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Opinioni

Il tie-break al quinto set? Se lo tengano gli americani

Rino Tommasi e Novak Djokovic lo vorrebbero anche negli altri Slam, Roger Federer no: “Sarebbe come i rigori nel tennis”. Meglio decidere tutto in 2 punti o sperare in sfide epiche come Nadal-Federer 2008?

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Posto che è assurdo avere questa differenza tra le prove dello Slam (fatte le dovute proporzioni, sarebbe come se un Major si giocasse al meglio dei 3 set e gli altri al meglio dei 5), quale delle due soluzioni sarebbe più auspicabile? Tie-break finale o long set?

Anche nella terra degli affari e del mercato, le logiche commerciali sono venute a patti con le esigenze dei giocatori, nell’ottica di non penalizzare il vincente della maratona a oltranza, che arriverebbe quasi sempre stremato al turno successivo. In molti poi ritengono che decidere tutto al tie-break del quinto set sintetizzi perfettamente il concetto della classe, ovvero la capacità di esprimere il meglio nei punti decisivi, anche, anzi in particolare, se parliamo di un solo scambio decisivo che può fare la differenza tra vittoria e sconfitta, nel caso il tie-break sia vinto con due punti di vantaggio.
A tal proposito Rino Tommasi è sempre stato diretto (del resto, quando mai non lo è stato?): “Se due giocatori arrivano sul 6 pari del quinto set, chiunque vinca non sarà un’ingiustizia. È giusto il tie-break anche nel set decisivo”. Vero, caro Rino, ma per lo stesso ragionamento come possiamo sostenere che chiunque perda meriti effettivamente la sconfitta? La logica di premiare chi avrebbe più classe concentrando tutto nel tie-break decisivo darebbe infatti troppo peso alla componente fortuna. Più giusto andare a oltranza, almeno secondo Roger Federer, che poco più di un anno fa si è dichiarato scettico sull’introduzione del tie-break al set decisivo: “Sarebbe come mettere i rigori nel tennis, dato che in un tie-break sono le piccole cose che decidono il vincitore. In alcune occasioni è buona cosa avere un set lungo”.

Roger è dunque dell’idea che la componente di casualità (o di destino, a seconda dei punti di vista) sia troppo preponderante nel tie-break, specie se questo va oltre il 6 pari e si decide ai vantaggi. In questo senso il paragone coi calci di rigore, dove a vincere non di rado è il più fortunato. Un set lungo permetterebbe a chi subisce la deviazione di un nastro maligno o un colpo scentrato e fortunoso da parte dell’avversario la possibilità di recuperare, rendendo più meritocratica la designazione del vincitore.

Altri giocatori, come Djokovic, si sono dichiarati invece favorevoli alla possibilità di definire con certezza il numero dei game di una partita (sempre intendendo il game in senso lato, cioè considerando come tale anche il tie-break). In effetti, questa soluzione permette agli organizzatori e alle tv di gestire meglio la programmazione delle partite, già messa in discussione da fattori atmosferici come la pioggia o, in rari casi, particolari situazioni di caldo insopportabile come talvolta accade all’Australian Open.

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