US Open, uomini: Ryan Harrison fa fuori Raonic! Ok Cilic e Monfils, Baghdatis elimina Paire (video)

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US Open, uomini: Ryan Harrison fa fuori Raonic! Ok Cilic e Monfils, Baghdatis elimina Paire (video)

Terza giornata del torneo maschile, parte alta secondo turno: Milos Raonic saluta New York, al turno successivo ci va Ryan Harrison. Avanzano Cilic, Isner, Monfils, Anderson e Tsonga. Eliminato Benoit Paire

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[Q] R. Harrison b. [5] M. Raonic 6-7(4) 7-5 7-5 6-1 (da New York, Vanni Gibertini)

La prima vera sorpresa nel singolare maschile arriva in un afosissimo pomeriggio newyorkese sul Grandstand nuovo di zecca che nel terzo giorno della sua storia vede la testa di serie n.5 Milos Raonic cadere per mano della ex-promessa non mantenuta a stelle e strisce Ryan Harrison. Una vittoria di grande prestigio questa per il 24enne nativo della Louisiana ma cresciuto in Texas, che con questo successo rientra nei primi 100 della classifica ATP (mancava dal novembre 2013). Nonostante la temperatura non particolarmente torrida (28 gradi), a causa di un velo di nubi che maschera il sole del pomeriggio di Flushing Meadows, le condizioni in cui si è disputato il match sono state particolarmente pesanti: elevata umidità ed aria molto pesante che hanno reso subito la partita molto fisica, in particolare nel corso dei primi tre set che hanno richiesto oltre tre ore. Era facilmente prevedibile che il match potesse essere una battaglia di servizi (oltre cento battute vincenti tra i due), ma non è stata solamente una gara di tiro al piccione: si sono visti scambi da fondo campo, discese a rete, volèe e passanti, ed anche le schermaglie di servizio/risposta hanno visto interessanti variazioni di direzione di velocità che hanno tenuto impegnate le meningi dei due protagonisti almeno quanto i loro riflessi.

È Harrison il primo ad allungare, per gentile concessione di Raonic che al quinto game commette due doppi falli e tre errori gratuiti e chiude ricevendo sul muso una risposta di rovescio vincente su una seconda a “soli” 96 miglia orarie. Il controbreak è però immediato, perché Harrison dal 30-15 si imbarca anche lui in due gratuiti di diritto ed un doppio fallo e rimette la partita in parità. Si capisce che il canadese non è tranquillo: parla moltissimo con il proprio angolo, dove sono seduti il suo coach Moya, i genitori e la fidanzata Danielle, e non perde occasione per apostrofare i propri errori in maniera ironica. Arriva quasi a mimare il gesto di lanciare la racchetta (una rarità per lui) quando non riesce a chiudere il primo set sul 6-5, in un game durato 16 punti e nel quale ha avuto un set point. Poco male, comunque, perché nel tie break successivo si porta subito avanti sul 4-1, viene quasi riagganciato da Harrison sul 5-4, ma sulle due battute seguenti l’americano subisce una risposta aggressiva su una prima forse un po’ troppo morbida e poi, come nel sesto game, chiude con il suo sesto doppio fallo.

L’inizio del secondo set è molto importante per lo statunitense, che deve quattro palle break in un game durato 16 punti: le salva tutte con grande coraggio e poi allunga sul 4-1 dopo aver breakkato Raonic nel quarto game concludendo con una bellissima risposta bassa di rovescio che il canadese non controlla. La fiducia di Harrison comincia a salire, mentre iniziano ad arrivare i primi problemi fisici per Milos. Due game fiume vedono 10 palle break sfumare nel nulla: prima Harrison impiega 16 punti a tenere la sua battuta per andare 5-2 cancellando 4 chance del controbreak con altrettanti vincenti (“Ha servito due bei servizi sulla T, ed un diritto lungolinea che mi ha preso in contropiede” ha ricordato Raonic in conferenza stampa), mentre la testa di serie n.5 deve addirittura annullare sei set point all’avversario in un game record di 22 punti. Tutto sembra crollare per Harrison quando cede il servizio sul 5-3, chiudendo ancora una volta con un doppio fallo , ma sul 6-5 si inventa tre splendidi colpi per chiudere il set 7-5: dopo 2 ore e 6 minuti il punteggio è di un set pari. A quel punto entrambi i giocatori si assentano dal campo per trovare temporaneo rifugio nell’aria condizionata degli spogliatoi, e nel caso di Raonic, per provare a far qualcosa contro i crampi che avevano iniziato ad assalirlo. Già dalla metà del secondo set sentivo che stavano arrivando, in diversi punti del corpo: prima il polso sinistro, l’avambraccio destro, poi entrambi i quadricipiti femorali ed il muscolo lombare. I crampi più dolorosi sono scomparsi all’inizio del terzo set, ma ne sono comparsi di più piccoli, che mi costringevano a cambiare impugnatura tra un colpo e l’altro per allungare i muscoli”.

