(S)punti tecnici della settimana: servizio e volée, un altro tennis è possibile

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(S)punti tecnici della settimana: servizio e volée, un altro tennis è possibile

Mikhail “Mischa” Zverev ha messo seriamente alle corde uno spento Novak Djokovic a Shanghai. Il gioco d’attacco costante ha evidenziato ancor di più le difficoltà attuali del numero uno. Vediamo nei dettagli cosa è successo

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La doverosa premessa di questa analisi (più tattica che tecnica) è che il giocatore che si è trovato davanti il tedesco Mischa Zverev, “fratellone” del giovane rampante Alexander, nei quarti di finale del penultimo 1000 stagionale disputato a Shanghai, era un lontano parente del miglior Novak Djokovic. Ma per quanto in tremendo calo di motivazioni, uno come Nole, per approssimazione, vale sempre e comunque almeno un top-20/30, anche il suo livello di gioco “minimo” rimane tra le eccellenze del tennis mondiale, e lo stesso andamento del torneo cinese ne ha dato la misura (eliminato in semifinale da un ottimo Roberto Bautista Agut, che infatti con i top-30 ci vince spesso). Il modo in cui Mischa (che invece con i top-30 non vince quasi mai) ha messo sotto Djokovic per oltre metà del match merita quindi un approfondimento, soprattutto perché si sono viste a ripetizione situazioni tattiche ormai quasi scomparse dal tennis di alto livello.

A prescindere dal cattivo stato di forma psico-fisica, il buon vecchio Nole è in ogni caso un perfetto esempio di tennista moderno, ed è molto interessante andare a vedere nei dettagli come un “giocatore del terzo millennio” possa spesso risultare impreparato, dal punto di vista strategico e tecnico, ad affrontare un attacco costante alla rete dietro ai servizi, subendo la mancanza di ritmo, e trovandosi a dover colpire innumerevoli passanti su palle basse, centrali e senza peso. Oltre a ciò, risulta evidente la desuetudine alla risposta in ricerca degli angoli stretti o dei lungolinea a campo aperto, dato che la traiettoria più efficace e più utilizzata dai ribattitori di oggi (di cui Djokovic, fuori forma o meno, rimane il migliore) è quella centrale alla ricerca della profondità, per evitare che il tennista al servizio possa scatenare la pressione con i colpi da fondocampo da una situazione di vantaggio, non quella bassa o come detto angolata che 15-20 anni fa era la più cercata da chi affrontava gli attaccanti.

Vediamo una serie di brevissimi video come esempi (chiedo scusa per la voce del telecronista tedesco, comprensibilmente esaltatissimo, probabilmente non vedeva cose simili dai tempi di Boris Becker).

Qui sopra Nole risponde in mezzo, troppo alto, consente a Zverev una volée appoggiata centrale con il taglio sotto, e dal centro del campo invece di angolare di tocco il serbo spara largo il passante.

Qui sopra, ancora risposta centrale, alta, su cui Mischa chiude in scioltezza. Un ribattitore come Nole deve tirare a mettere in difficoltà l’avversario, ma gli manca l’automatismo, e risponde come se il battitore fosse rimasto a fondo.

Qui sopra, altra risposta alta e centrale, da cui parte lo schema a chiudere di Zverev, perfetto a livello di tennis percentuale, la prima volée piazzata in sicurezza, poi smash. Il servizio esterno del tedesco è ottimo in questo caso, ma uno col rovescio di Djokovic da lì deve tentare il lungolinea, poi pazienza se lo sbaglia, ma l’idea tattica deve essere quella.

Qui sopra, finalmente una risposta bassa, su cui Zverev è bravissimo a cavarsela con il tocco sotto. Ma su una palla del genere, a meno di non inventarsi un “numero” da circo, il volleatore non potrà mai fare altro che il tocco corto, Nole doveva partire diretto in avanti dietro alla risposta, invece si vede chiaramente l’attimo di esitazione a fondocampo che lo fa poi arrivare in ritardo nel recupero. Evidente la poca abitudine a leggere il gioco a rete dell’avversario.

