Il 2016 delle azzurre: tante delusioni e qualche lampo. Vinci rimane una certezza

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Il 2016 delle azzurre: tante delusioni e qualche lampo. Vinci rimane una certezza

Il bilancio del 2016 del tennis azzurro in rosa: difficile ripetere un 2015 straordinario, il ritiro di Flavia Pennetta ha pesato così come le crisi di Sara Errani e di Camila Giorgi

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Archiviata la finale di coppa Davis, tradizionale ultimo appuntamento della stagione tennistica, arriva per tutti i protagonisti della racchetta il tempo delle meritate vacanze e della successiva preparazione per l’imminente ripresa nell’emisfero australe. Agli appassionati, invece, non resta che dedicarsi ai bilanci di quanto accaduto da gennaio ad oggi nei campi di tennis più importanti al mondo. Ogni settimana, su Ubitennis, abbiamo ricapitolato e analizzato quanto fatto dai nostri giocatori nel circuito maggiore con la rubrica “La settimana degli italiani”. Ci dedichiamo ora ad un riepilogo generale della loro annata, partendo, noblesse oblige, dalle nostre ragazze.

Una premessa doverosa: la stagione 2016 del tennis italiano in gonnella non poteva essere come quella del 2015, l’anno della magica finale allo US Open tra Pennetta e Vinci. Non sarebbe stato corretto per valutare l’anno tennistico terminato, fare un semplice confronto numerico con quello precedente, visto che, con ogni probabilità, dovremo aspettare un bel po’ prima di rivivere una tale soddisfazione. Ma, a prescindere dall’eccezionalità di quella magica finale, il 2015 era terminato con tre italiane nella top 20 e cinque nella top 50, conseguenze della conquista di altri tre titoli (Errani a Rio de Janeiro, Giorgi a ‘s-Hertogenbosh e Knapp a Norimberga) e del raggiungimento di altre quattro finali (Vinci a Norimberga, Errani a Bucarest, Giorgi a Katowice e Knapp a Bad Gastein) e di ben sette semifinali.

Eppure, abbiamo avuto uno splendido inizio di 2016, nel quale, sulla scia del 2015, a febbraio Roberta Vinci ha conquistato a San Pietroburgo il suo primo Premier in carriera (decimo titolo complessivo); successo che è stato per la tarantina l’indispensabile trampolino di lancio per raggiungere anche l’obiettivo dell’ingresso nella top ten, culminato col best ranking di settima giocatrice al mondo. A febbraio non finivano lì le grandi soddisfazioni: Sara Errani, a seguito di una straordinaria cavalcata, conquistava a Dubai il nono e più prestigioso titolo in carriera, un WTA Premier, stessa categoria e dote di punti di quello di San Pietroburgo vinto dalla Vinci la settimana precedente, ma con un prize money tre volte superiore. Contemporaneamente, Francesca Schiavone si mostrava rediviva ed a sorpresa rientrava nelle prime 100 conquistando a Rio il torneo International che si disputava nella capitale carioca. Purtroppo, però, le soddisfazioni si sono in pratica interrotte a metà febbraio: da lì in poi, sino a fine stagione, si è registrata una sola settimana positiva a metà aprile, quando la Giorgi è giunta in finale per il secondo anno consecutivo a Katowice e la Errani a Charleston è arrivata in semi al Premier che si gioca sulla terra verde.

Non bisogna aver la bocca troppo buona, né pretendere troppo per definire pessima la seconda parte del 2016, nella quale, da inizio maggio in poi, eccezion fatta per i bellissimi quarti della Vinci a New York, le tenniste italiane non sono mai arrivate nemmeno una volta in semifinale ed hanno raggiunto solo altre cinque volte i quarti in tornei modesti, come piccoli International (la Schiavone a Nanchang, la Errani a Bucarest e Bastad, la Giorgi a Seoul e Washington, la Knapp a Bastad), a cui si devono aggiungere i quarti raggiunti, sempre da Roberta in un Premier, quello di New Haven, nella settimana precedente agli US Open. A questo quadro desolante si aggiunga che col pesante “cappotto” (0-4 senza vincere nemmeno un set) rimediato ad aprile a Lleida dalla Spagna, per la prima volta dopo 18 anni siamo usciti dal World Group della Fed Cup: l’unica costante, rimane l’assoluta inesistenza di ricambi a breve, visto che le nostre migliori under 23 non sono comprese tra le prime 250 del ranking WTA. L’immagine più nitida della crisi del settore femminile in questo 2016 arriva dalla sua conclusione: Vinci e Schiavone, attualmente la prima e la quarta italiana in classifica, entrambe ultratrentenni, sono state incerte sino all’ultimo su se proseguire o meno la loro lunga e memorabile carriera; mentre la Errani, scorata da una stagione molto deludente, è stata “costretta” a prendere la decisione di allontanarsi dal coach Pablo Lozano, col quale aveva collaborato per 12 anni.

