Garbin Capitana di Fed Cup «Umiltà e lavoro per restare in alto» (Crivellii), Garbin capitana «Highlander aiutatemi» (Semeraro), Tatiana Garbin, la donna che visse tre volte (Valesio)

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Garbin Capitana di Fed Cup «Umiltà e lavoro per restare in alto» (Crivellii), Garbin capitana «Highlander aiutatemi» (Semeraro), Tatiana Garbin, la donna che visse tre volte (Valesio)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Garbin Capitana di Fed Cup «Umiltà e lavoro per restare in alto»

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 04.10.2016

 

Non ci può essere sfida impossibile per chi, in quel maggio di 12 anni fa a Parigi, diventò la prima italiana di sempre a battere una numero 1 in carica (la Henin), ma certo assumere il ruolo di capitana di Fed Cup nel pieno di un delicato ricambio generazionale e con l’Italia per la prima volta in B dopo 18 anni è un compito da brividi enormi, di emozione e di pressione. CAMEO Fuori Barazzutti, che resta c.t. della Davis, e dentro Tathiana Garbin detta’ Tax», già ottima giocatrice (22 del mondo nel 2007) e poi apprezzata allenatrice e responsabile del Progetto Over 18, che accompagna le juniores nel difficile passaggio al tennis delle grandi. Un cambio concordato e indolore, dopo 14 anni (debutto nel 2002) in cui Corrado ha portato alla causa 4 successi nella manifestazione (bilancio in 36 sfide, 22-14) e un’altra finale, un ciclo magico e probabilmente irripetibile, anche se il vecchio capitano ha solo parole di zucchero per l’erede: Tathiana è la scelta migliore, perché è stata giocatrice, anche con me, e conosce i valori del gruppo; in secondo luogo, da tecnico federale, ha contribuito a crescere praticamente tutte le ragazze che daranno nuova linfa alla Nazionale. E poi ha una sensibilità unica, non servono consigli». ORGOGLIO Non si può che essere d’accordo: accanto alle qualità umane che tutti le riconoscono, la Garbin è stata compagna di squadra di Errani, Vinci e Schiavone, il nucleo storico da cui comunque si ripartirà, ma al tempo stesso rappresenta un faro per le giovani cui adesso è richiesto un complicato ma intrigante salto di qualità (Matteucci, Trevisan, Paolini, Pieri, Burnett sono tutte oltre la 200′ posizione in classifica): «Che dire, è un’emozione incredibile – racconta Tathiana – e quando Corrado mi ha chiamata mi sono messa a piangere. Non nascondo le difficoltà che mi aspettano, si tratta di sostituire un capitano che ha ottenuto risultati mai visti e rimpolpare un gruppo che ha scritto pagine indimenticabili. So già che pioveranno i paragoni pesanti, però con il lavoro e l’umiltà cercheremo di avviarci fin da subito sulla strada giusta. Ciò di cui sono sicura è che ogni convocata sentirà l’orgoglio di appartenere a un team coeso». Si riparte però dalla serie B dopo un’eternità (primo match in casa l’11-12 febbraio con la Slovacchia) e con il nostro talento più limpido, la Giorgi, esclusa dopo le polemiche di aprile: «L’obiettivo primario è ovviamente tornare subito nel Gruppo Mondiale – spiega la neo c.t. – anche se l’avversario è tosto. Quanto a Camila, la Federazione ha sempre tenuto la porta aperta, è lei che al momento ha deciso di chiamarsi fuori». Bisognerà trovare il giusto equilibrio tra la classe e l’esperienza delle veterane e la voglia di emergere delle giovani, che fin qui hanno faticato a mettersi in luce: «lo in Nazionale sono cresciuta grazie all’esempio delle altre, ce la faranno anche loro. E poi tutte le giovani sentono addosso l’onore di vestire l’azzurro, e questa è una motivazione anche più forte del talento». Buon viaggio, Tax.

 

Garbin capitana «Highlander aiutatemi»

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 4.10.2016

 

