Massimo Rossi: "La legge Idem consente a Binaghi di fare il presidente per 28 anni. Ma ho scelto di fare ricorso"

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Massimo Rossi: “La legge Idem consente a Binaghi di fare il presidente per 28 anni. Ma ho scelto di fare ricorso”

Ecco perché la legge ha subito uno stop, per la gioia di tutti gli attuali presidenti federali e del CONI. Una situazione che nessuno pare denunciare salvo l’avvocato Massimo Rossi, che in questa lettera annuncia di aver impugnato la candidatura di Binaghi

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Caro Direttore,
in effetti domenica non sarò fra i candidati alla presidenza della FIT, come tu hai anticipato, e quindi il popolo del Tennis potrà, ancora una volta, votare o non votare solo Angelo Binaghi e la sua squadra.

Non ci saranno altri candidati. Potrebbe però anche non essercene nessuno, questa è la novità. Mi spiego. In realtà, io alla presidenza e l’amico Fabio Azzolini a consigliere abbiamo tempestivamente formalizzato la nostra candidatura, ma non siamo stati ammessi alle liste dei candidati votabili per carenza delle famose sottoscrizioni di appoggio. Ti ricordo al proposito che io, come candidato presidente, avrei dovuto raccogliere (avendo a disposizione il solo mese di agosto!) le firme di 300 Circoli, di 200 atleti e di 30 tecnici. Non ce l’ho fatta, lo confesso, anche se ne ho raccolte parecchie e molti sono stati i segnali e i messaggi di incoraggiamento che mi sono arrivati da tutta Italia.

Tuttavia, come candidati esclusi, Fabio Azzolini e io abbiamo il diritto di presentare ricorso alla Corte Federale di Appello anche contro l’ammissione di altri candidati. Cosa che abbiamo fatto, pur trovandoci a combattere ancora una volta con i tempi strettissimi dettati dalla FIT. Le carte federali fissano infatti in tre giorni il termine per presentare il ricorso alla Corte, a far data dalla pubblicazione delle liste elettorali che, guarda un po’, la segreteria generale ha pubblicato nel tardo pomeriggio di venerdì scorso.

Alle sei del mattino di lunedì ho quindi preso un treno per Roma e ho trascorso l’intera giornata a esaminare, tra mille difficoltà, la documentazione di supporto alla candidatura di Angelo Binaghi. Sul treno di ritorno , tra una galleria e una interruzione del collegamento, ho scritto il ricorso e a mezzanotte in punto, sempre dal treno, sono riuscito a inviarlo via PEC alla Corte Federale d’Appello.

Un ricorso della cui fondatezza sono estremamente convinto.

