Parla Ubaldo: Cibulkova Maestra? Non è cosa seria. Murray oggi è più n.1 di Djokovic [AUDIO]

Editoriali del Direttore

Parla Ubaldo: Cibulkova Maestra? Non è cosa seria. Murray oggi è più n.1 di Djokovic [AUDIO]

Nessuna marziana. La mini-slovacca come Michael Chang. Roby Vinci? Macchè ritiro. Ultimi 2 posti ATP per Londra: 7 in caccia a Paris-Bercy. Fra Fognini e Lorenzi…

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Per anni il mio grande maestro Rino Tommasi ha ripetuto incessantemente, fino alla noia, che le formule dei due Masters di fine anno, con i gironi all’italiana, non gli piacevano, tradivano il vero spirito del tennis che ha sempre previsto il knock-out, l’eliminazione diretta. Chi vince va avanti e chi perde va a casa.

La sua insistenza nel ripeterlo alla fine ha cominciato a dar fastidio, ma ciò non toglie che il grande Rino avesse pienamente ragione e gli ultimi due Masters finali di Singapore ne sono stati la riprova.

Lo scorso anno Aga Radwanska e quest’anno Dominika Cibulkova hanno infatti vinto la rassegna di fine stagione a Singapore pur avendo perso due match su tre nei round robin, dopo essere andate avanti fino alle semifinali soltanto grazie al quoziente set. Una roba che tecnicamente non dovrebbe proprio esistere.

La formula funziona come show, garantisce a chi acquista i biglietti e a chi segue il torneo in tv, di vedere almeno tre volte le proprie beniamine, ma il suo verdetto finale resta poco credibile, a prescindere dalle assenze che se nel torneo femminile si riducono a Serena Williams – assenza comunque non da poco, mi pare – in quello maschile includeranno contemporaneamente per la prima volta dopo una dozzina di anni Roger Federer e Rafa Nadal.

Nonostante che Angelique Kerber, due Slam vinti in tre finali ai Major, più finale alle Olimpiadi e in questo Masters di Singapore, abbia dominato l’annata che chiuderà con più di 2.000 punti di vantaggio su Serena Williams, la piccolissima Cipollina Cibulkova, un metro e 61 scarsi, ha vinto a Singapore il torneo più importante della sua vita. Da n.38 che era all’inizio dell’anno ha raggiunto così il suo best ranking, n.5, quando proprio nessuno se lo aspettava. Lo ha fatto pochi mesi dopo il matrimonio celebrato nel weekend finale di Wimbledon, quando aveva rischiato di doverlo rinviare.

Francamente questo suo exploit mi ha stupito, anche se ormai con il declino di Serena e il lento ricambio da parte delle tenniste nate negli anni 90 il livello del tennis femminile si è talmente appiattito che può davvero succedere di tutto. Di tutto era successo, diciamo la verità, già nel 2015, quando Flavia Pennetta e Roberta Vinci si erano trovate inopinatamene a giocare la finale dell’US open. E di tutto sta succedendo torneo dopo torneo. Lo stesso fatto che Angelique Kerber sia diventata n.1 del mondo quest’anno alla non più verde età di 28 anni e dopo non essere mai stata più del n.5, sta a dimostrarlo.

Tuttavia la vittoria della Cibulkova è quasi sorprendente quanto quella della Pennetta – che però era molto più indietro in classifica rispetto alla piccola slovacca di 27 anni che sarà avversaria delle azzurre nel primo turno di Fed Cup 2017 – e per via della sua piccola statura rappresenta una …”speranza di farcela” per tutte le giocatrici dal fisico minuto, un po’ come lo fu il sorprendente vincitore del Roland Garros 1989 Michael Chang, 1 metro e 72 in un’epoca in cui quasi tutti i top-ten misuravano dal metro e 85 in su.

