Coppa Davis: Croazia-Argentina, la finale meno attesa. Bentornate Spagna e Russia

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Coppa Davis: Croazia-Argentina, la finale meno attesa. Bentornate Spagna e Russia

ll week-end di Davis ci consegna una finale (25-27 novembre) che promette spettacolo in campo e sugli spalti. Bravo Mayer che salva Orsanic da una facile contestazione per la scelta di schierare Del Potro nel doppio. Murray troppo solo. La Croazia merita la finale ma la Francia paga infortuni e beghe interne. Russia e Spagna tornano nel World Group, il Kazakhstan retrocede in B.

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Alzi la mano chi prima di questo week-end avrebbe pronosticato una finale Croazia-Argentina. Dalle due semifinali sono uscite le due squadre meno accreditate, ma l’atto conclusivo che si terrà in Croazia dal 25 al 27 novembre promette spettacolo in campo e sugli spalti, dove si incroceranno due delle tifoserie più accese in assoluto.
Sia ben chiaro, Croazia e Argentina meritano a pieno titolo questa finale, anche se le chiavi di lettura di queste due semifinali sono differenti.

I croati hanno battuto 3-1 la Francia che al momento delle convocazioni aveva una squadra il cui tasso tecnico era tra i più alti in circolazione nel circuito. Poi però l’infortunio di Tsonga e le beghe interne che ogni tanto ritornano nel team transalpino (Clement era stato defenestrato proprio perché incapace di creare un gruppo, stavolta si parla di un litigio tra Monfils e Noah che certo non è uno che si tiene certi atteggiamenti) ne hanno minato potenzialità e tranquillità. Fuori Monfils (ufficialmente per non buone condizioni fisiche) Noah ha schierato Pouille e ripiegato su Gasquet che certo non veniva da un periodo buono. Richard contro Coric ha avuto vita facile perché anche il croato aveva problemi fisici, ma al confronto del Cilic esplosivo di quest’ultimo periodo (e di questo week-end) poco ha potuto. Il resto l’ha fatto il doppio e soprattutto Ivan Dodig. Già perché Cilic non lo scopriamo ora, Dodig è sì un buon doppista, ma la carica, la grinta e il livello di gioco messi in campo ieri hanno (giustamente) fatto pendere la bilancia dalla parte dei croati. Che tornano così in finale dopo 11 anni e stavolta se la giocheranno in casa (nel 2005 Ljubicic e Ancic con quarto uomo Ivanisevic trionfarono in Slovacchia). Che dire della Francia, quando la squadra raggiungerà un minimo di equilibrio interno, allora forse la Davis non sarà più un miraggio.

A Glasgow invece è andata in maniera differente. Innanzitutto perché il sorteggio ha mischiato le carte. Già, perché se in condizioni normali Murray-del Potro sarebbe stato il primo singolare della terza giornata, la classifica attuale (chiaramente bugiarda) dell’argento olimpico di Rio ha fatto sì che la sfida tra i due big si svolgesse nella prima giornata ed oltretutto come primo match. E’ chiaro che messe così le cose il risultato di quel singolare potesse indirizzare le sorti della sfida e così è andata. Sull’1-0 argentino le pressioni su Edmund si sono mostrate troppo forti e Pella ha svolto il suo compitino in maniera esemplare portando i sudamericani su un quasi rassicurante 2-0. A quel punto il capitano argentino Orsanic ha pensato bene di complicarsi la vita. Potrà dire qualsiasi cosa, ma far giocare del Potro in doppio dopo che lo stesso aveva giocato più di 5 ore contro Murray il giorno prima è stato davvero un mezzo autogol. Mezzo solo perché dopo l’ovvia vittoria in doppio dei Murray e dopo il facile successo di Andy contro Pella, Leonardo Mayer (che ha sostituito un esausto del Potro) gli ha tolto le castagne dal fuoco giocando un match davvero ai limiti della perfezione contro Daniel Evans, che non era di certo l’ultimo arrivato visto il match giocato agli US Open contro Stan Wawrinka. Ma una cosa è giocare uno Slam, una cosa è giocare sul 2-2 in casa in una semifinale di Davis. Alla fine ha prevalso l’esperienza in simili circostanze di Mayer.

Ora, al di là dei grandissimi meriti di Delpo e compagni, ci sembra che quest’anno il destino una mano all’Argentina la stia dando. A Pesaro la pioggia ha costretto Fognini a giocare singolare e doppio il sabato facendolo poi arrivare scarico la domenica contro Delbonis (da dimostrare che poi avremmo vinto noi, per carità). A Glasgow invece come scritto in precedenza il ranking ha fatto disputare Murray-del Potro nella prima giornata, sparigliando nella sostanza un probabile 1-1 e spianando così la strada (nonostante Orsanic) ai sudamericani. Ed allora ci vuole l’ultimo sforzo, perché la fortuna (un minimo, lo ripetiamo) aiuta gli audaci ma poi bisogna metterci del proprio. In Croazia sarà difficilissimo, ma la sfida pare abbastanza aperta. Vedremo chi ci arriverà nelle migliori condizioni.

Nei play-off per conquistare il World Group 2017 non ci sono state grosse sorprese. La Spagna è finalmente tornata in serie A. La missione in India era davvero semplice, ma il fatto che Conchita Martinez abbia schierato il meglio dimostra quanto gli iberici ci tenessero a tornare nel tabellone principale.

Tutto facile come da previsioni per il Canada contro il Cile, per il Giappone contro l’Ucraina (bravi davvero Nishioka e Daniel a non far rimpiangere Nishikori nei singolari), per l’Australia (che potenzialmente ha le armi per arrivare molto avanti l’anno prossimo) contro la Slovacchia. Bravissimi anche i belgi, soprattutto per la vittoria in doppio contro Melo e Soares che ha consentito loro di chiudere la sfida con un turno di anticipo.

Ha sudato sette camicie la Germania contro la Polonia. Majchrzak e Hurkacz sono due giovani acerbi, ma hanno tutte le carte in regola per crescere e raggiungere un buon livello. Ci è voluto un ottimo Struff per stoppare le velleità di rimonta polacche dallo 0-2. Se Janowicz torna la Polonia è candidata a risalire subito nel World Group.

Menzione a parte per Severin Luthi e i ragazzi svizzeri. Certo, l’Uzbekistan si è rivelato avversario abbordabile (vorrà dire pure qualcosa essere teste di serie in sede di sorteggio) ma il cuore che hanno messo in campo Laaksonen, Bellier e Bossel va rimarcato. Alla fine la Svizzera si è salvata, con buona pace di Federer e Wawrinka.

Retrocede invece il Kazakhstan dei miracoli, ritorna nel World Group la Russia. A Mosca si è giocato all’aperto con una temperatura che oscillava tra i 4 e gli 8 gradi. Una vera follia, con la gente sugli spalti che sembrava dover assistere ad una discesa libera di Wengen invece che vedere tennis (cappelli di lana, piumini e giubbotti imbottiti). Stavolta Kukushkin ha funzionato a metà ed il doppio nulla ha potuto contro la coppia di casa Rublev/Kravchuk. Alla fine, grazie anche ai due punti conquistati da Kuznetsov nei singolari, la Russia è tornata in serie A dopo ben 5 anni. Il post Safin-Davydenko-Youzhny è agli albori, ma quantomeno si intravede qualcosa.

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