Coppa Davis, finale: Cilic/Dodig vincono secondo pronostico, Croazia avanti 2-1

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Coppa Davis, finale: Cilic/Dodig vincono secondo pronostico, Croazia avanti 2-1

ZAGABRIA – Cilic e Dodig faticano nei primi due set, conclusi entrambi al tiebreak. Nel terzo spengono definitivamente del Potro e Mayer. Ora i padroni di casa vedono l’insalatiera

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dal nostro inviato a Zagabria

Finale Coppa Davis

Croazia-Argentina 2-1 (Zagreb Arena, Zagabria, cemento indoor)

M. Cilic/I. Dodig b. J.M. del Potro/L. Mayer 7-6(2) 7-6(4) 6-3

Cilic Dodig del Potro Mayer

Come era preventivabile, a giocarsi il terzo importante punto di questa finale sono state le due coppie più forti sulla carta: Cilic/Dodig da una parte e del Potro/Mayer dall’altra. E, come da pronostico, lo ha vinto la coppia croata, che nei due match precedenti di Davis aveva battuto due delle coppie più forti del circuito ATP, i fratelli Bryan ed i francesi Herbert/Mahut che era conseguentemente la logica favorita.

Un match tecnicamente non avvincente quello di oggi pomeriggio all’Arena Zagreb e nel complesso equilibrato, specie nei primi due set, terminati entrambi al tie-break. Alla fine a spostare l’ago della bilancia dalla parte dei padroni di casa è stato sicuramente Ivan Dodig, il quale era l’unico vero doppista (n. 13 Atp, Cilic è n. 124, del Potro n. 351 e Mayer n. 122) e che nei momenti topici dell’incontro ha fatto la differenza giocando da vero specialista, nonostante un piccolo passaggio a vuoto verso la fine del secondo parziale. Ha pesato anche una complessiva maggior attitudine agli schemi del doppio della coppia croata, cosa invece mancata agli argentini. In casa sudamericana ha deluso in particolare il n. 1 del Potro, che non ha mai fatto la differenza da fondo con il suo famoso dritto e che a rete non ha mai dato quel qualcosa in più che in doppio è richiesto e necessario. DelPo, infatti, non ha quasi mai cercato di intervenire sullo scambio da fondo lun la diagonale opposta. Ora sul 2-1 i favori del pronostico per la vittoria finale sono dalla parte della squadra di casa.

I giocatori entrano in campo in una Arena Zagreb riempita come ieri in ogni ordine di posti. Poche emozioni nel primo set, dove il servizio la fa da padrone. Prima annotazione tattica: del Potro risponde da sinistra per cercare di sfruttare il suo dritto incrociato, ma i croati controbattono adottando una formazione all’australiana quando battono su di lui, così da costringerlo a rispondere con il lungolinea di rovescio – sicuramente il colpo meno forte del giocatore di Tandil. In questo primo parziale l’unico momento di suspense è la palla break che deve annullare Dodig nel terzo game, peraltro senza grosse difficoltà. Si arriva perciò al tie-break dopo 47 minuti, con 5 punti persi al servizio dall’Argentina e 6 della Croazia. Il duo croato ottiene immediatamente due minibreak per il 3-0: il primo grazie ad un ottimo intervento a rete di Dodig, il secondo approfittando di un nastro che sporca la traiettoria della risposta di Cilic, con del Potro che non riesce controllare la stessa nei pressi della rete. I balcanici ne restuiscono subito uno, ma poi due errori a rete di Mayer (che indossa una maglietta della Lotto realizzata appositamente per questa finale) e due prime del n. 6 del mondo permettono alla Croazia di conquistare il tie-break per 7 punti a 2 ed incamerare il primo parziale, cosa psicologicamente molto importante nell’economia del match. Esplode l’entusiasmo della torcida croata. A proposito: nella gara del tifo, sicuramente i cori argentino sono più belli e pittoreschi, mentre i croati – che spesso si limitano a fischiare i cori degli avversari – si accendono tutti assieme solo nei momenti clou, ma quando lo fanno è veramente da brividi.

