La scommessa si fa pericolosa (Semeraro). Murray falsa partenza, Abu Dhabi è amara (Tuttosport). Il ritorno di Federer l'immortale, "Io come Buffon: nati per durare" (Piccardi). Murray e Kerber, il 2016 dei nuovi re (Schito)

Rassegna stampa

La scommessa si fa pericolosa (Semeraro). Murray falsa partenza, Abu Dhabi è amara (Tuttosport). Il ritorno di Federer l’immortale, “Io come Buffon: nati per durare” (Piccardi). Murray e Kerber, il 2016 dei nuovi re (Schito)

Pubblicato

il

 

La scommessa si fa pericolosa (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Il tarlo delle partite combinate è comune a molti sport ma il tennis si presta meglio di altri ai giochetti proibiti e ormai c’è il pericolo concreto che si faccia corrodere in maniera preoccupante. Dal basso, cioè dai tornei di minore livello, soprattutto i Futures (organizzati dalla federazione internazionale) e i challenger (il primo gradino del circuito Atp). L’ultimo allarme, fra l’esasperato e il disperato, arriva da Sam Groth, davisman australiano famoso per detenere il record di velocità della prima palla di servizio. «Non potete immaginare quanti attacchi (da parte di scommettitori, ndr) ho ricevuto», ha raccontato The Weekend Australian, rivelando di aver girato i messaggi ricevuti sui social media al sindacato giocatori. «Mai vista una cosa del genere. Minacce di morte a me, alla mia ragazza, alla mia famiglia Livelli inaccettabili. Finché si tratta di me, posso farci una risata su, ma se toccano i miei cari allora vuol dire che la situazione sta sfuggendo di mano». INCHIESTA. Poco meno di 12 mesi fa la BBC lanciò l’ennesimo sasso con una inchiesta in cui si denunciava l’ampiezza del fenomeno, nel frattempo si sono aggiunti altri episodi. Uno riguarda anche l’Italia, e ha coinvolto Marco Cecchinato, 23 enne palermitano che dopo essere stato assolto – per un vizio di forma – dalla giustizia sportiva, è ora nuovamente indagato da quella ordinaria insieme al collega Riccardo Accardi per frode sportiva. SPAGNA. In Spagna a inizio dicembre la Guardia Civil ha fermato 34 persone, fra le quali sei tennisti classificati fra l’800 e il 1200 del ranking mondiale, per una serie di combine in ben 17 tornei minori spagnoli, mentre il quotidiano argentino la Nacion qualche giorno fa ha scritto di indagini in Colombia e in Cile, dove un tennista locale avrebbe denunciato tre connazionali. Per la Tennis IntegrityUnit, l’agenzia che indaga il problema, nei primi 9 mesi del 2016 sono stati 216 i casi sospetti, ma c’è un “sottomondo” che non emerge. Si può nascondere la testa sotto la sabbia, oppure riconoscere, come Groth, che il problema esiste ed è quasi endemico. I quartieri alti della dassifica ne sono stati appena sfiorati, ma un sordido brodo di coltura con contatti con la criminalità organizzata rischia di avvelenare le sorgenti del tennis, ovvero i tornei in cui ci si fanno le ossa e dove vecchi mestieranti e giovani senza risorse possono farsi tentare dal miraggio di soldi facili (da 2.000 dollari in su) per aggiustare un risultato. MINACCE. Le minacce via internet già nel 2013 hanno convinto a ritirarsi la canadese Rebecca Marino, ex nr.38 Wta; contro i cyberbulli si sono dichiarate le due top-player Madison Keys e Caroline Wozniacki, mentre l’americana Nicole Gibbs si è scagliata contro i tornei – ad esempio gli Australian Open – che accettano denaro dai siti di scommesse: “Mi disturba vedere come main sponsor di un torneo gli stessi siti dai quali dopo una sconfitta arriva un flusso di messaggi sui miei profili social”. Groth ha chiuso tutti i suoi account, altri rischiano di chiudere la carriera. O di aprire un conto con la giustizia.

 

Murray falsa partenza, Abu Dhabi è amara (Tuttosport)

