US Open interviste, Kerber: "Non penso al ranking per non avere pressione"

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US Open interviste, Kerber: “Non penso al ranking per non avere pressione”

US Open interviste, primo turno: [2] A. Kerber b. P. Hercog 6-0 1-0 rit. L’intervista del dopo partita a Angelique Kerber

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Oggi non c’è stato molto lavoro, è stato un match veloce. È questo il tipo di inizio che vuoi per uno Slam?
Onestamente questo non è mai il modo in cui voglio finire il match, ma sono uscita là fuori per trovare il mio ritmo e iniziare bene il torneo. Ho giocato bene il primo set ed è questo quello che ho appreso da questa partita. Per me sono un po’ problematici i primi turni, quindi è sempre bello aver superato il primo, ora posso solo concentrarmi sui prossimi.

Hai avuto una stagione straordinaria, sei diventata numero 2. Parlaci di cosa significa arrivare ad uno Slam con il proprio best ranking e a che livello di fiducia sei?
Sì, ora sono molto fiduciosa, soprattutto dalle ultime settimane. In questo momento sto giocando il mio miglior tennis. Venire qui è sempre speciale per me e so che ogni turno sarà dura e non guardo molto alla classifica. Comunque so che al momento sto giocando alla grande e l’esperienza degli ultimi anni mi fa giocare un buon tennis. Diventare un giorno numero 1 è un obiettivo per tutti, e anche per me, ma non voglio mettermi troppa pressione addosso perché so che quando ho pressione non gioco il mio tennis. Io scendo in campo per giocare match dopo match e se poi arriverà il giorno sarà fantastico, per ora vediamo.

Serena e Venus hanno inspirato molte giocatrici. Chi è stata per te la più grande fonte di inspirazione quando hai imparato a giocare?
Quando ho iniziato ovviamente Steffi è sempre stata la mia inspirazione. Mentre crescevo la vedevo sempre alla TV tedesca e io pensavo: ok, un giorno potrò giocare come lei nei grandi tornei. Poi quando ho cominciato ovviamente Serena e Venus stavano già giocando ed entrambe sono delle grandi campionesse.

Guardando queste giocatrici, cosa hai imparato dalla loro intelligenza nel modo in cui giocavano? Cosa hai imparato per quanto riguarda l’aspetto mentale?
Sai, quando ero giovane non pensavo molto all’aspetto mentale. Ma quando cresci, giochi molti tornei e fai tanti match acquisisci molta esperienza e a quel punto inizi a pensare alle cose mentali e alle strategie.

Cosa si prova a giocare nello Ashe Stadium indoor?
Quando esci fuori è davvero enorme e per me è bello avere la possibilità di giocare su questo campo come se fosse indoor. Tra l’aperto e il chiuso ci sono sempre delle differenze, ma comunque la superficie è la stessa.

Considerando tutta la nuova struttura che avvolge lo stadio, hai trovato delle differenze quest’anno?
Sì, sembra ancora più grande e imponente e nelle prime ore hai un lato con il sole e l’altro con l’ombra. Ma alla fine se piove siamo tutti contenti (sorride).

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