Pennetta applaude, "Ora Nico si sentirà leggero e curioso" (Cocchi). Addii da padroni, il record assoluto è di Flavia (Fontanelli)

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Pennetta applaude, “Ora Nico si sentirà leggero e curioso” (Cocchi). Addii da padroni, il record assoluto è di Flavia (Fontanelli)

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Pennetta applaude, “Ora Nico si sentirà leggero e curioso” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Sono le 8.30 della mattina a Miami, Flavia Pennetta è già in palestra ad allenarsi quando le arriva la notizia del ritiro di Nico Rosberg. Uno stop annunciato nel momento di massima gloria, poco dopo aver realizzato il sogno di una vita: vincere il Mondiale di Formula 1. Resterà nella storia dello sport italiano l’addio dal tennis di Flavia, a New York 2015, subito dopo aver vinto il titolo nella storica finale tutta italiana dello Us Open contro Roberta Vinci. «Prima di iniziare questo torneo — aveva annunciato Flavia dopo il trionfo nello Slam — ho preso una decisione molto importante nella via vita. Questo è il modo in cui voglio dire addio al tennis. Sono davvero felice». Chi meglio di lei, quindi, può capire che cosa è scattato nella testa di Rosberg per prendere questa decisione. LIBERAZIONE Flavia prova a spiegarlo in una maniera che sia comprensibile anche ai comuni mortali: «È come una liberazione, un nuovo inizio, una vita che riparte da zero — racconta la pugliese tra un sollevamento di pesi e l’altro —. So che può sembrare incomprensibile, ma ti senti leggero e curioso di quello che la vita può riservarti. Chiudi una porta e ne apri un’altra, hai davanti un percorso tutto nuovo e tutto da costruire». La pressione, la tensione delle gare, le corse tra una aereo e l’altro, liberarsi da tutto questo per chi per anni non si è mai fermato un attimo può essere un sollievo: «Io mi sono sentita benissimo da subito. Da quando ho smesso non ho più avuto nessuna nostalgia, sono serena e mi godo la vita. Ora sono a Miami insieme a Fabio che si prepara qui alla nuova stagione. Assaporo ogni giorno come una novità. Anche una semplice colazione al mare può essere una scoperta». FAMIGLIA Flavia a giugno ha sposato Fabio Fognini, probabilmente sta per diventare mamma, la famiglia da sempre è stato un suo obiettivo. Anche Rosberg che ha una moglie e una bambina piccola, ha deciso di dedicarsi alla famiglia: «A 31 anni è un uomo maturo, e adesso che ha una bellissima bambina ha dato priorità alla vita. Per questo Nico va apprezzato e rispettato per la sua scelta. Avrebbe potuto guadagnare ancora tantissimo, vincere trofei, ma ha valutato che questo è il momento giusto per dire basta. Anche Casey Stoner aveva fatto così quando sua moglie era rimasta incinta. Poi sì, è tornato per fare ancora qualche test, ma senza più avere dentro di sé quel sacro fuoco che ti spinge a cercare la vittoria, perché l’hai già vissuta e assaporata». RISCHI «Nel tennis — conclude la Pennetta —, al massimo ti fai male a un polso, a una spalla, questi ragazzi invece rischiano la vita. Corri, gareggi, vinci, soffri, poi a un certo punto maturi, non sei più spericolato e dai un valore diverso alla vita. Ti scatta qualcosa nella testa e capisci quello di cui hai veramente bisogno. E allora te lo prendi». Coraggio da campioni.

 

Addii da padroni, il record assoluto è di Flavia (Gabriele Fontanelli, Il Corriere dello Sport)

Vado, trionfo e lascio. Sembra questo il senso dell’addio alla F.1 annunciato da Nico Rosberg al Galà di Vienna organizzato dalla Fia. Il figlio di Keke ha stupito tutti con il suo annuncio, giunto appena cinque giorni dopo la conquista del titolo iridato ad Abu Dhabi, ma nel suo passo d’addio all’apice del successo il tedesco è stato imitato da grandi campioni, non soltanto in F1. HAWTHORN. Correvano gli anni 50 e John Michael Hawthorn era il prototipo della figura del pilota gentiluomo, che correva per diletto e divertimento. Alla guida della Ferrari l’estemporaneo pilota britannico conquistò il titolo iridato nel 1958 e poi, sconvolto per la scomparsa in gravi incidenti di Peter Collins, Luigi Musso e Stuart Lewis Evans, abbandonò la F1. Hawthorn perse la vita in un incidente stradale alcuni mesi dopo il suo ritiro. Sempre nel 1958 è curiosa la vicenda di Juan Manuel Fangio, che, dopo aver conquistato il quinto titolo con la Maserati nel 1957, disputa ancora due gare con la Casa italiana l’anno successivo, prima di dire addio. STEWART. Fu un ritiro annunciato ma anche anticipato quello dello scozzese Jackie Stewart. Dopo aver centrato l’alloro iridato con la Matra nel 1969 e con la Tyrrell nel 1971 e 1973, Jackie decise di chiudere con le competizioni alla fine del 1973, ma la tragedia era dietro l’angolo: in un grave incidente durante le prove del GP Usa 1973, ultima gara stagionale, perse la vita il francese Francois Cevert, suo compagno di squadra alla Tyrrell. Profondamente turbato dalla perdita dell’amico, Stewart non prese parte alla gara e si ritirò definitivamente. Il GP Usa sarebbe statala sua 100a gara in F1. PROST. Dopo aver centrato tre titoli mondiali alla guida della McLaren nel 1985, 1986 e 1989, il francese lasciò la F1 dopo l’infelice biennio con la Ferrari (1990-1991). Però, dopo lo stop nel 1992, tornò in F1 nel 1993 con la Williams e si aggiudicò il quarto titolo. Infine decise di appendere definitivamente il casco al chiodo al termine della stagione. PENNETTA. La sindrome del ritiro con effetto immediato dopo il trionfo non colpisce soltanto i campioni della F1. Clamoroso il caso della nostra Flavia Pennetta, che ad annunciare l’abbandono delle competizioni dopo «aver scalato la montagna», secondo la metafora usata da Rosberg, ha impiegato anche meno di Nico: un minuto dopo aver vinto l’Us Open 2015, il suo più grande successo sportivo, manifestò l’intenzione di lasciare il tennis. SPITZ. Senza dubbio è stato uno dei più grandi fuoriclasse in assoluto della storia del nuoto. Lo statunitense Mark Spitz ha conquistato ben sette medaglie d’oro all’Olimpiade di Monaco del 1972. Un risultato straordinario, mai raggiunto fino ad allora ai Giochi e migliorato solo quarant’anni dopo da Michael Phelps a Londra. Dopo questo meraviglioso settebello, Spitz annunciò l’addio ad appena 22 anni. Davvero molto precoce fu anche l’abbandono dell’australiana Shane Gould, subito dopo le tre medaglie d’oro nella stessa edizione dei Giochi, a soli 16 anni. MARCIANO. Disse addio all’apice anche Rocky Marciano, che lasciò il pugilato imbattuto nel 1956 a 39 anni, dopo una splendida serie d’oro di 49 successi di fila nei pesi massimi. Identica la vicenda di Floyd Mayweather, che 15 mesi fa si è ritirato a 38 anni dopo 49 trionfi nelle varie categorie

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