evitarlo (e avrebbe sbagliato), Federer dice stop: personalmente, io dico bravo, ci voleva. Il ragazzo è sano come un pesce, è dotato di uno di quei fisici benedetti dalla coordinazione motoria naturale, in particolare oculo-muscolare, e non si è mai fatto male davvero a parte una distorsione alla caviglia. Pensiamo per esempio a un Paolo Maldini, che ben più in là con gli anni di Roger e con un intervento ai legamenti in saccoccia, continuava a lasciare indietro i compagni di squadra 15 anni più giovani nei test atletici. A questo punto, sono davvero curioso di vedere come la leggenda svizzera rientrerà sul circuito, e credo che sorprenderà un po’ tutti.

Quando un fenomeno come Federer fa qualcosa che non aveva mai fatto prima, ovvero prendersi del tempo, tanto tempo (relativamente ai ritmi del circuito), io mi aspetto che ne escano grandi cose. 5 interi mesi di riposo, massaggi, trattamenti all’avanguardia dei più mirati e sofisticati immaginabili, in mano all’eccellenza assoluta dei professionisti della preparazione e della riabilitazione, allenamenti progressivi e finalmente strutturati senza fretta e scadenze, il tutto applicato al più clamoroso talento manuale del tennis moderno, che nei comparti fisici che davvero possono bloccare le carriere dei tennisti (guai ai polsi, ai legamenti, all’anca) non ha mai avuto il minimo fastidio: francamente, non comprendo i de profundis.

Gennaio 2017: a neanche 35 anni e mezzo, Roger Federer si presenterà tirato a lucido come mai prima, con una schiena definitivamente sotto controllo se non proprio sistemata del tutto (cosa per cui ci vogliono appunto mesi che lo svizzero non si era mai concesso), il menisco sarà un ricordo, fisicamente sarà una belva. E avrà, soprattutto, una voglia di giocare e di rientrare spaventosa, con obiettivi ben mirati e zero assoluto di pressione addosso. Senza scomodare i Karlovic, i Lorenzi, i Stepanek e compagnia varia attualmente vegliarda ma competitiva, non vedo perchè un fuoriclasse capace di rimanere nell’elìte mondiale da quasi zoppo debba essere dato per finito se fa l’unica cosa giusta e sensata per poter continuare (come va dicendo da tempi non sospetti) ai livelli che gli competono per un altro paio di stagioni, ovvero fermarsi e rigenerarsi il corpo in modo decisivo.

Buon lavoro, Roger. Dopo più di venti settimane di cure, massaggi, manipolazioni e allenamenti, di carichi muscolari e fondo aerobico, di stretching e scioltezza per le articolazioni, di tonificazione dei dorsali, e naturalmente, alla fine, di tennis e rifiniture tecniche e tattiche, con la bava alla bocca per la voglia di competere (che sarà la sofferenza maggiore, conoscendolo), non vorrei davvero essere nei panni di quelli che ti dovranno affrontare. Top-player compresi.

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