Alla caccia di Novak Djokovic

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Alla caccia di Novak Djokovic

A Cincinnati Andy Murray ha l’opportunità di vincere il suo tredicesimo master 1000 e la ventitreesima partita di fila. Ma forse, senza che ce ne accorgessimo l’obiettivo dello scozzese è diventato un altro, inimmaginabile appena due mesi fa. Cilic alla sua prima finale arriva stanchissimo, finirà come con del Potro una settimana fa?

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Epilogo di una settimana di tennis di gran livello, come se le Olimpiadi avessero scatenato ansie di emulazione da parte di tornei “normali”, le due finali di oggi si presentano forse un po’ zoppe ma in ogni caso con un chiaro favorito. La differenza non è tale da far temere delle finali a senso unico ma è curioso che un grande motivo di interesse è da ricercare, per entrambi, fuori dal valore del singolo match e del singolo torneo. Prestigioso quanto si vuole ma poca cosa rispetto alla grande possibilità di diventare addirittura i numeri 1 al mondo. E se per Angelique Kerber a questo punto si tratta di una quasi formalità – anche se sarebbe il caso di non sottovalutare Karolina Pliskova, che ha già vinto 2 delle sei precedenti sfide e ha perso le ultime due solo 7-6 e 7-5 al terzo – per Murray saremmo in presenza di una specie di miracolo. Perché la tedesca ha senz’altro approfittato di un calo di Serena Williams, ormai quasi 35enne, ma Murray è a caccia di uno dei migliori di sempre e forse nel suo momento migliore.
Novak Djokovic appena settanta giorni fa vinceva il Roland Garros ed è pur sempre il detentore di tre slam su quattro oltre ad aver vinto il precedente Master 1000, quello di Toronto. Il serbo inoltre ha ancora circa 5500 punti di vantaggio, che significa qualcosa come due slam e mezzo (o un “1000”) e quindi sembra pura utopia immaginare stravolgimenti a breve termine. Eppure, se si guarda un po’ meglio la classifica non è difficile accorgersi che intanto i punti rischiano di diventare 5000 già da stasera e lo US Open alle porte significano che Djoko metterà in palio i 2000 punti dell’anno scorso, quando Murray si fermò appena agli ottavi, guadagnando solo 180 punti. Difficilmente il campione olimpico, vincitore di Wimbledon, delle ultime 22 partite di fila e di 33 delle ultime 34 – proprio la finale di Parigi è quella che manca allo scozzese – ripeterà la brutta prestazione dello scorso anno, mentre le condizioni di Djokovic, reduce sì della ricordata vittoria di Toronto, ma anche da due brutte sconfitte contro Querrey e del Potro, non sono tali da indurre allo sfrenato ottimismo. Basterebbe dunque che il servo non arrivasse in finale per perdere qualcosa come 1300 punti e se Murray riuscisse nell’impresa di replicare, dopo Wimbledon, anche New York, ecco che il distacco si ridurrebbe a circa 2000 punti. Recuperabilissimi nell’ultima parte di stagione, visto che Djokovic nel 2015 aveva vinto ovunque mentre, ovviamente, Murray no. Del resto la race parla chiaro: se Murray oggi dovesse vincere il distacco tra i due sarebbe di 815 punti e a New York i due si giocherebbero virtualmente il primo posto del ranking.

Ma tutto questo passa probabilmente dalla partita di stasera, e da quale Cilic – e da quale Murray – troveremo. Perché il croato arriva da una durissima semifinale di circa due ore e mezza, mentre Murray ha passeggiato con Raonic. Cilic aveva impiegato in settimana altre due ore per superare Berdych, ma nei quarti si è riposato, visto che Coric gli ha lasciato via libera dopo un solo set. E per Andy si tratta dell’undicesima partita in due settimane – altro che slam… –  anche se tra i miglioramenti dello scozzese c’è quello di evitare di disperdere ulteriori energie quanto si hanno tanti incontri ravvicinati. E così se alle olimpiadi ha dovuto affrontare almeno tre dure battaglia (Fognini, Johnson e del Potro) a Cincinnati lo scozzese ha scherzato pochissimo non consentendo a nessuno dei suoi quattro rivali (Monaco, Anderson, Tomic e Raonic) di arrivare a 5 game in un set. Il migliore di tutti è stato Tomic, che ha perso con un netto 6-4 6-4, insomma un torneo stradominato, con lo scozzese mai in campo per più di 92 minuti.

Neanche i precedenti tra i due possono confortare Cilic, perché Murray è avanti addirittura per 11 a 2. Lo scozzese ha perso i suoi match a Rotterdam nel 2014 e allo US Open del 2009. Poi solo sconfitte per il croato, l’ultima al Queen’s anche se in tre set. Però con Cilic non si può mai dire…

Precedenti:

Murray-Cilic 11-2

2016 Queen’s SF Grass A. Murray 6-3 4-6 6-3
2014 Beijing QF HardA. Murray 6-1 6-4
2014 Rotterdam QF Hard M. Cilic 6-3 6-4
2013 Queen’s F GrassA. Murray 5-7 7-5 6-3
2013 Miami Masters QF HardA. Murray 6-4 6-3
2012 US Open QF HardA. Murray 3-6 7-6(4) 6-2 6-0
2012 Wimbledon R16 GrassA. Murray 7-5 6-2 6-3
2011 Queen’s QF Grass A. Murray WO
2010 Paris Masters R16 Hard A. Murray 7-6(6) 3-6 6-3
2010 Australian Open SF Hard A. Murray 3-6 6-4 6-4 6-2
2009 US Open R16 Hard M. Cilic 7-5 6-2 6-2
2009 FO – RG R16 Clay A. Murray 7-5 7-6(4) 6-1
2008 Madrid Masters R16 Hard A. Murray 7-5 7-6(2)
2007 Great Britain v Croatia – DC WG – PO 0 Grass A. Murray 3-6 6-4 6-2 4-6 6-3

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