Ubaldo incontra Eduardo Infantino: "Del Potro può vincere sei Slam. L'Italtennis ha futuro"

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Ubaldo incontra Eduardo Infantino: “Del Potro può vincere sei Slam. L’Italtennis ha futuro”

L’esperto tecnico argentino si racconta a Ubitennis: l’esperienza di Tirrenia, la nuova avventura con Bolelli e Giannessi oltre al futuro del tennis italiano e argentino

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Dopo esserti occupato del centro tecnico di Tirrenia, ora ti stai occupando di due giocatori in particolare, Bolelli e Giannessi. Che differenza c’è tra le due esperienze?
Dopo quattro anni a Tirrenia era importante per me tornare ad aggiornarmi sul Tour, che è sempre stato la mia vita.

Puoi ricordarci quali giocatori hai allenato?
Ho cominciato a ventiquattro anni con Franco Davin per sei anni, poi Camporese, Pescosolido, El Aynaoui, Squillari, Nalbandian, Zabaleta, Del Potro (da quando aveva 12 anni). Quello che mi ha dato più soddisfazioni è stato Nalbandian.

Ti aspettavi che Del Potro arrivasse dove è arrivato?
Mi aspettavo che arrivasse a fare ancora di più. Lui può arrivare a vincere sei/sette Slam e nonostante gli infortuni può ancora arrivarci. Deve ancora giocare il miglior tennis della sua vita.

Come valuti la tua esperienza di quattro anni a Tirrenia?
È stata un’esperienza bellissima. Abbiamo cominciato a fare un settore over 18 che ora esiste in tutto il mondo per come si sta sviluppando il tennis oggi. Per me è stata un’esperienza nuova e adesso è arrivato il momento di tornare a fare quello che ho fatto per tutta la vita.

E adesso quello che facevi a Tirrenia chi lo fa?
C’è un bel gruppo di lavoro con Palumbo responsabile tecnico, Volandri e Umberto Rianna. Per i ruoli precisi dovresti chiedere a Palumbo perché io sono stato un po’ di tempo in Argentina, quindi non so con esattezza quale sia la nuova struttura.

Come riuscirai a gestire contemporaneamente Bolelli, che è esperto, e Giannessi che è un giovane?
Devo ancora fare un programma preciso e organizzarmi. Per quanto riguarda Bolelli, dobbiamo aspettare che il ginocchio guarisca, l’obiettivo è essere pronti per la Coppa Davis a Febbraio in Argentina. Andremo là prima per far recuperare il ginocchio al caldo, dove non c’è l’umidità che c’è qui in Europa. Dobbiamo organizzare un sistema di collaborazione con la FIT e i giocatori professionisti, come si fa in tutte le Federazioni del mondo.

Non posso non chiederti un parere sull’Argentina che ha vinto la Coppa Davis.
Io sono uno dei vecchi allenatori che ha costruito il sistema argentino e sudamericano che ha portato a questa generazione di giocatori. Di sicuro è bello arrivare a vincere una Coppa Davis, ma di per sé vuol dire tanto e niente. Per esempio la Spagna ha vinto quattro Coppe Davis, ma oggi a livello giovanile non c’è quasi niente sotto. Anche il tennis argentino a livello Junior non ha niente in questo momento. Sono lontani i tempi in cui l’Argentina aveva tre semifinalisti al Roland Garros. Se sotto non c’è una struttura che produca giocatori nuovi Junior, non serve a molto.

Io questa struttura in Italia non la vedo. Tu invece vedi un bel futuro per il tennis italiano a breve?
Sì, io vedo un buon futuro con Giulio Rotoli e Lorenzo Musetti,  quella generazione lì. Poi bisogna dire in Spagna e in Argentina sono stati i privati a produrre i giocatori, non le Federazioni, quindi la responsabilità non può essere solo della FIT. Se alla struttura italiana aggiungiamo degli investimenti privati, io vedo un buon futuro.

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