L’inizio del terzo parziale è però favorevole a Raonic, che alla quarta palla break riesce a breakkare in apertura Harrison, che ha iniziato ad accorgersi dei crampi dell’avversario solo a metà terzo set. “È stato difficile all’inizio giocare contro un avversario menomato, soprattutto perché quando me ne sono accorto lui era già avanti di un break”. Il canadese però ha problemi sempre più evidenti: sul 2-1 nel terzo set chiede un medical timeout per farsi massaggiare il polso sinistro, poi durante i cambi di campo si fa massaggiare tutte le cosce. Quando gli scambi richiedono uno spostamento marcato destra-sinistra, Raonic non ce la fa più. Dal 4-2 in suo favore, Milos subisce un parziale di 11 game a 2, consentendo a Ryan Harrison di incamerare la più importante vittoria della sua recente carriera, che gli consente di tornare nei top 100, di intascare almeno i 140.000 dollari di premio per il terzo turno e di tentare l’assalto agli ottavi contro Marcos Baghdatis, vincitore sulla testa di serie n. 32 Benoit Paire.

[10] G. Monfils b. J. Satral 7-5 6-4 6-3 (da New York, Ferruccio Roberti)

Nel primo pomeriggio newyorkese non torrido di questi US Open, il match che ha sostituito sull’Arthur Ashe la mancata rivincita di Montecarlo 2016 tra Djokovic e Vesely sulla carta non aveva storia. A Gael Monfils, reduce da una buona estate sul duro (vittoria a Washington, semifinale a Toronto, quarti a Rio con sconfitta al tie-break del terzo) si contrapponeva Jan Satral, ventiseienne tennista ceco sconosciuto al grande pubblico, appena al 226°posto del ranking ATP , mai entrato in carriera nella top 200 e vincitore della sua prima partita nel circuito maggiore due giorni fa nel primo turno contro la wild card statunitense Mackenzie MacDonald.

Probabilmente per questo motivo la parttita ha avuto per tutta la sua durata come scenografia gran parte dei sediolini dell’Arthur Ashe vuoti, con i pochi spettatori presenti nell’impianto distratti, intenti in buona parte a creare un continuo, sebbene leggero, vociare di sottofondo, inusuale per una partita di tennis persino negli Stati Uniti. Non basta certo ad attirare l’attenzione del pubblico la prima palla break del match, annullata da Satral nel secondo gioco. I giocatori hanno estrema facilità a mantenere il servizio, sino al dodicesimo gioco, quando il ceco va a servire per arrivare al tie-break: arriva inaspettatamente la palla break che è anche set point. Il ceco l’annulla con un bel dritto a sventaglio che costringe Monfils all’errore. Poi però due errori di dritto consegnano dopo trentotto minuti il parziale al francese.

Monfils a questo punto subisce un calo di concentrazione e subito, con una serie di errori non forzati, regala il break all’avversario, recuperato poi nel quarto gioco. Il numero 12 del mondo sembra nervoso, ogni tanto prova a scuotere con un urlo sè stesso e, forse, uno stadio così insolitamente deserto e distratto per un incontro pomeridiano di singolare maschile. La scossa desiderata arriva nel decimo gioco, quando Satral serve nuovamente per rimanere nel set: Monfils ha due set point, ma li gioca male, mandando in rete, una volta col dritto e l’altra col rovescio, risposte assolutamente giocabili. Sulla terza palla set, però, il nastro aiuta l’ex top ten deviando fuori la palla e dopo 1h22’ Monfils è avanti due set a zero. Nel terzo set, sul 1-1 30-0, grazie ad un acrobatico, quasi circense, colpo a rete di Monfils, arriva il primo momento che accende il pubblico, che finalmente applaude divertito. Il campione francese, conscio della superiorità, cerca ormai di coinvolgere il pubblico, ed ancora una volta, nel game successivo, con uno spettacolare dritto in salto da cestista fa il punto del giorno e raggiunge il cuore del pubblico, che inizia finalmente a farsi sentire con sparuti “Go Monfils”.

