Sfuma anche l'ultima medaglia. Fognini-Vinci ko. Continua la maledizione olimpica... dal 1924

Olimpiadi

Sfuma anche l’ultima medaglia. Fognini-Vinci ko. Continua la maledizione olimpica… dal 1924

L’Italtennis non è arrivata, nei cinque eventi, neppure alla chance di giocare un match per la medaglia. Quella del misto sarebbe stata una burletta…

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È stata una gran bella giornata di tennis intenso, emozionante, un sacco di partite avvincenti, ricche di atmosfera. Decise all’ultimo tuffo, al set decisivo la maggior parte, fra matchpoint annullati e non.

Quasi tutte gran partite salvo quella che ero obbligato a seguire, quella del misto. Per arrivare a giocarsi una medaglia occorreva vincere questa partita di doppio misto, disputata sul campo n.1 davanti a pochissimi spettatori, fra la coppia azzurra formata da Fabio Fognini e Roberta Vinci e e quella statunitense composta da Rajeev Ram e Venus Williams, due coppie completamente improvvisate come del reste erano tutte le altre 14 per questo torneo che non avrebbe avuto senso di esistere, anche se chi lo gioca si diverte a farlo proprio perchè è una cosa nuova, come ha detto Roberta Vinci.

I giocatori sono evidentemente entrati …nello spirito olimpico e nell’idea che la medaglia, quale che sia l’evento, quale che sia la disciplina, è e resta l’obiettivo principe, e come ha sempre detto Mario Pescante, una medaglia nel bilanciere vale un’altra.

Infatti sebbene io abbia tentato in questi giorni di instillare in Roberta, ragazza certamente intelligente e perspicace, almeno qualche dubbio sulla liceità di questa gara anomala (disputata soltanto per 8 settimane l’anno, cioè durante gli Slam), lei non ha mai manifestato la minima incertezza al riguardo, non a esempio, quelle incertezze che invece ha manifestato sia sul futuro del doppio Errani-Vinci e dello stesso prosieguo della sua attività.

Roberta invece non ha mai colto la palla al balzo che le offrivo per dire quel che io pensavo potesse almeno minimamente accennare (anche se da partecipante ed aspirante ad una medaglia capisco che non era facile né semplice). Chissà che non finirà per dirlo anche lei, magari fra un anno o due, quando non starà giocando per conquistare la medaglia che il tennis italiano non riesce a vincere dal 1924.

Resto convinto che del misto alle Olimpiadi si poteva si potrà anche fare a meno. Sono in realtà i giochi della politica e, appunto, il peso politico di ciascuna federazione internazionale a decidere il numero degli eventi ( e delle medaglie) che ciascuna disciplina può mettere in palio. Ogni disciplina si batte per aver il maggior numero di medaglie possibile.

Per noi italiani è andato, alla fine, male anche il misto. Un break subito da Roberta all’inizio del primo set, sul 2-1 per gli americani, lo ha compromesso perché non c’è stato verso né occasione per recuperarlo. In 26 minuti è stato 6-3.

E nel secondo set le cose sembravano essersi messe perfino peggio, perché a perdere il servizio già nel primo gioco è stato Fognini – prestazione incolore la sua, ha perso diversi scambi anche con Venus Williams – seguito nel terzo game da un altro break patito da Roberta. Sotto 3-0 e poi 4-0 sembrava finita. Ma Ram – che è tennista davvero mediocre, gioca dritti con aperture improbabili e ne sbaglia a pacchi, mentre il rovescio sembra artigianale ed insicuro ma tutto sommato lo sbaglia meno – ha giocato un pessimo game di servizio, chiudendolo con un doppio fallo. Così ha rimesso in corsa la nostra coppia che è risalita addirittura sul 4 pari strappando la battuta anche a Venus.

Ecco il 5 pari dopo i due servizi tenuti dagli uomini. Ma lì Roberta ha riperso la propria battuta e Venus – che ha giocato piuttosto bene, dimostrando gran riflessi a rete e scambiando con autorevolezza – ha chiuso il match pur non mettendo alcuna prima di servizio nei primi 3 punti. C’è stato un primo matchpoint, ma lì Fognini ha infilato Ram che aveva lasciato anticipatamente troppo scoperto il proprio corridoio, ma sul secondo Fognini, che rispondeva ovviamente da sinistra, ha sbagliato un rovescio in larghezza e… buonanotte. Così l’Italtennis ha lasciato ancora una volta le Olimpiadi a mani vuote e a… collo spoglio e scoperto.

Peccato, ma a essere onesti non possiamo nemmeno avere grandi rimpianti. Non siamo neppure arrivati a giocare un match che avesse in palio una medaglia, ed era in fondo previsto che andasse così.

Personalmente l’unica illusione me l’aveva creata il doppio femminile perché nei primi due turni avevo visto giocare molto bene Errani-Vinci, quasi come ai vecchi tempi, e la prematura ed inattesa eliminazione delle Williams aveva ulteriormente alimentato le mie speranze. Che avevano motivo di sussistere perché difatti il doppio perdute contro le ceche Safarova e Strycova era certamente alla portata delle nostre che hanno dilapidato due break di vantaggio nel secondo set dopo aver vinto il primo.

Che Fabio Fognini riuscisse a battere Andy Murray invece, in tutta franchezza, era assai improbabile, anche se è stato avanti 3-0 dopo il black-out subito per 8 games dallo scozzese. Il quale comunque ha fatto sei games di fila da quello 0-3, legittimando la sua vittoria.

Ma poi, anche se a Fabio fosse riuscito lo straordinario exploit, non è che lui con questo Johnson visto qui – pur avendolo appena battuto in Canada – avrebbe avuto la partita in tasca e quindi la sospirata medaglia.

Tornando al misto e agli americani, va accennato al fatto che Fabio aveva un pessimo ricordo di Rajeev Ram, quest’americano di chiare origini indiane oggi n.103 Atp. Ci aveva perso nettamente all’US Open di un paio d’anni fa, tre set a zero a senso unico (61 62 62) e in un’ora e mezzo scarsa, facendo infuriare per come si era arreso senza lottare, il suo allenatore Josip Perlas che pure ci poteva essere abbastanza avvezzo. Ma fare cinque games sul cemento contro uno così è davvero indice di una pessima giornata.

Chiaramente Fabio non l’aveva fatto apposta, ma ancora una volta non era minimamente riuscito a controllare i propri nervi.

Infatti era l’estate 2013, quella dei suoi successi tedeschi, del suo best ranking. Le speranze di ben figurare erano alte e lui ci credeva talmente che dall’Italia era venuta la sua famiglia. Avessero potuto immaginare che sarebbe stato un match di quel genere, contro il modesto americano che in sei partecipazioni all’US open (spesso come wild card) non era mai stato capace di vincere un solo match, non avrebbero certo affrontato quella trasferta.

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