Ecco perché Murray sarà il numero 1 (Semeraro). Fognini vince il derby, è nei quarti a Mosca (Gazzetta)

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Ecco perché Murray sarà il numero 1 (Semeraro). Fognini vince il derby, è nei quarti a Mosca (Gazzetta)

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Ecco perché Murray sarà il numero 1 (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

«So di potercela fare, credo di potercela fare. L’ho capito in questi ultimi mesi, e farò di tutto per riuscirci. Perché questa potrebbe essere la mia unica chance». Andy Murray è l’uomo dei record del tennis britannico, l’eroe che ha interrotto una lunghissima, umiliante carestia di trionfi del paese che ha inventato il tennis moderno che durava dai tempi di Fred Perry e dai ruggenti anni ’30. E’ stato il primo dopo Perry a rivincere uno Slam in campo maschile, nel 2012 agli US Open, il primo ad alzare il coppone di Wimbledon, l’anno dopo in finale su Novak Djokovic, a 77 anni esatti dall’ultimo urrah casalingo. L’anno scorso ha trascinato il Regno Unito alla prima vittoria in Coppa Davis sempre dai tempi di Perry e Bunny Austin (1936 ), ora ha davanti, succulentissimo e quasi impensabile fino a qualche mese fa, l’ultimo capitolo di un personalissimo Grand Slam: la conquista del numero 1 della classifica mondiale. Inutile aggiungere che anche in questo caso l’ultimo britannico a scalare il ranking è stato Perry, sempre nel 1936, molto prima di dedicarsi a vendere magliette. Allora però le classifiche le stilavano i giornalisti, basandosi su criteri anche soggettivi.

Dal 1973 invece a decidere tutto è il computer e dopo il successo di Andy a Shanghai gli algoritmi del cervellone dell’Atp hanno deciso che sì, potrebbe essere proprio lui il 26esimo re del tennis nell’era elettronica. Il sorpasso potrebbe avvenire già lunedì 7 novembre, il giorno dopo la conclusione dell’ultimo Masters 1000 dell’anno a Parigi-Bercy e alla vigilia delle Atp Finals che si giocano – quale palcoscenico migliore per celebrare il nuovo monarca? – alla O2 Arena di Londra Nel ranking mondiale Djokovic, in rottura prolungata e in crisi di motivazioni, è ancora in testa con 12.900 punti contro i 10.485 di Murray, mentre nella Race, la classifica che somma unicamente il bottino conquistato dalla conclusione delle Finals dello scorso anno (e non quello delle ultime 52 settimane), il distacco del britannico è di soli 915 punti. Murray prima di Bercy giocherà la prossima settimana anche il 500 di Vienna, mentre Djokovic ha deciso di fermarsi per ritrovare energie fisiche e mentali dopo il flop in Cina (sconfitta in semifinale contro Bautista Agut), e rientrerà solo in Francia. Se Andy vincerà sia a Vienna sia a Bercy, e Djokovic non raggiungerà la finale del Masters 1000 parigino (dove è campione in carica), oplà, il lunedì le due classifiche coincideranno – visto che i punti relativi alla Finals del 2013 andranno in scadenza proprio quel giorno – e il sorpasso sarà completato.

Questi i calcoli. Di mezzo c’è il campo, e Murray il primato dovrà sudarselo, anche se in realtà l’inizio di stagione 2017, quando dovrà difendere molto meno punti del rivale (che quest’anno ha fatto suoi i primi due Slam), potrebbe regalargli la chance più concreta. Mai rimandare però, e Murray sa bene che il momento gli è favorevole. Djokovic come si diceva sta rifiatando dopo quasi due anni da fenomeno. L’infortunio al polso, lo stress di sentirsi cucita addosso l’etichetta di imbattibile, i problemi personali che lo hanno appesantito fra Wimbledon e i Giochi e un calo di motivazioni – comprensibile – l’hanno riportato sul pianeta Terra. A Shanghai, dopo essersi strappato addirittura la maglietta in campo per la rabbia, ha ammesso amaramente che «qualcosa non va». Gli altri Fab Four non stanno meglio: Federer è in bacino di carenaggio e ha 35 anni, Nadal dopo la temporanea rinascita ai Giochi è di nuovo in calo, e per giunta distratto dal lancio della sua Academy a Maiorca. La concorrenza alle spalle, fra l’incostanza di Wawrinka, i lampi isolati di Del Potro e l’immaturità dei giovani leoncini – Kyrgios, Zverev, Thiem – non è da corsa. Insomma, è un po’ come se Ringo Starr, il meno blasonato dei Beatles, si ritrovasse improvvisamente fra le mani la canzone in grado di sbancare la hit-parade. Dopo la paternità e il divorzio tecnico da Amelie Mauresmo ha attraversato mesi incerti, il secondo Wimbledon e il secondo oro hai Giochi gli hanno restituito fiducia e autostima (…)

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Fognini vince il derby, è nei quarti a Mosca (Gazzetta dello Sport)

Fabio Fognini avanza ai quarti di finale nel torneo di Mosca (combined, 660.000 euro, veloce indoor). Il 29enne azzurro, numero 50 del ranking, ha superato nel derby degli ottavi di finale Paolo Lorenzi, numero 38 del ranking e testa di serie numero 7 del torneo. In due ore e 13 minuti (7-5 4-6 6-1) Fognini fa suo il 6° confronto diretto con il senese. Oggi nei quarti il tennista di Arma di Taggia — che con questo risultato conduce 5-1 nel bilancio degli scontri diretti (l’unica vittoria di Lorenzi risale al 1 turno del Masters 1000 di Montecarlo di quest’anno) — troverà il vincente dell’ottavo di finale tra lo spagnolo Albert Ramos-Vinolas (testa di serie numero 2 del torneo e numero 31 del ranking) e il russo Evgeny Donskoy (102 del ranking). Nel frattempo Nick Kyrgios fa ancora parlare di sé. Richard Krajicek, direttore del torneo di Rotterdam in programma a febbraio, ha annunciato che non ci sarà il tennista australiano che preferisce prendere parte all’Nba All Star Celebrity Game (…)

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