L’ottavo game consegna il match al francese: Monfils spreca tre palle break, ma un doppio fallo di Satral regala la quarta palla break che è quella buona ,visto che il ceco spedisce in corridoio un dritto a campo aperto. Monfils va a servire per il match e chiude con un ace in 1 ora e 59 minuti una partita godibile, grazie ai suoi colpi ed alla sua guasconeria, solo nel terzo set. Il francese continua così il suo cammino nel torneo e la caccia al ritorno nella top ten, dove manca da novembre 2011.

[7] M. Cilic b. S. Stakhovsky 6-1 6-2 6-3 (Tommaso Voto)

Ancora una prestazione convincente per Cilic, che elimina in modo abbastanza netto il “polemista” Stakhovsky e si candida come uno dei possibili outsider di questa edizione degli US Open.  Con il successo del 2014 (in finale contro Nishikori) Marin ha dimostrato di trovarsi alla perfezione su questi campi, infatti il suo servizio è praticamente un’arma letale, con la quale ottiene molti punti diretti, ed  il diritto resta un colpo affidabile e penetrante. Con il passaggio da Ivanisevic a  Bjorkman, collaborazione iniziata proprio a New York, Cilic cerca una nuova strada, ovvero verticalizzare maggiormente il gioco e abbreviare gli scambi con qualche chiusura a rete. Il n.9 del seeding è un tennista in fiducia e la vittoria a Cincinnati contro Murray (primo Master 1000 in carriera) è chiaramente il sintomo che il croato, quando centra la settimana giusta, può fare l’exploit contro chiunque.

Il match si apre con il 27enne di Međugorje al servizio che commette due doppi falli consecutivi (la palla uscita di metri) ed è costretto a salvare subito una palla break. Il tema tattico è abbastanza chiaro già dai primi minuti, c’è Cilic che picchia e l’ucraino che “inventa”. Del resto “Stakho” è uno dei pochi esponenti del serve&volley in circolazione, ma è uno schema di gioco difficile da portare avanti su tutte le superfici. Assestati i colpi, il croato inizia immediatamente a controllare le operazioni, infatti arriva il break e da quel momento la partita scivola via dalle mani di Stakhovsky. Lo spartito  del match è rimasto immutato in tutti i parziali, l’ucraino ha cercato, senza riuscirci, di portare l’inerzia dello scambio su binari a lui più congeniali, ma il “peso” di palla del campione del 2014 ha fatto la differenza. Cilic ha chiuso in tre set, ha dato prova di grande condizione psicofisica e può essere una mina vagante (è nel lato di Djokovic), mentre l’ucraino, in una stagione negativa come risultati, 7-12 il rapporto tra vittorie e sconfitte, sembra avviato ad una conclusione di carriera abbastanza mesta.

M. Baghdatis b. [32] B. Paire 6-2 6-4 3-6 6-4 (Giovanni Vianello)

Si chiude al secondo turno la corsa del francese t.d.s. 32 Benoit Paire, sconfitto oggi in quattro set da Marcos Baghdatis, n. 44 del mondo. Non è stata una grande prestazione quella odierna per il transalpino, soprattutto, come spesso capita, sotto il profilo mentale. Nel primo set i primi quattro game si possono definire di studio, poi Paire comincia a cercare con eccessiva fretta il vincente ed a ragionare troppo poco negli scambi, così in poco tempo concede un parziale di quattro a zero al cipriota, che si aggiudica il set 6-2. Anche nel secondo parziale non mancano le sfuriate di Paire, che spesso si lascia trascinare dall’ira. Il francese tuttavia fino al 4-4 resta attaccato al set, poi nel nono gioco cede la battuta a 30 e Baghdatis nel game successivo incamera la seconda frazione 6-4. Nel terzo set c’è un leggero calo del cipriota, che concede un early break e non riesce poi a rimontare lo svantaggio, perdendo così la frazione 6-3. Nel quarto set Baghdatis si porta avanti prima 3-1 e poi 4-2, ma viene rimontato fino al 4-4. Il cipriota tuttavia in seguito fa sua la partita al decimo gioco, operando nuovamente il break su Paire.

