ATP Vienna: Lopez e Pouille, tennis a colori in una giornata grigia [AUDIO]

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ATP Vienna: Lopez e Pouille, tennis a colori in una giornata grigia [AUDIO]

VIENNA – Passano Thiem e Ferrer, cade Bautista, risorge Jurgen Melzer. Ma l’unico match che conquista il palato è quello tra il francese e Feliciano, che la spunta di un soffio

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dal nostro inviato a Vienna

Vienna a fine ottobre non è Ibiza e l’indoor, che neppure è più l’indoor di una volta, sa essere alienante. Il rimbombo di ogni suono, la perdita dei ritmi naturali – senza la luce del sole è facile dimenticarsi di che ore siano… ma per il buon amico tennis questi piccoli sacrifici si fanno ben volentieri. Soprattutto perché c’è sempre qualcuno che sa giocarci, anche in una giornata dal programma zuppo di incontri a senso unico o dalla monotonia straziante. A salvare l’Erste Bank Open, oggi, sono stati i rappresentanti dei tre Paesi che maggiormente contribuiscono a popolarne il tabellone, ovvero Francia, Spagna e l’ospitante Austria. Rappresentanti atipici, più che veri ambasciatori dello stile di gioco nazionale: i volleatori Feliciano Lopez e Jurgen Melzer e il furbo, biondo, camaleontico Lucas Pouille.

Tra Lopez e Pouille si trattava della prima sfida, e per come è andata c’è da sperare di vederne al più presto una seconda. Le statistiche finali parlano di una parità quasi perfetta (71% di punti a testa vinti con la prima di servizio, 50% in risposta alla seconda, e così via) ma è stato un equilibrio da camminatori sul filo. Per due ore senza rallentamenti né pause, in cui nessuno degli scambi lunghi è stato “palleggio”, i due si sono stimolati a vicenda ad aggiungere sempre qualcosa a ogni game. Inizialmente i rovesci bloccati di Feliciano hanno mandato in crisi Lucas e il suo primo colpo in uscita dal servizio, tant’è vero che, per la prima metà dell’incontro, la maggior parte dei punti in battuta del transalpino sono arrivati dalla seconda palla, alla quale era meno facile appoggiarsi. Poi quest’ultimo, sotto di un set, ha capito. Perché Pouille non sarà un colosso, né il più grande dei corridori, ma è un tuttofare. E soprattutto è uno dei migliori interpreti di situazioni dell’intero circuito. Invece di provare ad appiattire il match, ha giocato al rialzo.

Lopez si è visto costretto a giocare una seconda volée per chiudere i punti, poi una terza, poi ha iniziato a mancargli il tempo e ha dovuto giocare demi-volée, infine ha iniziato a venire passato a destra e a sinistra: quella sua palla così leggera, difficile da percepire, si era fatta di colpo un libro aperto. Pur non smettendo di giocare benissimo è stato ripreso sul set pari, con il nastro che lo ha costretto persino a fronteggiare un match point (lì il serve and volley ha funzionato alla perfezione). È un peccato che alla fine siano stati un paio di errori di misura di Pouille a concedergli di servire per il match, e chiuderlo 7-5 un attimo prima di un tie-break che sarebbe stato forse la conclusione più giusta. Quando si è presentato in conferenza stampa, Feliciano era raggiante come un ragazzino: l’unica differenza evidente tra oggi e il 2004, quando tornò da qui con il primo trofeo della carriera, era il baffo – “Sto guardando Narcos” è stata la giustificazione per il suo nuovo look. Ha detto di trovarsi bene a Vienna, tra pubblico e schnitzel (la tipica cotoletta locale): se gioca così, può rimanerci quanto vuole.

Un altro che a Vienna è di casa (letteralmente) è Jurgen Melzer, il terzo salvatore del martedì. Certo, la finale di Shanghai non basta a rendere Bautista Agut un invincibile, ma quest’anno c’è bisogno di giocare bene per battere il mite Roberto. E circondato dal suo pubblico, che lo aveva visto trionfare nel 2009 e nel 2010, il maggiore dei Melzer lo ha fatto: 6-3 7-5 e nemmeno la concessione di un set, nonostante sia mancato soltanto un 15 per andare al terzo. Applausi, grida e pestare di piedi, per uno di quei ritorni che soltanto l’amore per la propria città e una wild card possono regalare. Da numero 417 al mondo attende Fognini o Ramos, per provare ad emozionare ancora l’intera Stadthalle.

Ai margini di questi due incontri, negli anfratti dietro le colonne e gli stand dei pretzel, si nascondeva il resto del programma di giornata. Con la mancata rivincita tra David Ferrer, detentore dell’ultimo trofeo che gli resta da difendere, e Kyle Edmund, che giusto la scorsa settimana lo aveva bastonato ad Anversa: un problema all’anca ha costretto il britannico al ritiro dopo appena cinque game. Con le vittorie senza sbuffi né sospiri di Tsonga e Thiem, opposti ad avversari per i quali l’impegno era fuori portata. E con gli immancabili i match logoranti, quelli in cui il ritmo della palla si fa a poco a poco quasi ipnotico, in cui Troicki ha prevalso su Anderson, e Simon su Garcia-Lopez.

Risultati:

[5] D. Ferrer b. K. Edmund 3-2 rit.
V. Troicki b. K. Anderson 4-6 7-6(5) 7-5
F. Lopez b. [7] L. Pouille 6-4 2-6 7-5
G. Simon b. G. Garcia-Lopez 6-4 7-5
[6] J.W. Tsonga b. [Q] B. Becker 6-3 6-4
J. Sousa b. P. Cuevas 6-3 3-0 rit.
[3] D. Thiem b. [WC] G. Melzer 6-0 6-3
[WC] J. Melzer b. [4] R. Bautista Agut 6-3 7-5

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