Djokovic: "Camera ipobarica? La utilizzo quando posso"

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Djokovic: “Camera ipobarica? La utilizzo quando posso”

Novak Djokovic si sottoporrà a trattamenti con “l’ovetto” durante gli Australian Open nella clinica del dottor Hooper, chiropratico radiato dall’ordine. Lì e negli USA è legale, ma in Europa…

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Lo scorso sabato Novak Djokovic ha vinto il suo primo torneo dell’anno a Doha sconfiggendo in finale il numero uno del mondo Andy Murray, ma nonostante ciò il bagaglio che lo ha accompagnato fino in Australia contiene molti dubbi e poche certezze. Fra i punti fermi della sua tournée nella terra dei canguri c’è però l’utilizzo della camera ipobarica.

Da anni ormai, quando il campione serbo si reca in Australia e negli Stati Uniti, si sottopone a delle sedute di “cura” all’interno di questo macchinario in cui, come disse lo stesso Nole, vengono riproposte delle condizioni simili a quelle degli ambienti di montagna: in questo “ovetto”, come è stato ribattezzato per via della sua forma, la pressione è più bassa di quella atmosferica. La denominazione precisa è CVAC, che sta per “Cyclic Variation in Adaptative Conditioning“. Gli effetti benefici sono molteplici: migliora la capacità di ossigenazione del sangue, si velocizza il processo di espulsione dei materiali di scarto prodotti durante lo sforzo fisico e in generale l’approccio alla prestazione sportiva ne risulta migliorato. La camera ipobarica non va confusa con la camera iperbarica, che viene utilizzata per terapie mediche e per la decompressione dei sub in seguito a immersioni: condivide alcuni meccanismi di funzionamento ma gestisce un processo diverso. All’interno della camera la pressione varia in maniera dinamica e si susseguono cicli di abbassamento e innalzamento, a differenza dell’allenamento ad alta quota che mette l’atleta esclusivamente in una condizione di bassa pressione e della camera iperbarica in cui la pressione è soltanto aumentata. Questa “dinamica” non riproduce solo uno stress ipossico (bassa quantità di ossigeno), ma amplifica la capacità di adattamento dell’organismo.

Djokovic ne fa ormai uso da oltre un lustro, così come diversi tennisti tra cui Mike Bryan e Bethanie Mattek-Sands, nonché altri calciatori e cestisti e tutti ne confermano i benefici. Il primo punto su cui si basano le polemiche è il fatto che questa terapia sia accessibile solo in Australia e negli Stati Uniti poiché in Europa è ancora proibita. Qualcuno infatti la considera una forma di doping poiché, oltre a permettere al loro corpo di recuperare più velocemente dopo un grande sforzo, secondo alcune ricerche riduce la stanchezza, aumenta la potenza e migliora il rendimento dello sportivo in questione. Qualche anno fa l’ex presidente del Comitato Olimpico Internazionale aveva confermato di non vedere di buon occhio questa pratica, così come alcuni esponenti della WADA, l’agenzia mondiale anti-doping. “L’ovetto” però potrebbe anche rappresentare il progresso tecnologico così come aveva affermato tempo fa la Mattek-Sands: “È la nuova strada da percorrere nel futuro.”

L’altro fattore che scatena le polemiche degli appassionati e degli addetti ai lavori è legato al personaggio a cui i tennisti si affidano per beneficiare del trattamento a Melbourne. Si tratta del dottor Malcolm Hooper, un chiropratico che due anni fa fu radiato dal suo ordine per aver sperimentato una terapia di ossigeno non provata, su un paziente affetto da paralisi cerebrale. Inoltre l’anno scorso, sempre nella clinica del dottor Hooper, ci fu un caso di decesso di un paziente proprio durante un trattamento in camera iperbarica, anche se Hooper sostiene che l’arresto cardiaco che colpì il paziente fu improvviso e non dipendente dal trattamento.

Nonostante l’allarmismo e una sana preoccupazione da parte dei suoi fan Djokovic proseguirà con l’uso della macchina anche in questi Australian Open e si dispiace di non poterne disporre tutto l’anno: “Purtroppo non ho accesso alla tecnologia della camera ovunque vada, ma cerco di utilizzarla quando posso. È una buona soluzione“. Ma chissà se servirà a togliergli tutti i dubbi.

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