Qui sopra, ancora risposta buona, con gran recupero basso di Zverev, ma purtroppo per Nole ancora poca visione degli angoli aperti del campo con il dritto successivo, un pallonetto da così vicino su palla bassa non esiste, ci vuole un tocco lungolinea senza rischiare, a costringere l’avversario in allungo per poi eventualmente chiudere.

Qui sopra, ancora imperdonabile risposta alta, stiamo parlando di Djokovic, quel rovescio non è tirato neanche in allungo pieno, deve fare di più per mettere in difficoltà l’attaccante, il passante alto e telefonato successivo è ancor più grave.

Qui sopra, un po’ meglio in risposta, sempre alta ma un minimo esterna, sulla volée in allungo di Zverev però ancora difficoltà nel trovare angolo sulla palla centrale e tagliata. Da parte di Mischa un saggio perfetto di come si copre la rete, da ammirare il posizionamento immediato dopo il colpo al volo che costringe Djokovic all’errore di misura nel passante.

Qui sopra, ancora imbarazzo sulla palla in mezzo con taglio sotto, prima passante senza potenza e angolo, poi pallonetto non incisivo e smash di Zverev. Non ci siamo.

Qui sopra, altra risposta alta e senza angolo, chiusura facile di Zverev. Anche qui il servizio era ottimo e Nole ha dovuto andare in allungo, però come già detto uno con la sua risposta di rovescio almeno bassa quella palla la deve saper tenere. Ma contro chi non segue i servizi non è mai necessario, basta sia profonda, è lì il problema.

Qui sopra, stiamo arrivando al dunque, ovvero Nole si sta abituando ai problemi posti da Zverev, risponde basso costringendo al miracolo il tedesco, ma poi di nuovo non legge la profondità della traiettoria della volée e si fa sorprendere andando ancora con un pallonetto senza senso col dritto successivo.

Qui sopra, sempre senza essere stato messo in chissà che difficoltà dal servizio e dalle volée di Zverev ( a parte la prima, bella profonda e sempre centrale, davvero un esempio di tattica a rete Mischa), Djokovic gli propone tre palle alte e lente consecutive, perdendo ovviamente il punto.

E finalmente, qui sopra, quello che uno con la qualità della risposta di rovescio di Novak, ma fosse pure al 50%, dovrebbe fare (o almeno tentare di fare) praticamente sempre: mi servi esterno e segui? Va bene, io tiro lungolinea nel campo aperto. Chiaro che non è facile, ma è quello che va fatto secondo il tennis percentuale, su 10 servizi a uscire si tirano 10 risposte a chiudere, con quella sberla bimane che ha Djokovic farebbe almeno un punto su due. Il che significa pressione altissima sul battitore, costretto a cercare ancor più angolo e potenza, con conseguente calo di prime palle in campo.

La faccia e la simpatica “celebrazione” di Nole alla fine di questo ultimo punto fa capire chiaramente che tutte queste cose le sa benissimo anche lui, è come se stesse dicendo a se stesso “era ora, possibile che non lo abbia capito prima come fare?”. Nel tennis di oggi gli automatismi sono fondamentali, la velocità di gioco non lascia tempo per pensare troppo, e anche per un super campione espertissimo come Djokovic ci sono voluti due set per “registrare” le giuste contromisure e alla fine giustamente vincere il match. In molte altre occasioni, è ovvio, i punti li ha fatti Nole, qui ne ho solo selezionati un po’ di quelli più esemplificativi delle difficoltà che ha incontrato.

Ma la riflessione tecnico-tattica ci sta, proprio perché si può capire come anche a livello molto alto (top-20 e fasi decisive di grandi tornei) un gioco d’attacco sistematico dietro al servizio ha le sue buone possibilità di riuscita, almeno sulle superfici veloci. Poi per arrivare alle vere vette del tennis mondiale (top-5 e vittorie Slam) ci vuole ben altro, lo sappiamo tutti, ma è bello e interessante poter ancora vedere esempi di come sia possibile interpretare il gioco in senso verticale con un certo successo.

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