US Open interviste, Djokovic: "A Wimbledon soffrivo per questioni personali, ora sto curando il polso"

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US Open interviste, Djokovic: “A Wimbledon soffrivo per questioni personali, ora sto curando il polso”

US Open 2016, l’intervista pre-torneo a Novak Djokovic

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Dacci qualche dettaglio sulla natura del tuo problema al polso. Come va ora?
Beh, io sto facendo tutto il possibile con il mio team per essere sicuri che sia vicino il più possibile al 100% durante il corso del torneo, o almeno all’inizio. È cominciato a Rio, solo pochi giorni prima del torneo. L’ho provato per la prima volta nella mia carriera, non avevo mai avuto un infortunio simile. Ho giocato contro del Potro, il quale sfortunatamente è stato assente dal circuito anche lui per un problema al polso. Sai, è stato interessante per me fare esperienza di cos’è stato per lui soffrire per così tanti anni su di una parte del corpo essenziale per un tennista. Dopo aver ricevuto alcuni trattamenti sto meglio. Spero solo che per lunedì sarò in grado di colpire il mio rovescio nel miglior modo possibile.

Puoi dirci nello specifico che tipo di trattamenti hai fatto? Ho visto una foto dove c’eri tu e sembrava avessi un tubo allacciato al tuo braccio sinistro.
Beh, ci sono diversi metodi di cure che sto prendendo in considerazione e ci sono diversi esperti che prescrivono diverse terapie. Una di queste è la terapia fisica. Quello che hai visto tu è un trattamento elettrico, cerca di velocizzare il processo di rigenerazione del polso, ecco cos’era. Ma, sai, certe volte un atleta ha bisogno di tempo e siccome gli US Open sono dietro l’angolo io non avevo molto tempo. Ho cercato di compensare e improvvisare il più possibile e trovare il modo migliore per prepararmi.

Tu arrivi qui con 12 Slam; ancora due da Rafa e Pete, Federer è a 17. Quanto sei consapevole di questo fatto e quanto è per te importante?
Gli Slam sono i tornei che storicamente hanno la massima importanza nel nostro sport, quindi è qui che voglio fare del mio meglio. Io ho ovviamente avuto una carriera fenomenale negli Slam e ne sono orgoglioso e grato. Ora ho 29 anni e credo di essere al massimo delle mie abilità come giocatore, cercherò di continuare su questo livello di consistenza per farlo durare il più possibile. Lo dico ancora una volta, per me è un privilegio essere accostato a queste leggende dello sport che hanno vinto più di 10 Slam. A dire il vero sono onorato di giocare con Rafa e Roger che sono ancora qui a competere.

Alcuni descrivono i tuoi problemi come se ti fossi scontrato contro un muro. Il muro per te è stato Wimbledon? O Rio?
Beh, penso un po’ entrambi. Credo che non perdevo nella prima settimana di uno Slam dal 2009. Quest’anno mi è capitata la sconfitta al terzo turno contro Sam e la cosa mi ha permesso di riflettere su delle cose e mi ha dato la possibilità di prendermi del tempo per pensare a quello che avevo raggiunto a Parigi, e la cosa è stata molto emozionante per me in tutti i sensi. Quel risultato mi ha dato moltissimo ma mi è anche costato parecchio. Dopo di questo ci ho messo un po’ per riconcentrarmi di nuovo. E penso di averlo fatto a Toronto, di aver giocato bene vincendo il torneo senza perdere un set. Ho iniziato a sentirmi alla grande e poi quell’infortunio mi ha colpito qualche giorno prima di Rio. Ovviamente non voglio togliere niente alla vittoria di del Potro il quale ha giocato alla grande e ha raggiunto la finale. Io ero molto felice perché lui è un ragazzo fantastico che ha sofferto più o meno del mio stesso problema. Ma credo che cosi va la vita, ci sono alti e bassi ed è normale cavalcare l’onda in questo modo. Devo solo imparare dalle esperienze e diventare più saggio e capire quando e perché le cose accadono.

Qual’è il tuo livello di fiducia arrivando qui dopo tutto quello che è successo questa estate?
Il livello di fiducia è molto alto, suppongo. Oltre alle sconfitte dei Giochi Olimpici e Wimbledon, ho avuto una stagione fenomenale e la considero decisamente una delle migliori della mia carriera. Quindi non penso che la cosa mi abbia scosso più di tanto, spero solo di essere sano e di essere in grado di giocare gli US Open nel modo in cui voglio io.

Perdonami se continuo a chiederti degli infortuni ma hai detto di aver subito questo infortunio al polso prima di Rio. Dopo aver perso a Wimbledon, mi ricordo che hai detto di non essere al 100% ma non hai voluto entrare nei dettagli. Ora puoi dirci qual era il problema a Wimbledon?
No, mi scuso ma è veramente molto difficile per me ripensarci e parlarne. Non era una questione fisica, non era un infortunio. Erano altre cose che mi sono successe nella mia vita privata. Ma non avevano niente a che fare con l’infortunio al polso che ho sofferto a Rio.

Ora si sono risolte? Cioè si è risolta la situazione?
Sì, si è risolta, grazie per averlo chiesto. Come tutti voi ho delle questioni private da risolvere e altre cose che invece sono più sfide che problemi. Sono tutte situazioni che dobbiamo affrontare e superare per poter crescere come esseri umani. Quello è stato un periodo così per me, è successo proprio in quel momento. Si è risolto tutto e la vita ora va avanti come prima.

Riesci a dare un nome al tuo infortunio?
Un infortunio al polso (risata).

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