Sono infatti rilevabili irregolarità piuttosto consistenti nella raccolta delle dichiarazioni di appoggio alla candidatura alla presidenza di Angelo Binaghi, che ha visto impegnati direttamente anche organi periferici della FIT, in chiara violazione di qualunque principio di par condicio e di democraticità delle regole, così come previsto invece dallo Statuto federale.
E infatti l’esame dei documenti ha consentito di prendere atto che i modelli delle dichiarazioni di appoggio al Presidente uscente (ma anche ai Consiglieri) sono tutti uguali e che per la loro raccolta si è mossa anche la poderosa macchina da guerra dell’organizzazione periferica della FIT. Un po’ troppo comodo, mi sembra.
Vedremo, la Corte deciderà entro sabato e quindi allora sapremo se l’assemblea si farà oppure se sarà tutto da rifare. Si, perché identica iniziativa, con le stesse (faticose) modalità e’ stata portata avanti anche da Fabio Azzolini in relazione ai candidati consiglieri. Se l’assemblea dovesse tenersi, merita spendere qualche parola circa i contenuti del suo ordine del giorno.
Prima, però, va ribadito che i tempi di convocazione di questa assemblea sono davvero particolari. Ho già scritto più volte che a mio parere si sarebbe dovuto aspettare la chiusura dei giochi Paralimpici, come lo Statuto indica concedendo tempo addirittura fino al mese di marzo dell’anno successivo ai giochi per tenere l’assemblea di rinnovo delle cariche quadriennal . Qui lo schiaffo ai super atleti diversamente abili è evidente, ma non solo. A parte il fatto che i giochi Paralimpici debbono considerarsi giochi olimpici a tutti gli effetti visto che non stiamo parlando di atleti che vanno a farsi una gita a loro spese ma di atleti appartenenti a Federazioni sportive che spesano le loro trasferte e la loro preparazione, non è da trascurare anche il fatto che esiste la possibilità – per niente remota – che un atleta paralimpico diversamente abile voglia candidarsi a una carica federale. In questo caso egli sarebbe estremamente penalizzato dall’anticipata fissazione dell’assemblea elettiva, sia in relazione alla campagna elettorale sia in relazione alla impossibilità di presenziare all’assemblea.
Non mi sembra un fatto così irrilevante e mi sorprende che il CONI e in particolare Macalli non abbiano nulla da dire in proposito. Così come mi sorprende che si possa consentire a un presidente di Federazione come Binaghi di farsi sette mandati consecutivi . Hai letto bene caro Direttore, sette mandati consecutivi.
E si, perché domenica l’ingegnere sardo incasserà con ogni probabilità il suo quinto mandato giusto in tempo per esser eletto prima che – molto ragionevolmente in autunno – venga approvata la Legge “Idem” (nomen omen, un autentico presagio di moltiplicazione) secondo la quale nessun presidente di federazione potrà fare più di due mandati.
Finalmente! Peccato che – more solito – la stessa Legge preveda che i due mandati sono quelli che iniziano dopo l’entrata in vigore della Legge, e dunque Binaghi potrà candidarsi anche per la sesta e la settima volta consecutive. Viene da chiedersi perché. Perché inserire nella Legge simile meccanismo quando sarebbe ben più giusto – nel rispetto peraltro del principio dei 2 mandati posto dalla stessa Legge – dire che se i presidenti in carica al momento dell’entrata in vigore della Legge stanno già svolgendo il loro secondo mandato (o terzo o quarto o quinto) quello sarà anche l’ultimo. Aspetto ipotesi di risposte dai tuoi lettori, anche se posso già immaginarmele…
Veniamo ora alle modifiche statutarie che verranno sottoposte al voto degli affiliati in sede di assemblea straordinaria. In sintesi, se passano, chiunque prenoterà un’ora di tennis presso un Circolo affiliato, anche senza esserne socio, dovrà accettare di essere obbligatoriamente, seduta stante, tesserato alla FIT, fosse anche l’unica o ultima sua ora di tennis. Siamo quindi di fronte all’imposizione di un rapporto giuridico di natura associativa che non trova alcuna origine nella volontà del tesserando, ma che trova invece il Circolo proprietario del campo nell’obbligo indiscriminato di procedere al tesseramento per non incorrere nelle pesanti sanzioni della Procura federale. Ma non è neanche così semplice, perché non essendo chiaro dalla norma in questione quale sia il tipo di tessera di cui stiamo parlando, la cosa più probabile è che il Circolo in questione (come sembrerebbe dal Regolamento Organico della FIT) debba richiedere per il malcapitato cliente la tessera “atleta non agonista” dal costo di 15 euro.
Ma non finisce qui, perché dopo la cosiddetta Legge Balduzzi il Ministero della Salute, con decreto del 24 aprile 2013, ha previsto che per avere quel tipo di tessera occorre idonea certificazione medica; disposizione peraltro prontamente recepita nel luglio 2014 dal Regolamento Sanitario della FIT. Insomma, se questo si chiama facilitare l’accesso allo sport del tennis siamo a posto, e forse qualche rispostina sul perché il nostro tennis di vertice non vada proprio a gonfie vele comincia a intravedersi.
In ogni caso non si capisce neanche perché la FIT debba intromettersi in quella che per un Circolo affiliato non costituisce un’attività federale e nemmeno sportiva, trattandosi di pura attività commerciale tutelata dal nostro ordinamento e anche dalla nostra Costituzione. Un’attività che rischia di essere fortemente penalizzata dalla invadente ingerenza di padrona Federazione. Sarà il caso che i Circoli riflettano bene prima di votare quelle modifiche.
Ma c’è di più. La modifica statutaria di cui ho appena detto è quella dell’articolo 9 dello Statuto (la nuova versione proposta è allegata alla convocazione dell’assemblea e dice quello che ho detto), ma ancora più assurda, se possibile , è la modifica di cui al punto b) del comma 1 che, una volta per tutte, fa uscire allo scoperto il fatto che è obbligatorio tesserare alla FIT anche “coloro che non praticano lo sport del tennis”. Peccato, ancora una volta, che unico scopo della Federtennis, stando allo Statuto, è quello di promuovere la pratica dello sport del tennis, anche agonistico.
Che dire, caro Direttore, lo sport sta evidentemente cambiando. Sto abusando della tua pazienza e del tuo spazio ma non posso non accennare al fatto che domenica i Circoli affiliati sono chiamati a rivotare per nove tredicesimi gli stessi che hanno governato sin qui, senza però poter esprimere una valutazione sul loro operato, posto che il bilancio 2015, chiuso a dicembre 2015 (e siamo a settembre 2016), non risulta ancora pubblicato. Potrebbero rispondermi che è perché il CONI non lo ha ancora approvato, ma allora la domanda sarebbe, come mai il CONI non lo ha ancora approvato?
Non ho più spazio per parlare del bilancio 2014 (ultimo disponibile) ma dico solo che due cose mi hanno particolarmente colpito: la voce “altre spese” delle manifestazioni internazionali per 11 milioni di euro e le voci riferibili a Supertennis, in perdita secca e molto consistente. Naturalmente sto parlando solo di bilanci economici perché credo che i chiamati al voto di domenica abbiano tutti un’idea bella chiara di quello che è il bilancio tecnico/sportivo di questa federazione.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro, e sono tanti, che hanno sottoscritto la mia candidatura. Ci risentiamo presto, magari all’esito del ricorso.
Massimo Rossi
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