I match dell'anno: la top 5 di Olimpiadi e Coppa Davis

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I match dell’anno: la top 5 di Olimpiadi e Coppa Davis

Ripercorriamo gli incontri più significativi delle manifestazioni a squadre del 2016. Juan Martin del Potro protagonista assoluto

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I match dell’anno: la Top 5 degli Slam

I match dell’anno: la Top 5 del circuito ATP

Molti degli incontri indimenticabili del 2016 si sono disputati nel torneo olimpico e in Coppa Davis che, a dispetto delle critiche e delle polemiche sui possibili cambiamenti di formula, ha restituito al tennis un Juan Martin del Potro da sogno. L’argentino si è reso protagonista di una delle favole più belle della storia dello sport, dando vita ad alcuni match indimenticabili: è lui, infatti, il principale artefice dei match più belli dell’anno in queste due manifestazioni, ma c’è spazio anche per la maratona di Birmingham tra Murray e Nishikori.

1) Coppa Davis, Finale J.M. del Potro b. M. Cilic 6-7(4) 2-6 7-5 6-4 6-3

27 novembre 2016, Zagreb Arena, la Croazia è ad un passo dalla seconda vittoria in Coppa Davis nella sua giovane storia. Prima, però, Marin Cilic deve superare Juan Martin del Potro. L’inizio è più che promettente, visto che il ragazzo di Medjugorje vince i primi due set mostrando un tennis strepitoso, lasciando fermo l’avversario col servizio e il dritto, imponendo il proprio ritmo da fondocampo e rispondendo in maniera fenomenale, soprattutto dal lato del rovescio. Gli argentini non ci credono più, il gigante di Tandil ha uno sguardo cupo, è in difficoltà e non riesce ad accendersi. Ciò nonostante, è proprio qui che DelPo dimostra per l’ennesima volta di avere una resilienza fuori dal comune: dopo aver iniziato il terzo set con un tweener magistrale, si aggrappa al servizio e aspetta il momento buono per centrare il break, che arriva nel dodicesimo gioco del terzo set. La gittata dei colpi di Marin è meno profonda rispetto a prima, mentre la tensione sale progressivamente. Il dritto del sudamericano è sempre più penetrante. Dopo essersi salvato nel settimo game (giocato da entrambi in maniera eccelsa), del Potro si procura tre set point sul 5-4 in suo favore, andando a segno col dritto alla terza occasione. Il pubblico argentino è in netta minoranza, ma è talmente scatenato che si ha l’impressione di stare a Buenos Aires.

All’inizio del parziale decisivo, tuttavia, l’argentino accusa un passaggio a vuoto che gli costa il break in apertura, riuscendo però a tornare in partita pochi minuti dopo. Entrambi i giocatori sono stanchi, ma la torre di Tandil sembra crederci di più, mentre la palla di Cilic fa sempre meno male al suo avversario, che tenta l’affondo decisivo nell’ottavo gioco giocando un paio di dritti surreali dall’angolo sinistro. Dopo aver strappato il servizio al rivale, il servizio di del Potro fa il resto e, dopo 4 ore e 53 minuti di tennis spettacolare ed emozionante, Orsanic può finalmente andare ad abbracciare il suo giocatore. Delbonis farà il resto e porterà l’insalatiera all’Argentina per la prima volta nella storia dell’Argentina. Intanto DelPo piange, non riesce a descrivere ciò che è successo, soprattutto ripensando agli ultimi tre anni. Il 2017 promette di essere anche il suo anno. Djokovic e Murray sono avvisati.

2) Coppa Davis, SF: J.M. del Potro b. A. Murray 6-4 5-7 6-7(5) 6-3 6-4

La semifinale di Coppa Davis tra Gran Bretagna e Argentina inizia col botto: Andy Murray affronta Juan Martin del Potro nel primo match di un tie che regalerà la finale alla vincitrice di uno scontro che si deciderà solamente all’ultimo singolare. Andy parte molto bene, inchiodando costantemente il rivale nell’angolo sinistro per poi punirlo col rovescio lungolinea. Ciò nonostante, le gambe di del Potro iniziano ad andare a velocità impressionanti e gli permettono di colpire di dritto anche dal lato sinistro, mentre il campione di Dunblane gioca in maniera troppo conservativa. Dopo aver smarrito il set d’apertura, però, Andy cerca di essere maggiormente aggressivo e viene a rete ad annullare una palla break delicatissima sul 4 pari. Nel dodicesimo game il padrone di casa si procura due palle set: qui il pubblico esulta a gran voce chiamando fuori un diritto di Del Potro. Pascal Maria non è di questa idea e lascia correre; Juan Martin spara in corridoio il diritto successivo e cede servizio e parziale: 7-5 Murray. Quest’ultimo, tuttavia, continua ad essere troppo nervoso e poco lucido, cedendo per due volte il servizio, salvo poi riagganciare l’avversario in entrambe le circostanze (fenomenale il numero due del mondo ad annullare un set point con un lob difensivo da capogiro). Si arriva al tiebreak, dove sul 5 pari il fratello di Jamie trova una risposta di rovescio fenomenale, seguita a rete e chiusa da un comodo smash; nel punto seguente l’ennesima prima esterna vincente da sinistra porta Murray avanti due set a uno dopo 3 ore e 25 minuti di battaglia.

Tutti danno per scontato che del Potro cederà fisicamente o che, comunque sia, Andy adesso riacquisisca la calma e la concentrazione per archiviare il match senza soffrire troppo nel quarto set. Le cose, invece, vanno diversamente: il britannico cerca inspiegabilmente di accorciare gli scambi ricorrendo più volte al dropshot – peraltro con risultati per lo più negativi – mentre l’argentino continua a martellare con i suoi due colpi migliori e si garantisce la possibilità di giocarsi tutto al quinto (l’ultima volta che ci era arrivato era stata nel gennaio 2014, quando perse contro Bautista Agut nel secondo turno degli Australian Open). Dopo che entrambi i contendenti salvano il loro turno di battuta rispettivamente nel quinto e nel sesto gioco, sul 3 pari il dritto di del Potro ritorna a creare grattacapi al servizio di Andy, il quale commette un brutto errore di rovescio che gli costa lo 0-40. Dopo aver salvato le prime due, sulla terza il padrone di casa segue a rete un’ottima prima esterna, ma qui l’argentino trova un passante in corsa col dritto lungolinea da consegnare ai posteri e da rivedere mille volte, se non un milione: break del Potro. Poco dopo Murray annulla un match point col 33esimo ace della sua partita, ma Palito da quel momento in poi non si guarderà più indietro e, dopo 5 ore e 7 minuti, chiuderà un incontro storico, di grande qualità e che in qualche modo segna l’inizio della cavalcata albiceleste verso la conquista dell’insalatiera.

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