Falsa partenza per Andy Murray ad Abu Dhabi, tradizionale torneo/esibizione giunto all’ottava edizione, che ha aperto di fatto il 2017. In semifinale lo scozzese, numero uno del mondo, ha ceduto per 7-6(4) 6-4 al belga David Goffin (n. 11 Atp). Lo scozzese è apparso ancora un po’ “imballato” dalla preparazione atletica. Grandissima prova di Goffin che ha spinto per tutto il match. Continua invece a convincere Rafa Nadal, numero 8 Atp, che dopo il successo in due set contro Berdych, si è ripetuto anche contro il canadese Milos Raonic, numero tre del ranking mondiale, battuto per 6-1 3-6 6-3. Oggi dunque finale tra Nadal, a caccia del poker ad Abu Dhabi, e Goffin, per la prima volta in campo al Mubadala: curiosamente tra i due non ci sono precedenti (ed anche la finale negli Emirati Arabi Uniti, in quanto esibizione, non sarà omologata). Speranza Federer «Spero di poter giocare per altri due o tre anni, e non per sei mesi. Il mio approccio mentale al tennis giocato è a lunga scadenza». Con queste parole Roger Federer, da Perth dove si trova per giocare nella Hopman Cup ha commentato il proprio ritorno in campo dopo che la sua ultima apparizione è stata quella dell’8 luglio scorso, nella semifinale di Wimbledon persa contro Raonic. Brisbane, Schiavone ok. Esordio positivo per Francesca Schiavone nelle qualificazioni di Brisbane. L’italiana ha superato la giapponese Ayumi Morita. La nipponica si è ritirata sul punteggio di 7-6(5) 2-0 in favore dell’azzurra che nel primo set si è trovata sotto per 5-2. Al prossimo turno Schiavone dovrà vedersela con la statunitense Jennifer Brady, numero 118 Wta.

 

Il ritorno di Federer l’immortale. “Io come Buffon: nati per durare” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Dedicato a chi diceva che non sarebbe più tornato, ingrassato com’è dai 98.830.825 dollari incassati in prize money (nella classifica 2016 di Forbes è quarto con 55,6 milioni dietro la band degli One Direction, Cristiano Ronaldo e la cantante Adele), dai 17 titoli Slam e dai quattro pargoli (Myla Rose e Charlene Riva più Leo e Lenny) sfornati a doppia mandata dall’inossidabile Mirka. Dicevano che aveva chiuso l’8 luglio scorso a Wimbledon, strappato — lui che di velluto pregiato è fatto sin dalla nascita — dalle bordate di Raonic in semifinale. Era finito, anzi, sostenevano, già dopo l’Australian Open di gennaio (k.o. in semifinale con Djokovic, quello vero non la versione obnubilata dal guru), quando nel piegarsi per preparare il bagnetto alle ragazze si era rotto il menisco, come un cumenda qualsiasi nello smash della domenica. E invece rieccolo, il Tennis, 174 giorni dopo l’ultima volta che si era accoccolato ai piedi di Roger Federer facendo le fusa, rieccolo su un campo di Perth, down under dove la stagione dal primo gennaio riprenderà a tessere i suoi palleggi, testimoni 6 mila tifosi che hanno riempito lo stadio del primo allenamento come se fosse una finale, perché è con questa amorevole considerazione che Ruggero va trattato, affinché gli dei del tennis ce lo conservino a lungo. Nei sei mesi in cui è stato via, regalandosi a 35 anni le esperienze che i ritmi serrati di una vita da globetrotter non gli avevano mai permesso (una gita per funghi sulle Alpi svizzere sopra casa, un’incursione nel box di Nico Rosberg per assistere di persona a un Gp, un cameo a Minorca per inaugurare l’Accademia aperta dall’amico Rafa Nadal: il suo profilo Twitter regala qualche perla di normalità in un’esistenza assai speciale), il tennis ha cambiato connotati. Al vertice Federer trova Andy Murray, lanciato come una molla dal titolo bis di Wimbledon verso una seconda parte di stagione strepitosa, tanto da meritarsi il trono su cui Roger è stato seduto 302 settimane (237 consecutive). Nole Djokovic è uno strano Ufo che zigzaga in cielo senza più una meta precisa, Rafa Nadal (reduce da trapianto di capelli) un sopravvissuto a se stesso e al logorio degli Anni Duemila. Il resto è contorno: satelliti che ruotano intorno al sole, tomato a splendere. Se la Hopman Cup di Perth in coppia con Belinda Bencic è il cocktail con l’olivetta australe che Federer si offre come aperitivo, è dal 16 gennaio, con il debutto all’Australian Open, che le reali ambizioni di questo magnifico dinosauro numero 16 del ranking mondiale verranno a galla: «Sono ottimista: conto di giocare per altri due o tre anni. Ragiono a lunga scadenza. Finché sono in salute e mi tengo lontano dagli infortuni, penso di poter fare ancora qualche danno». È la longevità la vera chiave di resilienza del ragazzo che cominciò a impilare Slam quando George W. Bush invadeva l’Iraq e i New York Knicks ritiravano la maglia n.33 (Patrick Ewing) e conquistava íl settimo Wimbledon — l’ultimo Major vinto in carriera — alla vigilia dei Giochi della XXX Olimpiade estiva, quelli della conferma di un altro Immortale: Usain Bolt. Chi dura a lungo sa quanto lavoro serve. Ecco perché nell’intervista al New York Times sul grande rientro, Roger Federer si è sbilanciato in un paragone non casuale: «Seguo con passione i grandi vecchi come me: Gigi Buffon, per esempio, portiere della Juventus e della Nazionale italiana. E un nome che mi emoziona, perché è sulla breccia da vent’anni. Mi motiva, mi ispira. E bello sapere che non sono solo. È bello sapere che Gigi c’è». Da luglio a dicembre ha ricaricato le pile in famiglia. Ha guardato l’Olimpiade alla tv («Mai stato a Rio in vita mia: non so cosa mi sono perso») e il tennis in ogni occasione possibile: «Mi sono stupito di quante volte mi sorprendessi a controllare i risultati…». Ha un programma 2017 che per ora non va oltre Miami (dopo Australian Open, Dubai e Indian Wells): «Sono felice di giocare però non so bene cosa aspettarmi da me stesso…». Non lo sanno nemmeno gli avversari: «Ci divertiremo, vedrete».