Ennesima prova di scarsa maturità da parte del francese (che alcuni ricorderanno per le numerose occasioni avute contro Murray a Monte-Carlo), mentre buona performance da parte di Baghdatis, che ha saputo, con esperienza, trarre il massimo profitto da un aversario poco concentrato. Partita tutto sommato divertente, Paire anche oggi, nonostante la discontinuità, ha prodotto giocate molto originali mentre Baghdatis ha dato saggio della propria completezza tecnica

[23] K. Anderson b. V. Pospisil 7-6(3) 6-4 6-4 (Bruno Morobianco)

Kevin Anderson vince la gara iniziale del Grand Stand e si qualifica per il terzo turno del slam americano, portandosi sul 2-0 negli scontri diretti. A farne le spese un buon Pospisil che ha avuto la sola sfortuna di incontrare un avversario oggi molto solido e capace di non perdere mai la bussola dell’incontro. Eppure le occasioni per il canadese non sono mancate come l’illusorio break iniziale di primo set, immediatamente recuperato dal sudafricano, che non ha successivamente concesso nessuna palla break per tutto il primo set, giunto fino al tiebreak perché Pospisil ha tenuto fino a quando ha potuto. Il tie break ha confermato la giornata di grazia di Anderson, nonostante il non numeroso pubblico abbia sostenuto più il canadese di lui.

Più combattuto il secondo set, perchè al break del quinto game, Pospisil le ha provate tutte per rientrare in gara. Sia nell’ottavo game quando ha avuto una palla break, sia nel decimo game avanti 0-30 con Anderson che serviva per il set. Il terzo set ha confermato la giornata di entrambi i tennisti, con Anderson rapace nello sfruttare ogni minima debolezza dell’avversario e con Pospisil nel ruolo dell’eterno rincorritore. Sotto 5-1, il canadese ha avuto la forza di recuperare fino al 5-4, ma di soccombere nonostante avesse annullato 2 match point ma di capitolare definitivamente al terzo. Al terno turno, Anderson affronterà Tsonga.

[9] J.W. Tsonga vs [WC] J. Duckworth 6-4 3-6 6-3 6-4 (Bruno Apicella)

Jo-Wilfried Tsonga lascia un set per strada ma riesce a raggiungere il terzo turno degli US Open. Il francese, testa di serie numero 9 del torneo, ha battuto al quarto set la wild card australiana e numero 195 del mondo James Duckworth. Il match è andato oltre le tre ore e di gioco e Tsonga ha avuto erse difficoltà a concretizzare le palle break: solo 4 sulle 25 conquistate in tutto l’incontro.

Il primo set è partito proprio con un break conquistato da Tsonga in apertura di match; break che ha fatto la differenza nel set e che ha permesso al francese di amministrare il vantaggio nei suoi turni di battuta. Duckworth ha provato a rimanere attaccato al punteggio provando a mettere in difficoltà il transalpino soprattutto con il passante di dritto. Nell’ottavo game Tsonga è stato costretto ad annullare due palle per il 4 pari trovando nel servizio la via per uscire dai momenti di difficoltà. in ogni caso ha saputo poi chiudere il set per 6 a 4. Il secondo parziale, invece, è stato vinto dal tennista australiano che, senza più nulla da perdere, ha lasciato andare i colpi, ridotto il numero degli errori, trovato la via della rete e cercato di più il rovescio di Tsonga. Duckworkth ha ottenuto il primo break e Tsonga, nel quinto game del set, ha recuperato lo svantaggio salvo poi incartarsi al servizio e non trovare più il campo con il dritto. E l’australiano ha riportato il match in parità vincendo il set per 6 giochi a 3. La reazione del numero 11 del ranking ATP è arrivata all’inizio del terzo set quando ha ottenuto il break ed è salito sul 3 a 0: Tsonga ha ritrovato il dritto e soprattutto al servizio è riuscito a fare la differenza con i colpi da fondo. Il francese non ha sfruttato ben sette set point nel game di risposta ma ha poi vinto il parziale al servizio per 6 giochi a 3. L’australiano ha avuto il merito di non mollare durante l’incontro e giocare anche ersi punti interessanti.

