(S)punti tecnici: Dominika Cibulkova, la potenza che viene dal basso

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(S)punti tecnici: Dominika Cibulkova, la potenza che viene dal basso

Pochi giorni fa la slovacca Dominika Cibulkova ha vinto le WTA Finals di Singapore. Analizziamo il brillante tennis di “Cipollina”, e come riesce a spingere i suoi colpi

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Non posso che essere d’accordo con le perplessità del direttore Ubaldo Scanagatta riguardo alla formula dei masters femminile e maschile, che permette a giocatrici e giocatori sconfitti non una, ma ben due volte nel corso del torneo, di andare addirittura a vincere il titolo. Ma al netto dei legittimi dubbi sportivi, a mio avviso finchè si rimane nell’ambito di avvenimenti unici durante la stagione il cambiamento e la novità possono risultare divertenti, e perchè no, anche appassionanti, l’importante è che la cosa rimanga circoscritta a manifestazioni per l’appunto “speciali” come le Finals che concludono l’anno agonistico del tennis.

Sta di fatto che, pur sconfitta nel girone da Angelique Kerber e Madison Keys, Dominika Cibulkova (come Agnieszka Radwanska nel 2015) ha poi acciuffato la qualificazione per le semifinali regolando in due set Simona Halep, è uscita vincitrice da una battaglia tremenda contro Svetlana Kuznetsova, e ha chiuso in bellezza trionfando nettamente contro la Kerber in finale. Il tutto esibendo un tennis sempre più esplosivo ed efficace match dopo match. Come riesce la grintosa “Cipollina” a tirare così forte, pur avendo in dotazione un fisico decisamente “da piccoletta”, appena 1.61 per 55 chili?

Il segreto di Dominika, che poi è un “uovo di colombo”, è che è in grado di sfruttare al massimo il suo baricentro naturalmente basso attraverso un impressionante lavoro di caricamento e spinta degli arti inferiori verso l’alto, possibile grazie a una rapidità dei piedi con pochi eguali. In questo è molto simile a un’altra “trottolina sparapalle” come Simona Halep, e per quanto riguarda il footwork ricorda la nostra Camila Giorgi. Diversamente dalle tante “cavallone” del circuito, un esempio su tutte è Karolina Pliskova, che ottengono facilmente potenza, velocità di palla e spin proprio dalla lunghezza delle leve e dal maggiore peso (Pliskova è 1.86 per 72 chili, tanto per fare un confronto, stiamo parlando di 25 centimetri e 18 kg di margine), le piccolette sono costrette a esasperare ogni segmento di spinta possibile delle loro articolazioni, e necessitano di grandissima reattività muscolare nelle gambe.

Un paio di anni fa avevo analizzato da bordocampo a Melbourne un bell’allenamento di Dominika in risposta al servizio, si stava preparando ad affrontare Serena Williams. Oggi andiamo a vedere un po’ meglio i colpi fondamentali, dritto e rovescio, con l’aiuto di qualche video adatto.

Qui sopra vediamo Cipollina andare a raccogliere un rovescio. La prima cosa che si può notare, a parte quando va sotto la palla (ginocchio sinistro a rischio contatto con il terreno), è anche il principale vantaggio di tutte le giocatrici con baricentro basso e gambe non tanto lunghe: la possibilità di allargare moltissimo gli appoggi mantenendo compostezza. Guardiamo il passo con cui Dominika mette giù il piede destro, ancora un po’ e va in spaccata sagittale. Se sei 1.85, e non sei un fenomeno di forza come Venus Williams o di equilibrio come la Pliskova, te lo sogni di allargare così tanto la falcata, rischi di scomporti irrimediabilmente.

Qui sopra la vediamo aggredire un dritto in avanzamento verso il campo, di nuovo osserviamo quanto si può permettere una così piccolina di tenere distanti tra loro i piedi: si nota benissimo guardando dopo pochi secondi il primo step di posizionamento. Dopodichè, l’approccio al colpo, con un perfetto side-step (saltello laterale) è ottimo, e la quantità di energia che riesce a trasferire sull’impatto è evidenziata dalla postura durante il finale. Mentre conclude lo swing Dominika si trova così tanto proiettata in avanti da essere inclinata di 45° con il busto. Qui, dei suoi 55 chili, ne ha messi almeno 50 tutti sulla palla.

Qui sopra, Dominika deve risolvere quello che invece per una di 1.61 è un problema: le palle cariche e alte. Solito appoggio superlargo, in open stance piena, potentissima spinta delle gambe verso l’alto-avanti, e una magnifica sbracciata che per forza di cose deve partire dal basso verso l’alto, con frustata a chiudere il windshield-wiper (finale a tergicristallo) tanto veloce da farla ricadere dalla sospensione quasi girata alla sua sinistra. Come nel caso precedente, poter piazzare i piedi belli larghi facilita enormemente la spinta, e su palle come questa, all’altezza delle spalle, la Cibulkova ne ha assolutamente bisogno.

Qui sopra, infine, vediamo la pazzesca rapidità dei piedi di Dominika, da un angolo frontale e di fianco. Qualità del footwork al massimo possibile, sempre in dinamica, mai ferma e mai appoggiata sui talloni, un balletto di saltelli tanto frenetici quanto precisi e brevissimi. Muoversi in questo modo, oltre che essere faticoso, è anche necessario proprio per compensare i minori allunghi delle braccia, e la minor possibilità di “aggiustare” una posizione meno che perfetta sui colpi.

Nell’insieme, davvero uno spettacolo notevolissimo di tecnica e “nervo” atletico, che Cipollina ha messo in campo a Singapore a un livello mai visto prima nella sua carriera. La aspettiamo con curiosità in Australia, soprattutto adesso che ha dimostrato con i fatti che la finale raggiunta a Melbourne nel 2014 non è stata un caso. Pome!

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