A Toronto Nole comanda la pattuglia, ma Raonic è lì. Kerber se la caverà ancora?

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A Toronto Nole comanda la pattuglia, ma Raonic è lì. Kerber se la caverà ancora?

Novak Djokovic guida un torneo di Toronto che stenta a decollare, nonostante i lampi della stellina Shapovalov. A Montreal Angelique Kerber miracolata due volte ma ora sembra la favorita: occhio però a Keys e Halep

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La Rogers Cup nasce già atipica perché si divide in due e ogni anno manda gli uomini da una parte e le donne dall’altra, e poi l’anno successivo a scambiarsi. Quebec e Ontario, Montreal e Toronto. Quest’anno gli uomini sono volati in Ontario e le donne in Quebec. Non proprio tutti e tutte, anzi, i due tornei si sono ritrovati falcidiati da assenze pesanti: il Masters 1000 di Toronto è partito senza tre dei quattro Fab 4 (Nadal, Federer e Murray), mentre il Premier di Montreal si è visto privato proprio all’ultimo minuto della presenza di Serena Williams. Ovviamente niente Sharapova e niente Azarenka, ma questa è storia più o meno vecchia.

In campo maschile, leggasi Toronto, la testa di serie n.2 è finita per essere di Stan Wawrinka. Sulla carta, perché il tennista svizzero non è certo il secondo più in forma del circuito e su questi campi non sembra più pericoloso di Milos Raonic, accreditato della quarta testa di serie ma soprattutto della recente finale a Wimbledon. Se quindi Djokovic-Berdych promette d’essere il solito quarto di finale del solito grande torneo – anche se questo sembra meno grande del solito e Djokovic qualche incertezza atletica l’ha palesata – in cui alla fine il ceco lascia strada al serbo, sicuramente meno scontata sarebbe l’eventuale semifinale con il lungo canadese. Attenzione però, Raonic trova in Monfils un avversario scomodo e in grande fiducia: il francese ha visto interrompersi il suo magic moment culminato nella finale di Montecarlo a causa di un infortunio ma adesso è tornato, ha vinto a Washington e promette di esserci fino a fine stagione, pericoloso in ogni torneo. Contro Goffin è stato grande tennis, è bene che Raonic stia attento.

Ritorniamo quindi a Wawrinka che un po’ a fari spenti torna tra i primi 8 in un Masters 1000 (quest’anno ci era riuscito solo a Montecarlo, sconfitto nettamente da Nadal), anche se finora non ha dovuto incontrare grossi ostacoli. Adesso si imbatte in quel Kevin Anderson che a inizio anno sembrava poter prendere il posto di Raonic nel circuito come elemento scombinante dotato di servizio intrattabile e movenze un po’ sgraziate, e invece ora si vede costretto a riscattare una stagione parecchio buia. Wawrinka può vincere, dovrebbe vincere, ma non ci scommetteremmo. Nell’ultimo quarto di finale si affrontano i due capostipiti della generazione perduta, anche se in realtà Nishikori è lì che il suo lo fa più o meno sempre – raramente più di quello – mentre Dimitrov quest’anno è sembrato in netta regressione, stritolato da grandi mezzi e scarsa capacità di metterli a frutto. Il bulgaro è stato decisamente aiutato da un tabellone benevolo (e al primo turno con Sugita c’è mancato poco che perdesse, va detto) e ha poi avuto l’ingrato compito di spedire a casa l’astro nascente Shapovalov, giustiziere di Kyrgios. Quindi la vittoria in due set Karlovic, affatto scontata in relazione al livello espresso da Grigor in questo 2016. Favorito Nishikori, perché giocare un metro più avanti è un vantaggio non da poco (2-0 Giappone i precedenti).

E Montreal? A fare il suo dovere tra le prime quattro teste di serie è stata solo Angelique Kerber, una miracolata Angelique Kerber che però quest’anno sembra essere dotata del particolare talento di resistere, resistere e poi arrivare fino in fondo. In realtà Simona Halep stante l’assenza di Serena sarebbe la quarta del seeding, e la rumena il suo dovere l’ha fatto ampiamente eliminando Gavrilova e Pliskova, con autorità. Ora non dovrà affatto sottovalutare Svetlana Kuznetsova, a tratti straripante contro Kvitova, che non avrà la continuità di un tempo ma quando entra in campo centrata va sempre presa con le molle. E dicevamo quindi di Kerber, che presidia la stessa zona di tabellone, ed è sopravvissuta alle battaglie contro Lucic-Baroni e Svitolina. La tedesca ora affronta Daria Kasatkina che non sembra molto propensa ai regali, l’ha provato Roberta Vinci sulla sua pelle. La vincitrice del torneo sembra poter uscire da queste quattro.

Dall’altra parte del tabellone ci accorgiamo con sorpresa dell’avanzata di Kristina Kucova, n.121 del mondo e campionessa juniores agli Us Open 2007. La slovacca ha messo in fila gli scalpi di Wickmayer, recente vincitrice a Washington, Suarez Navarro e Bouchard. Ora nel quarto di finale orfano di Serena Williams affronta Johanna Konta, che pochi giorni fa ha vinto a Stanford. La britannica probabilmente non può lasciarsi sfuggire quest’occasione. Anche se nell’altro quarto di finale sembra ingombrante la presenza di Madison Keys, che attualmente è una di quelle che picchia più forte e sembra non aver risentito particolarmente del passaggio dall’erba al cemento. Per lei l’avversaria è Anastasia Pavlyuchenkova, reduce da una prestazione davvero ottima contro Aga Radwanska: è vero, la polacca è cronicamente afflitta del peso di tradurre in risultati il suo grande talento, ma Anastasia ha espresso un tennis notevolissimo. Da qui, molto probabilmente, verrà fuori la seconda finalista.

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