L’inizio del secondo set conferma l’importanza dell’esito del primo: gli argentini subiscono infatti il contraccolpo psicologico del brutto tie-break giocato e devono subito annullare una palla break sul servizio di del Potro, ma lo fanno senza particolari patemi. Tuttavia capitolano nel successivo turno di battuta, quello di Mayer, quando sale in cattedra l’unico vero doppista della compagnia: Ivan Dodig. Due suoi ottimi interventi a rete inframmezzati da un bel passante di dritto lungolinea consentono alla Croazia di realizzare il primo break in assoluto e di portarsi sul 3-1, ma – dopo aver fatto – il 31enne di Medjugorje disfa: nell’ottavo game, sul servizio di Cilic, stavolta Ivan interviene maldestramente due volte a rete. Un errore da fondo Cilic porta al controbreak. Subito dopo del Potro e Mayer si portano sul 5-4 con un parziale di 12 punti a 3. Gli argentini sugli spalti esultano, a partire da Maradona che sventola in piedi la sua sciarpa biancoceleste. Il match non è bello, ora si sente che la tensione in campo è salita ed è diventata una battaglia di nervi, tra pochi colpi di buona fattura e qualche errore di troppo. Si arriva così nuovamente al tie-break, con la sensazione che l’inerzia sia leggermente dalla parte della coppia argentina, che appare più solida e compatta – soprattutto in difesa da fondo – mentre Dodig sembra ancora un po’ in confusione dopo quel brutto ottavo gioco, come dimostrano alcune scelte tattiche discutibili nell’esecuzione dei colpi. Ciò nonostante, il tie-break premia nuovamente i croati, che nella fiera dei mini-break (cinque consecutivi all’inizio, poi sette nei primi nove punti) riescono per primi a ristabilire il dominio del servizio e a vincere così 7-4Dopo due ore di gioco la Croazia è sopra di due set.

Stavolta sono i sudamericani a prendersi una pausa per cercare di riordinare le idee – come aveva fatto Cilic alla fine del quarto set del primo singolare ieri – prima di iniziare il terzo parziale. A dire il vero, sulle tribune tutti aspettano ancora che salga di livello del Potro, il quale da fondo non sbaglia ma si limita ad eseguire il compitino, non prendendo praticamente mai il sopravvento nello scambio, nemmeno contro Dodig, che dovrebbe essergli inferiore in quello schema di gioco. Il suo devastante dritto finora non si è visto. Anche se il suo marchio di fabbrica è quello inside-out – che qui non riesce a giocare –  negli scambi sulla diagonale di dritto non fa mai la differenza con quel fondamentale. Nel terzo parziale i sudamericani annullano una pericolosissima palla break nel quarto game grazie ad un ace di Palito, ma ce ne sono altre tre per i croati nel sesto game. Sulla prima Mayer affossa in rete un dritto e le residue speranze argentine in questo doppio. Il copione infatti non muta: una differenza importante è che a rete gli argentini non giocano il doppio come andrebbe giocato dal punto di vista tattico, dato che non cercano praticamente mai di intercettare. I croati, al contrario, riescono a fare ciò: lo stesso Marin Cilic, singolarista di professione, prova ad intervenire non appena possibile. Stavolta la coppia di Medjugorje (Cilic e Dodig arrivano entrambi dalla località della Bosnia-Erzegovina e sono cresciuti giocando insieme) non si distrae come accaduto nel secondo set, anzi. Dodig è in trance agonistica ed ad ogni punto incita il pubblico che risponde immediatamente. Cilic col suo servizio chiude il terzo set per 6- 3 e con esso la contesa. Domani nel primo singolare il n.6 del mondo può giocarsi il match contro del Potro con tutta la pressione sul suo avversario e, in una finale di Davis, non è cosa da poco.

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