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Al femminile

Ana Ivanovic, un tentativo di valutazione storica

Ana Ivanovic si è ritirata. A carriera conclusa, come va considerata la sua figura nel tennis degli ultimi anni?

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Dovendo fare una sintesi, direi che tra aspetti fisici, tecnici e mentali, sono stati quelli mentali che le hanno impedito di raccogliere di più: a mio avviso è stata una giocatrice che soffriva particolarmente le pressioni, faticando a tenere sotto controllo i grandi stress psicologici che produce il tennis. E così si spiega il successo nel primo periodo, quando nessuno le chiedeva nulla di particolare, e tutto risultava facile. Il difficile è arrivato dopo, quando è iniziata la stagione delle conferme, e delle partite che sulla carta erano da vincere assolutamente. Con le qualità fisico-tecniche che possedeva, per lei deve essere stato terribilmente frustrante sapere di essere in grado di esprimere un livello di gioco molto alto, ma di non riuscire a farlo quando contava davvero.

Anche nella stagione del ritorno ai vertici, il 2014 citato all’inizio, Ana aveva faticato a dare il meglio negli Slam. Segno che rimaneva un freno psicologico che la limitava nelle occasioni più importanti.
Seguendo un percorso tutto sommato non sorprendente, nel 2015 non era riuscita ad essere all’altezza delle grandi attese che il 2014 aveva suscitato, anche se era comunque arrivata in semifinale al Roland Garros, fermata da Lucie Safarova (avversaria che aveva spesso sofferto).

Infine il 2016 non è stato giudicabile: iniziato con uno sfortunato Australian Open (aveva perso da Madison Keys dopo che il malore in tribuna del suo coach Nigel Sears aveva causato una lunga interruzione) è stato compromesso in parte dalle distrazioni legate al matrimonio, in parte dai problemi al polso destro che l’hanno obbligata a giocare poco e male, “aiutandola” a decidere per il ritiro.

A conti fatti, i più cinici usano una parola sola per definire questo genere di carriera e di tennista: perdente.
Però non credo che tutto si possa semplificare nei termini di vittorie/sconfitte. Almeno per quanto mi riguarda, seguo un match di tennis non solo e non tanto per sapere chi lo vincerà, ma perché mi interessano i gesti dei giocatori, il modo di interpretare la partita, la capacità di offrire soluzioni talentuose. Se ci si deve limitare ai risultati, ai nomi sugli albi d’oro, allora non è nemmeno necessario vedere i match, sono sufficienti i tabellini conclusivi.
Allo stesso modo: in sede di valutazione storica contano esclusivamente i numeri oppure conta anche saper esprimere una alta qualità di tennis? Per me sono importanti tutte e due le cose, e nel caso di Ivanovic direi che la capacità di raggiungere grandi picchi di gioco è stata superiore ai risultati ottenuti.
Per questo a chi pensa che Ana Ivanovic sia stata sostanzialmente una giocatrice da “un solo” Slam, mi permetto di suggerire che forse sarebbe più appropriato definirla almeno in questo modo: una giocatrice di grande talento con un solo Slam.

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