Nel quarto set entrambi i tennisti hanno tenuto i loro turni di servizio fino al nono game quando Tsonga recuperando da 15-40 ha strappato il break e ha poi chiuso il match al servizio con l’ennesimo dritto vincente (65 i punti vincenti del francese a fronte di 32 errori). Per Tsonga, adesso, la sfida al terzo turno con il sudafricano Kevin Anderson.

[20] J. Isner b. S. Darcis 6-3 6-4 6-7(10) 6-3 (Luca Goffi)

“Mi sembrerà di cogliere una stella in mezzo al ciel”: Isner con i suoi servizi da “carezza in un pugno” si aggiudica l’incontro con un deciso 6-3 6-4 6-7 6-3 ai danni di un comprimario Darcis. Il belga con un rovescio in back che pare un maldestro tentativo di scacciare un innocuo calabrone, cede nel quarto gioco quando sotto 15-40 immagina un’insensata volée smorzata che si infrange mestamente sul nastro. Da lì in avanti il gigante di Greensboro sfrutta i 208 cm e la sua apertura alare per spiccare il volo là, dove osano le aquile, tanto che neppure la reattività del volenteroso belga causa allo statunitense velleitarie insidie e svetta così 6-3. Nel secondo set viene svelata la soluzione del “Trova le differenze”. Alla prima occasione Darcis ha due palle break consecutive ma la mitragliata di Isner, spiana l’atterrito vallone. Così al quinto game la situazione si ribalta nel punteggio ma non nell’incisività al servizio e dopo aver annullato la prima giocando una serie di colpi definitivi, con la lucidità di un ciclista al termine della Liegi-Bastogne-Liegi, Darcis commette il doppio fallo ed arretra cedendo 6-4.

L’ace per Isner è frequente e prezioso nell’economia del suo match come le pepite d’oro nel Klondike ma al tempo stesso inaridisce lo spettacolo, esemplare nel decimo e nel dodicesimo gioco quando annulla due palle set facendo fare lo spettatore al proprio avversario. D’altro canto non è che il 32enne di Liegi in risposta abbia la carica esplosiva de “Il Bombarolo” di De Andrè. Nel tiebreak delle occasioni perse, annullando due matchpoint, prevale Darcis 12-10. Nel quarto parziale, nel secondo gioco Isner si smarrisce nella selva dei suoi timori gettando alle ortiche una palla break ma si ritrova nell’ottavo game, dopo l’intervento medico, decide di affondare il colpo e una volta davanti fa valere la dura legge dell’ace.

Risultati:

[1] N. Djokovic b. J. Vesely W/O
[4] R. Nadal vs A. Seppi
[20] J. Isner b. [Q] S. Darcis 6-3 6-4 6-7(10) 6-3
[26] J. Sock b. [Q] M. Zverev 6-1 6-1 6-2
[23] K. Anderson b. V. Pospisil 7-6(3) 6-4 6-4
[Q] R. Harrison b. [5] M. Raonic 6-7 (4) 7-5 7-5 6-1
[9] J.W. Tsonga vs [WC] J. Duckworth 6-4 3-6 6-3 6-4
[10] G. Monfils b. [Q] J. Satral 7-5 6-4 6-3
N. Almagro b. [18] P. Cuevas 7-6(5) 6-4 7-6(9)
[7] M. Cilic b. S. Stakhovsky 6-1 6-2 6-3
M. Baghdatis b. [32] B. Paire 6-2 6-4 3-6 6-4
[24] L. Pouille b. [Q] M. Chiudinelli 4-6 3-6 7-6(6) 6-2 6-0
K. Edmund b. [WC] E. Escobedo 7-5 6-4 6-4
[15] R. Bautista Agut b. F. Delbonis 5-7 6-2 6-3 6-2
A. Kuznetsov b. [31] A. Ramos-Vinolas 7-5 6-4 7-6(5)
M. Youzhny b. G. Pella 6-2 6-1 7-6(3)

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