Kerber, Serena, Radwanska, Halep, Cibulkova appunto, Pliskova, Muguruza e Keys chiudono in ordine il 2016 nelle prime otto posizioni, ma non vedo nessuna in di queste tenniste in grado di dominare il 2017 come una volta hanno dominato le loro epoche Serena Williams, Steffi Graf, Martina Navratilova. Loro erano extraterrestri, le attuali top-player sono invece più che umane e fallibili, oltre che fallose. E fra loro non c’è nessuna teenager.

Roberta Vinci sarà impegnata in Cina per il Masters B, l’ultima opportunità per salire più dell’attuale 18mo posto. Io non credo che Roberta si ritirerà a fine anno, come sembrava propensa a fare un anno fa, quando era fortemente demoralizzata per non avere ancora centrato l’ingresso fra le top-ten. Nei primi mesi dell’anno ce l’ha però fatta, è arrivata fino al settimo posto del ranking. Lì ha capito di essere ancora competitiva e…anche di poter ancora guadagnare un sacco di soldi. Se smettesse di giocare sarei davvero molto sorpreso. Non credo proprio che lo farà anche se si è divertita ad alimentre una certa suspense.

La settimana prossima potrebbe diventare quasi storica se Andy Murray, che vincendo il settimo torneo dell’anno a Vienna ha eguagliato il numero dei tornei vinti da Novak Djokovic, trionfasse anche a Parigi Bercy e il tennista serbo, campione in Australia e al Roland Garros, non raggiungesse la finale. I punti di distacco fra Djokovic e lo scozzese, n.2 del mondo per un totale di 76 settimane e per la prima volta 7 anni fa, sono infatti soltanto 415. Chi vince un Masters 1000 di punti ne prende appunto 1000, mentre chi raggiunge la finale ne prende 600.

Comunque vada a finire, anche se l’ultima parola la dirà il Masters finale ATP londinese, se il computer dell’ATP anziché basarsi sui 12 mesi lo facesse sugli ultimi 6 Andy Murray meriterebbe di essere considerato già oggi il n.1 del mondo. Per quanto mi riguarda io credo anche che sarebbe giusto che i secondi sei mesi valessero più dei primi sei mesi, per misurare le forze dei tennisti con maggior rispetto per l’attualità delle prestazioni. Siete d’accordo?

A Parigi Bercy ci saranno sette giocatori a caccia degli ultimi due posti disponibili per le finali Atp di Londra. Favoriti sono Cilic, dopo il successo a Basilea, e Thiem. Se loro due arrivano in semifinale, l’uno di fronte all’altro, credo d’aver capito che i giochi sarebbero fatti. Altrimenti Berdych può aspirare a rientrare per l’ennesima volta fra gli otto Masters londinesi arrivando in semifinale, Goffin raggiungendo la finale, Tsonga, Bautista Agut e Pouille soltanto vincendo il torneo e con tutti gli altri di cui sopra che affogano nei primi turni.

A Bercy ci saranno anche Paolo Lorenzi, nostro n.1 e n.39 Atp, e Fabio Fognini, n.2 e 10 posti più giù, n.49. Il primo affronterà il francese Paire, n.45, e anche se lo ha battuto 2 volte sul cemento, indoor e outdoor, non può davvero giocare a cuor leggero. Quanto a Fognini, un’ora di tennis inguardabile a Vienna con Ramos Vinolas – che pure aveva battuto nove volte su nove – Fabio ha l’occasione di riscattare la finale persa a Mosca con Carreno Busta, con lo spagnolo neo n.31 che ha appena conquistato il suo best ranking. Non sarò certo io a sbilanciarmi in un pronostico in un match che vede protagonista l’imprevedibile Fognini.

Il “nostro” ha più talento dello spagnolo, questo è sicuro, ma ha anche – troppo spesso per i miei gusti – meno testa. Se concludessi con un banalissimo “Vinca il migliore” direi che dovrebbe vincere Fognini. Ma quante volte Fognini ha perso da tennisti peggiori?

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