Djokovic rincorre Murray, ma ha... troppi punti

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Djokovic rincorre Murray, ma ha… troppi punti

Con l’Australian Open alle porte e con Murray recentemente sconfitto nella finale di Doha, chi segue le classifiche si domanda quante chance ha Djokovic di tornare numero uno

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Poche.

Poche perché Nole in Australia difende la vittoria e Murray ‘solo’ la finale. Tabelle alla mano, se Murray perdesse al primo turno, al serbo servirebbe comunque una finale per rosicchiare qualche punto in classifica al rivale. Sí perché Murray scala 1200 punti (perdendo al primo turno avrebbe un +1 e quindi -1199 punti in classifica) mentre Djokovic ne scala 2000 (perdendo in semifinale avrebbe un +720 e quindi -1280).

La classifica si aggiorna ogni lunedì scalando i punti della settimana corrispondente dell’anno precedente ed aggiungendo i punti guadagnati nella settimana appena finita. Quindi è ovvio che i movimenti in classifica dipendano dalle differenze relative tra i risultati dell’anno prima ed i risultati presenti. Il presente sistema offre un equo metodo di misura di queste variazioni? A nostro parere no. L’esempio riportato qui ci pare che mostri come il vincitore di un torneo abbia troppo margine sul finalista e come questo margine rischi di costare caro l’anno seguente.

La differenza tra una vittoria e una finale è piccola e grande allo stesso tempo. Grande perché tutti ricordano i vincitori, sono loro che fanno la storia dello sport (con alcune doverose eccezioni di finalisti ‘speciali’ come ad esempio Roberta Vinci a New York che spense il sogno di grande slam di Serena). Piccola perché nella maggior parte dei casi entrambi i giocatori hanno dovuto superare ostacoli simili per giungere alla finale e spesso la differenza tra i due non è un abisso. Qualche eccezione potrebbero essere i finalisti ‘fortunati’ che non hanno dovuto affrontare avversari temibili a nessuno dei turni precedenti (una via per tenere in considerazione la difficoltà dei tabelloni potrebbe passare per la reintroduzione dei bonus points, se ne è parlato qui, per esempio).

La differenza tra un primo turno e una semifinale invece è solo grande. Non c’è modo che una sconfitta al primo turno (in particolare per un giocatore testa di serie, oggi che negli slam ce ne sono 32) possa essere equiparata ad una semifinale. Tra perdere al primo turno ed arrivare in finale la differenza è pure enorme. Mentre a volte la differenza tra perdere in semifinale e vincere il torneo o arrivare in finale è piccola, magari molto piccola. Quindi non sembra tanto giusto che nel giro di dodici mesi un giocatore che va da finale a primo turno guadagni distanza rispetto ad uno che va da vittoria a semifinale.

Simile discorso (in proporzione) vale per tutti i tornei, non solo gli slam.

Non esiste il sistema di classifica perfetto, ma quando i primi del mondo sono separati solo da una manciata di punti considerazioni come quelle esposte qui, possono aiutare a capire cosa potrebbe essere migliorato.

Le classifiche erano un po’ più equilibrate fino al 2008. Fino al 2008 vincitori, finalisti e semifinalisti negli slam prendevano rispettivamente 1000, 700 e 450 punti (2000, 1400 e 900 se volessimo normalizzare al sistema attuale). Andando da vittoria a semifinale un Djokovic avrebbe uno scarto di -550 (-1100) punti mentre andando da finale a primo turno un Murray avrebbe un saldo di -699 (-1398) punti. Quindi un Djokovic, in una situazione come quella descritta sopra, guadagnerebbe 149 punti sul rivale (298 raddoppiando tutto per confrontare con il sistema odierno) invece di perderne 81. Forse il sistema di una volta era più equo.

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