Una stagione, va detto, anche un po’ sfortunata per il nostro tennis: basti pensare a quanto vissuto quest’anno da Karin Knapp, scivolata al 145° posto dal n°51 WTA col quale aveva iniziato il 2016. L’altoatesina non ha purtroppo mai trovato la migliore condizione, dopo il rientro post operazione al ginocchio destro del settembre 2015. Karin, rientrata nel circuito solo a Miami, non è tornata mai ai suoi livelli, in un 2016 per lei disgraziato, terminato prematuramente agli US Open e nel quale gli unici piazzamenti sono stati i quarti a Bastad, la vittoria dell’ITF di Brescia ed il terzo turno a Parigi. Per lei, un unico momento da ricordare in questa stagione: la bella vittoria contro l’acciaccata Azarenka al primo turno del Roland Garros, primo successo in carriera contro una top-ten. Se dovesse ritrovare la piena efficienza fisica, come le auguriamo di cuore, può tornare competitiva e provare a migliorare il suo best ranking (33 nel luglio 2014).

Intanto, passiamo ad esaminare più analiticamente quanto fatto dalle nostre migliori 4 giocatrici del 2016, procedendo in ordine di classifica.

Roberta Vinci

Ranking singolare: 18 (15 a fine 2015)

Record vinte/perse: 28-26

Slam Aus Open Roland Garros Wimbledon US Open
Turno raggiunto 3T (l. A. Friedsam) 1T (l. Ka. Bondarenko) 3T (l. C. Vandeveghe) QF (d. A. Kerber)

Bilancio Fed Cup: 0-2

Risultato                        Categoria         Torneo
Titolo Premier San Pietroburgo
Quarti di finale Premier Brisbane, Doha, Stoccarda, New Haven

La stagione in review: dopo una buona campagna in Australia, durante la quale ha colto i quarti a Brisbane ed il terzo turno a Melbourne, dove ha perso non senza rimpianti dalla Friedsam, Roberta ha trovato la forza di compiere un grande exploit, vincendo a San Pietroburgo il suo primo torneo Premier. Tale successo, seguito dai quarti di Doha, le ha consentito di raggiungere il traguardo stagionale, l’accesso nella top ten, sino a salire al settimo posto del ranking. Da quel momento in poi, un po’ il probabile inconscio appagamento, un po’ i problemi al tallone, le hanno fatto raccogliere molto poco, se non altri tre quarti di finale, il più bello ed importante dei quali a New York, nel suo torneo preferito, gli US Open, dove ha confermato di aver meritato nel 2015 il successo e la fama guadagnata dopo aver sconfitto Serena Williams ad un passo dal suo personale Grand Career Slam.

La gioia più grande: mancava ancora una soddisfazione alla carriera di Roberta L’ingresso nella top ten di singolare ed è stato questo, sebbene mai confessato pubblicamente, il grosso obiettivo che la tarantina si era data nella stagione appena conclusa, consapevole come era che sino a settembre avrebbe avuto pochi punti da difendere.  L’esserci riuscita già a febbraio, dopo la vittoria di San Pietroburgo eliminando due top 20 come Ivanovic e Bencic, è stato molto importante, ma assieme ai fastidi fisici, l’ha poi demotivata nel prosieguo del 2016.

La delusione più cocente: la ciliegina sulla torta per la carriera di Roberta poteva essere data dalla conquista di una medaglia olimpica, meritata specialmente in doppio, specialità dove è stata numero 1 ed ha vinto il Grand Career Slam. Ai giochi olimpici di Rio è stata due volte ad un passo dalle medaglie, fermandosi però ai quarti di finale: le occasioni sono arrivate con Fognini nel doppio misto e, soprattutto, con la Errani nel doppio femminile, perdendo una partita, contro le ceche Safarova e Strycova, che sembrava già vinta.