 

Murray e Kerber, il 2016 dei nuovi re (Francesca Schito, Il Tempo)

Un 2016 indimenticabile per Andy Murray. Il ventinovenne scozzese corona il sogno di una vita scalzando Novak Djokovic dalla prima posizione della classifica ATP battendolo nell’ultimo atto delle Finals. Per la prima volta nella storia, la 47esima finale delle Atp World Tour Finals è valsa non solo il titolo di Maestro ma anche la posizione numero 1 del ranking mondiale. Il 2016 ha rappresentato la fine di un’era, quella che ha visto Federer, Nadal e il serbo dominare incontrastati e gli altri lontani da loro. Se lo svizzero e il maiorchino avevano dato forfait durante la stagione, l’ex numero uno del mondo ha alzato bandiera bianca all’ultimo appuntamento dell’anno, quasi a voler segnare il passaggio del testimone con l’eterno inseguitore. Eppure i primi mesi dell’anno sembravano indirizzati verso esiti differenti: lo scozzese aveva perso in finale sia agli Australian Open, sia al Mutua Madrid Open, sia al Roland Garros proprio contro Nole. Poi però lo scozzese si è riscattato, portandosi a casa il successo a Wimbledon e il secondo oro olimpico consecutivo nel singolare. Conclude la sua stagione migliore in assoluto con la vittoria delle ATP World Tour Finals e con la prima posizione del ranking, figlia di un’annata da ben 9 titoli vinti e 78 vittorie a fronte di sole 9 sconfitte. La terra rossa di Parigi è l’ultimo acuto dell’anno per il ragazzo di Belgrado. Dopo aver raggiunto la sua vittoria numero 700 in carriera, aver messo in bacheca 28 Masters superando il record di 27 appartenuto a Rafa Nadal, Nole manca l’appuntamento olimpico uscendo sconfitto e in lacrime dal match con il redivivo Juan Martin Del Potro al primo turno dicendo così addio al Career Golden Slam. Non sorridono in questa annata nemmeno Roger Federer e Rafa Nadal. Lo svizzero è praticamente a mezzo servizio durante tutta la prima parte della stagione e dà forfait al Mutua Open di Madrid, al Roland Garros e alle Olimpiadi per problemi alla schiena e al ginocchio. Male anche il maiorchino, che inizia il suo annus horribilis con il ko al primo turno degli Australian Open, per poi perdere in semifinale a Buenos Aires e Indian Wells, vincendo invece sul rosso di Monte Carlo. È costretto a saltare per infortunio tutti i tornei sull’erba ma si presenta da portabandiera ai Giochi Olimpici di Rio dove perde in singolare in una partita bellissima contro Juan Martin Del Potro masi aggiudica l’oro nel doppio. Proprio quella dell’argentino è forse la storia più bella dell’anno: il calvario degli infortuni che lo aveva fatto scivolare al numero 1045 del ranking è alle spalle per il nativo di Tandil, argento olimpico e capace di trascinare la sua Argentina alla vittoria in Coppa Davis in finale contro la Croazia Il 2016 è stato l’anno della consacrazione, nel femminile, di Angelique Kerber. La tedesca parte forte conquistando il primo Slam della sua carriera agli Australian Open battendo in finale l’allora numero uno del mondo, Serena Williams. La statunitense si prende la sua rivincita a Wimbledon ma per la bionda tedesca il secondo posto ai Championships è il miglior risultato sull’erba. La soddisfazione maggiore arriva con la vittoria degli Us Open che coincide con il primo posto nella classifica WTA. La Kerber scalza in vetta Serena Williams dopo 186 settimane di regno della statunitense, diventando l’atleta più anziana ad approdare per la prima volta sulla vetta della classifica mondiale. Delusione invece a Rio, con l’oro olimpico sfumato nella finale vinta da Monica Puig. Una brutta disavventura ha colpito Petra Kvitova pochi giorni prima di Natale. La tennista ceca è stata assalita in casa propria da un rapinatore e per difendersi ha subito una coltellata alla mano sinistra, quella con cui gioca. La due volte vincitrice di Wimbledon è stata sottoposta a un intervento chirurgico di ricostruzione per riacquistare la funzionalità dei cinque tendini e di due nervi. Chi ha dato l’addio ai campi di gioco è stata Ana Ivanovic. La serba che lo scorso 12 giugno è convolata a nozze a Venezia con il centrocampista tedesco Bastian Schweinsteiger ha annunciato il proprio ritiro per una serie di infortuni che non le permettono di allenarsi come vorrebbe

 

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement