Nei dintorni di Djokovic, 2016 rewind: dal Nole Slam alla quasi Davis di Cilic

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic, 2016 rewind: dal Nole Slam alla quasi Davis di Cilic

L’analisi della stagione 2016 dei top 100 dei paesi dell’ex Jugoslavia. Buona annata per gli uomini: soprattutto per Djokovic, Cilic e Karlovic (Olimpiadi, Murray e finale di Davis a parte). Molto meno buona per le donne, eccetto la rivelazione Ana Konjuh. Le prospettive per il 2017

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Siamo a dicembre, tempo di bilanci e di propositi per l’anno che verrà. Anche i “Dintorni” non potevano esimersi: pertanto vediamo com’è stato il 2016 dei top 100 (con qualche piccola eccezione) provenienti dai paesi dell’ex Jugoslavia e cosa ci possiamo aspettare da loro nel 2017.

Serbia

Ovviamente si parte dal “titolare” della rubrica. Della stagione di Novak Djokovic si è detto tutto e di più: primo semestre eccezionale, con la prima vittoria al Roland Garros e con tutti e quattro i trofei del Grande Slam contemporaneamente in bacheca, secondo semestre da dimenticare, con l’addio probabilmente definitivo al sogno dell’oro olimpico e alla fine anche la perdita della prima posizione in classifica a favore di Andy Murray. Da dimenticare per lui, sia chiaro, perché è sempre bene ricordare che in tantissimi metterebbero la firma per vincere in carriera un Masters 1000, arrivare in finale in uno Slam e alle ATP Finals. In carriera, non in soli sei mesi… Inutile negarlo, una delle grandi curiosità di inizio stagione sarà quella di vedere quale Djokovic si presenterà ai nastri di partenza del suo giardino di casa, il cemento di Melbourne che l’ha visto trionfare già sei volte: ci sarà di nuovo Robonole o ancora l’amletico Novak del dopo Wimbledon?

Passiamo poi al n. 2 serbo, Viktor Troicki, che aveva iniziato l’anno da n. 22 e con l’obiettivo dichiarato di entrare nella top 20. La vittoria a Brisbane e la finale a Sofia ad inizio anno sembravano essere i segnali che la strada era quella giusta. Troicki si è invece fermato lì, senza altri grossi acuti. Gli ottavi al Roland Garros, un paio di semifinali a livello 250, qualche scalpo di valore – come Nadal e Thiem, senza però riuscire mai a superare la tommasiana “prova del nove “ e venendo sempre eliminato al turno successivo – sono risultati sufficienti a garantirgli l’attuale 29esimo gradino ATP, ma non il tanto agognato rientro tra i primi venti giocatori del mondo. Il 31enne tennista di origine russa si è sposato a fine novembre con la connazionale Aleksandra Djordjevic: chissà che l’età ed il matrimonio lo aiutino a gestire meglio il suo stato d’animo in campo (quest’anno di lui si ricorda soprattutto il clamoroso litigio con il giudice arbitro a Wimbledon) in modo da provare ancora una volta ad avvicinare quel best ranking (n. 12) raggiunto nel 2011.

Terzo ed ultimo top 100 serbo, Dusan Lajovic. Per lui quest’anno tre semifinali a livello 250, l’ultima delle quali, ad inizio agosto, lo aveva portato a sfiorare il suo best ranking (n. 59 contro n. 57). Ma un infortunio occorsogli proprio durante quel match gli ha fatto perdere tutta la stagione sul cemento americano e un po’ tutto il filo del suo gioco, tanto da farlo scivolare sino all’attuale n. 93 ATP. Ma il 26enne di Stara Pazova non si è scoraggiato e per il 2017 ha deciso di affidarsi ad un grande coach come Josè Perlas, uno che di giocatori talentuosi del bacino del Mediterraneo se ne intende (Moya, Costa, Almagro, Ferrero, Tipsarevic e Fognini). Riuscirà l’allenatore spagnolo a far fare il salto di qualità anche a Lajovic?

Non è un top 100 ma è stato un top ten: doverosa menzione per Janko Tipsarevic che nella seconda parte della stagione ha fatto parlare nuovamente di sé con la vittoria nel Challenger di Qingdao, la battaglia al quinto set nel secondo turno degli US Open contro Pablo Carreno Busta, la semifinale raggiunta nell’ATP 250 di Shenzen. Dopo tutti i problemi fisici degli ultimi anni, sarebbe un bel premio per il 32enne “Tipsy” riuscire a tornare tra i primi cento giocatori del mondo. Conclude la stagione al n. 144, un buon risultato considerato che era partito in gennaio dal gradino n. 410, dopo un 2015 in cui aveva giocato solo dieci partite (e ne aveva vinte tre).

Ha solo diciasettenne anni, è solo n. 795 ATP, ma uno che vince due volte di fila l’Orange Bowl (c’erano riusciti più di quaranta anni fa solo gli statunitensi Harold Solomon, nel biennio 1969-1970, e Billy Martin, nel biennio 1973-1974) va tenuto d’occhio nel 2017: pertanto, vediamo cosa farà Miomir Kecmanovic.

In campo femminile, purtroppo, solo delusioni in casa serba. Le due top player, Ana Ivanovic e Jelena Jankovic, sono crollate in classifica, da n. 16 e n. 21 a n. 63 e n. 54 rispettivamente. Per entrambe una stagione da dimenticare, caratterizzata da parecchi problemi fisici (Ana non ha più giocato dopo gli US Open). È andata anche peggio alla terza top 100 serba di fine 2015, Bojana Jovanovski. Era n. 79, oggi è n. 726, dopo aver perso tutta la stagione (5 match giocati in tutto, tutti persi, di cui 4 fino ad inizio febbraio e poi solo il primo turno al Roland Garros) a causa dei problemi al polso e alla spalla destra, che l’hanno costretta ad operarsi quest’estate. In prospettiva 2017, oltre a verificare nei fatti le bellicose dichiarazioni di rivincita delle due ex n. 1 del mondo, sarà interessante vedere i progressi della 15enne Olga Danilovic, n. 13 della classifica mondiale juniores, di cui si dice un gran bene e che ha appena vinto l’Orange Bowl in doppio.

Croazia

Va bene, in questo momento se si pronuncia il nome di Marin Cilic si pensa all’impresa sfiorata in Coppa Davis ed alla cocente delusione della rimonta subita da Juan Martin del Potro nel match che poteva consegnare la seconda insalatiera della sua storia alla Croazia. Ma se allarghiamo la prospettiva, non si possono più dimenticare le vittorie al Masters 1000 di Cincinnati e all’ATP 500 di Basilea, la seconda qualificazione in carriera alle ATP Finals ed il best ranking di fine anno, n. 6 ATP. Insomma, i risultati dicono che si è trattato di un grande anno per il tennista di Medjugorje, che era n. 13 a inizio stagione. Certo, c’è un po’ il rimpianto per quello che poteva essere e non è stato, per quei due match persi dopo essere stato in vantaggio due set a zero (i quarti di finale a Wimbledon contro Roger Federer ed il citato match contro il coetaneo ed amico argentino). D’altro canto, in prospettiva 2017 c’è da tener conto del fatto che tutti gli ottimi risultati citati sono stati ottenuti dopo l’improvviso cambio di coach a luglio, con Ivanisevic sostituito da Bjorkman. Vedremo ora, dopo la preparazione invernale, quanto sarà più evidente la mano del 44enne svedese. E se sarà sufficiente per permettere a Cilic di non avere rimpianti a fine 2017 e salire di quel gradino che rappresenta l’obiettivo dichiarato per la prossima stagione: diventare uno dei primi cinque giocatori del mondo.

Discorso simile anche per Ivo Karlovic, seppur su un gradino inferiore. Anche del gigante zagabrese abbiamo ancora negli occhi la totale impotenza nell’ultimo match della finale di Davis, spazzato via dalle proprie insicurezze oltre che da un Delbonis ispirato come non mai. Ma se ci si ferma un attimo a riflettere, ci si deve ricordare che dopo aver iniziato la stagione con un problema al ginocchio che di fatto l’ha tenuto praticamente fermo ai box per quattro mesi, il 37enne tennista croato si è poi tolto lo sfizio in piena estate di vincere due tornei ATP 250 e di arrivare ad un punto dalla vittoria in un ATP 500, per poi terminare per la prima volta  in carriera l’anno tra i primi venti. Tanto di capello, dr. Ivo.

Segue a pagina 2: ancora Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Slovenia 

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