All’ex azzurra il duro compito di rilanciare l’Italia in Fed Cup «La giovani stanno per emeryere:spero che Errara e Vutici le aiutino. La Giorgi? Non ama la maglia» di Stefano Semeraro La Fed Cup, la Coppa Davis in rosa, è il forziere dei successi del nostro tennis – quattro vittorie e una finale in dieci anni – e da ieri ha una nuova custode: Tathiana Garbin, 39 anni, mestrina, ex n.22 del mondo, da tre anni responsabile delle over 18 azzurre dopo essersi occupata delle under 16 e aver fatto da coach a Francesca Schiavone all’epoca dei suoi trionfi parigini. II Consiglio della federtennis ha accettato il “no mas” di Corrado Barazzutti, che teneva le chiavi della squadra dal 2002 – e che comunque manterrà il ruoIo di capitano di Coppa Davis – e le ha consegnate con convinzione nelle sue mani. Una scelta di continuità, visto che “Tati” conosce alla perfezione le ragazze che dovranno raccogliere il testimone della generazione d’oro ormai avviata, ahinoi, al tramonto. Ma una patata bollente non trascurabile per la neo-capitana – che potrebbe tra l’altro continuare a seguire le over 18 – visto che non sarà facile riconquistare quei livelli ora che la squadra è finita nel World Group II, la serie B della Coppa, e al primo turno nel prossimo febbraio c’è in calendario un match tostissimo contro la Slovacchia. «Sono contento per lei – dice Barazzutti – l’ho avuta anche come giocatrice e sono sicuro che farà bene». Cere- Dopo 15 and va al posto di Baraszutti, che terrà il team di Davis: «Corrado ha fatto la storia» dita che le lascia è pesantissima, ma a Tathiana non manca certo l’entusiasmo, la voglia di fare e di sperimentare che aveva anche in campo. E’ stata la prima azzurra a battere una n.1 del mondo in carica – Justin Henin al Roland Garros nel 2007 – vuole essere la capitana capace di riportare l’Italia al vertice. «Succedo ad un capitano che ha scritto la storia del nostro tennis», ammette, con un filo di emozione nella voce argentina «Sono onoratissima di ricevere questa responsabilità e cercherò di ricambiare in tutti i modi la fiducia. La notizia è stata una sorpresa anche per me, poi Corrado mi ha telefonato e le sue parole mi hanno davvero commossa». LE ‘SUE” RAGAZZE. Per la panchina azzurra si era fatto anche il nome di Francesca Schiavone, che però è ancora impegnata a giocare (è appena rientrata fra le Top 100), poi di Flavia Permetta, ma Flavia ha preferito passare la mano per godersi la vita da “pensionata” e da signora Fognini. Anche perché, come si diceva, l’impegno è tosto. Roberta Vinci ha 33 anni e l’anno prossimo potrebbe ritirarsi, Sara Errani ne ha 29 e sta attraversando un momento di crisi. Francesca Schiavone nel 2017 spegnerà 37 candeline, Karin Knapp, oggi n.146, ne ha 30, conditi purtroppo da mille infortuni. Dietro di loro c’è un abisso prima di arrivare a giovani papabili come Jessica Pieri (classe 1997, n.266 Wta), Mar-tinaTrevisan (1993, n. 269), Jasmine Paolini (1996, n.286), Martina Caregaro (1992, n.294 già convocata una volta in Fed Cup), e anco *** ra più in là Camilla Rosatello (1995, n. 326) e Cristiana Ferrando (1995, 343). In mezzo, l’eterno enigma Camila Giorgi, che ha rotto i ponti con la Fit dopo essere stata aiutata in mille modi. CASO GIORGI. «Per quanto riguarda Camila non è stata certo la Fit a chiudere la porta» dice la Garbin. «Purtroppo ha mancato sotto il profilo più importante, quello dell’attaccamento alla maglia azzurra Roberta non l’ho ancora sentita: non so se deciderà di continuare l’anno prossimo, io ovviamente spero di poter contare su di lei oltre che su Sara Errani e Karin Knapp.

 

Tatiana Garbin, la donna che visse tre volte

 

Piero Valesio, tuttosport del 4.10.2016

 

Jacques Tati era un grandissimo comico francese, un mimo capace di dar corpo al silenzio con tutte le sfumature possibili del suo volta fati, senza accento sulla agli antipodi visto che ama, per definitone, comunicare con tutte le armi a sua disposizione. E dovrà comunicare parecchio la Garbin visto che da Ieri è ascesa al ruolo di capitana di Fed Cup. Un ruolo che più delicato, in questo frangente, non potrebbe essere. Sia perché arriva dopo l’era di Corrado Barazzutti, sia perché il frangente è quello che è: più che all’immediatezza è necessario guardare al domani con una capacità visionaria di non poco conta Tax (l’altro suo soprannome) di tale capacità immaginifica è dotata. E poi guiderà il tennis azzurro femminile con il sorriso, il che non guasta mai. I:era di Barazzutti, si diceva. Corrado resterà saldamente alla guida della squadra di Davis: si torna dunque ad una guida tecnica separata delle squadre azzurre, una situazione di cui si era persa la memoria proprio alla grazie a lui. Unuomoantetico (questa è stata una delle sue caratteristiche più importanti) al mood dei tempi, ossia al glamour A lui dovrebbe guardare con grande senso di gratitudine non solo il tennis italiano, cosa che già avviene: quanto quella ampia fetta del mondo del tennis femmonile che ha visto, anahce e soprattutto grazie a lui, la Fed Cup doventare un fenomeno davvero capace di scatenare gli entusiasmi. Non che in precedenza la competizione a squadre fosse clandestina: ma grazie alla squadra che lui ha saputo creare e tenere coesa per un decennio ha costretto anche le altre nazione ad un ripensamento del proprio impegno in tale competizione. Che poi, negli ultimi tempi, complici tanti e doversi fattori, talvolta quella ondata di entusiasmo si sia affievolita fa parte del gioco e dell’andamento congenitamente ondivago di passioni e sentimenti. Ma la capacità di Corrado di tessere le sue tele dietro le quinte è stato l’elemento che ha persomesso a Schiavone-Permetta-Vmci-Errani (Santangelo, Knapp etc etc) di vincere quattro Fed e da tali vittorie trovare quella consapevolezza che ha poi portato SchiavoneePennetta ad aggiudicarsi due titoli Slam; e la Errani ad andarci vicinissimo. Barazza ha firmato un’epoca, è stato un Tarpi-shev più umano: e quando si firma un’epoca poi arriva anche il momento di lasciare a qualcun altro la propria eredità. La Garbin sarà la persona giusta? Intanto dopo aver vissuto una carriera in cui è stata una top player negli ultimi anni ha lavorato con il ristretto gruppo di ragazze over 18 dal quale si spera emergano talenti veri: è stata al fianco diAliceMatteucci, Martina Trevisan e Camilal Rosatello, nomi che già si conoscono e sui quali è lecito depositare una certa dose di speranza. Su quella panchina bisognerà ricreare un gruppo sperando che, nel frattempo, Er-rani, Knapp e magari la Vmci vestano i panni delle traghettatrici. Compito difficile quello di Tati senza accento sulla “i”: ma col sorriso si arriva ovunque, talvolta.

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