Analisi con voto: la vittoria del primo Premier della stagione, la scalata sino al settimo posto del ranking, la bella cavalcata di New York e la chiusura nella top 20 sono soddisfazioni per le quali Roberta ad inizio stagione avrebbe messo mille firme. Passano dunque in secondo piano le tante sconfitte premature rimediate da maggio in poi sino a fine stagione, dovute ad un logorio psico-fisico che ha messo in serio dubbio il prosieguo della carriera di Roberta. Ora che la tarantina ha deciso di continuare a giocare, siamo certi che rimetterebbe altre mille firme per ripetere il 2016. Anche per questo, il voto non può che essere buono. 7.5

Sara Errani

Ranking singolare: 49 (20 a fine 2015)

Record vinte/perse: 21-24

Slam Aus Open Roland Garros Wimbledon US Open
Turno raggiunto 1T (l. M. Gasparyan) 1T (l. T. Pironkova) 2T (l. A. Cornet) 1T (d. S. Rogers)

Bilancio Fed Cup: 0-3 (0-2 in singolare)

Risultato        Categoria          Torneo
Titolo Premier Dubai
Semifinale Premier Charleston
Quarti Premier Sydney
International Bucarest, Bastad

La stagione in review: ha tradito le aspettative di tutti un buon inizio di stagione (quarti al premier di Sydney battendo Bencic e Jankovic, rispettivamente 12 e 21 WTA) condito a febbraio da una grande gioia, la vittoria di un torneo ricco (1.734.000 dollari di montepremi) come quello di Dubai, nono titolo in carriera e primo della categoria Premier. Il resto della stagione ha però purtroppo ricalcato il malessere e la stanchezza psicologica manifestata da Sara, già dopo l’eliminazione al primo turno agli Australian Open. Un solo buon torneo, a Charleston con le semi e due quarti a luglio in piccoli tornei sull’amata terra rossa, rappresentano per Sara, che aveva chiuso gli ultimi 4 anni nella top-20, un magrissimo bottino, appesantito da tante, troppe sconfitte, al primo turno (o all’esordio se aveva avuto un bye): a fine stagione se ne conteranno 13, le più drammatiche delle quali, le 4 consecutive tra Madrid e Parigi, dove aveva costruito sempre le fortune della sua classifica.

La gioia più grande: non è difficile da individuare, purtroppo. A Dubai Sara è stata molto brava a cogliere la fortuna di avere avuto, in un Premier con le 8 teste di serie comprese tra le top 20, un buon tabellone (l’avversaria con la classifica migliore battuta è stata la Svitolina, n° 21 WTA) per vincere un torneo prestigioso e ricco, senza dubbi il più importante titolo in una carriera che già le ha offerto grandissime soddisfazioni.

La delusione più cocente: se è facile scegliere il momento più bello di una stagione sfortunata, risulta più difficile individuare il più amaro. Vedendo la reazione affranta di Sara nel post-match, probabilmente bisogna però andare ai Giochi Olimpici di Rio ed al maledetto quarto di finale di doppio perso contro la coppia ceca Safarova e Strycova. Con Roberta Vinci, Errani conduceva di un set e di 3-0 con doppio break, prima di incartarsi in una serie di doppi falli nei momenti decisivi del match, tra i motivi principali della rimonta avversaria. Le “Cichis”, per la grande carriera avuta nella specialità, meritavano senz’altro questa soddisfazione ed esserci arrivate così vicine, ha amplificato ulteriormente la delusione.

Analisi con voto: la decisione maturata a fine stagione di separarsi professionalmente con il coach Pablo Lozano, dopo dodici anni di partnership fruttuosa, racconta meglio di mille parole quanto questo 2016 sia stato negativo per la tennista emiliana. Col tecnico spagnolo che aveva accompagnato Sara dai suoi primi passi nel professionismo sino a 3 anni e mezzo fa al numero 5 del ranking WTA, nel 2016 non si sono trovate le chiavi per invertire un’inerzia di risultati molto negativa, che ha relegato in chiusura di stagione la finalista del Roland Garros 2012 al 49° posto del ranking, peggior posizione di fine anno dal 2007. La vittoria del torneo più importante in carriera, il Premier di Dubai in febbraio, poco sposta, purtroppo, nel giudizio di un’annata disastrata. 4.5

Segue a pagina 2: la stagione di Giorgi e Schiavone

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