AO: Lorenzi e Seppi avanti. Fuori Vinci e Schiavone, forfait Vanni [AUDIO]

Australian Open

AO: Lorenzi e Seppi avanti. Fuori Vinci e Schiavone, forfait Vanni [AUDIO]

Il nostro n.1 batte l’australiano Duckworth in 4 set. Seppi supera Mathieu. Finisce subito l’Australian Open di Vinci, che soccombe sotto i colpi di una micidiale Vandeweghe. Un infortunio all’inguine costringe Vanni al ritiro. Schiavone dice addio a Melbourne sconfitta dall’americana Boserup

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Australian Open day 1, il video-commento di Ubaldo

C. Vandeweghe b. [14] R. Vinci 6-1 7-6(3) (da Melbourne, Luca Baldissera)

Vinci Vandeveghe

Prima giornata di Australian Open 2017, prima giornata di vero caldo, oltre i 30 gradi, con vento praticamente assente e il tipico solleone dell’estate “down under”. L’atmosfera a Melbourne Park è una vera festa, l’entusiasmo dei fan che gremiscono ogni angolo dell’impianto è coinvolgente. Roberta Vinci (33 anni, 19 WTA), sotto negli scontri diretti contro l’americana Coco Vandeweghe (25 anni, 35 WTA) per 2-1, sconfitta negli ultimi due match (primo turno Auckland 2015, 6-3 al terzo, terzo turno a Wimbledon l’anno scorso, 6-3 6-4), affronta un match decisamente complicato. La Margaret Court Arena, dopo la partita di Bernard Tomic, si è un po’ svuotata, sono le 15 passate da poco quando Roberta e Coco iniziano a palleggiare nella canicola.

Parte Vinci al servizio, e tiene con autorità. Anche Coco inizia bene, chiudendo un paio di dritti notevoli, 1-1. Nel terzo game ancora aggressiva l’americana in risposta, 0-40, tre palle break, la seconda vede l’errore di Roberta in affanno sulle botte dell’avversaria, 2-1. Reagisce Vinci, cercando di variare rotazioni e angoli per sfuggire al bombardamento, ma Vandeweghe serve regolarmente sopra i 180 kmh, e affonda di potenza con il dritto: dopo una parità, arriva il 3-1 per lei. Quinto game già decisivo, Roberta continua a subire, e con una terribile sequenza doppio fallo – gratuito da fondo, subisce il secondo break, 4-1 e set probabilmente compromesso. Arrivano accelerazioni sulle righe, e servizi vincenti in serie di Coco (due ace di fila, a 188 e 190 kmh, velocità importanti per il tennis femminile), Vinci allarga le braccia sconsolata rivolgendosi a Francesco Cinà in tribuna, che prova a incoraggiarla, ma la situazione è preoccupante, siamo 5-1 in 22 minuti di gioco. Non si ferma la grandinata di vincenti dell’americana, ed è 6-1 al primo set point, i minuti di partita sono appena 23. Nonostante la severità del punteggio, va detto che Roberta non ha grandi colpe, le statistiche di Coco sono spaventose (12 vincenti a 1, 82% di punti con la prima palla), semplicemente per un set è stata presa a pallate da una giocatrice che pare Serena Williams in forma.

Subito avanti Coco nel secondo parziale, 1-0, poi finalmente Roberta arresta l’emorragia nel gioco e nel punteggio, incassa un paio di gratuiti dell’americana, ed è 1-1. Pare ritornato un minimo di equilibrio, l’americana comunque tiene con un pallonetto fortunoso, 2-1 per lei. Nel quarto game ancora gratuiti di Coco, che si indica la tempia come fa Stan Wawrinka, Roberta si concede il primo pugnetto e un “alè” di autoincoraggiamento, siamo 2-2. Nel game successivo, l’americana al servizio accusa per la prima volta la tensione: sbaglia e va sotto 0-30, viene salvata dallo 0-40 da Hawk-Eye che indica come buona per pochi millimetri una seconda palla, ma il break point (primo del match) per la Vinci arriva sul 30-40, ed è immediatamente sfruttato grazie all’errore di dritto di Coco, che pare aver smarrito un po’ di certezze. 3-2 e servizio per l’italiana, il match si può ancora recuperare.

Ora c’è equilibrio, Vandeweghe continua a trovare straordinari vincenti con il dritto, ma anche Vinci piazza buonissimi colpi, annullando una pericolosa palla del contro-break, e tiene per il 4-2. Ancora incertezze di Coco al servizio, sulla parità arriva un doppio fallo e quindi il secondo break point per Roberta, ma una prima vincente lo cancella. Si alternano vantaggio Vandeweghe e un paio di parità, sulla seconda delle quali (un punto lottato a rete vinto da Roberta) Coco si accascia all’improvviso, piegata in due, come colta da malore, potrebbe essere un colpo di calore o un improvviso problema allo stomaco, la malcapitata americana arriva a vomitare in un angolo del campo. Medico in campo, asciugamani col ghiaccio, pausa di pochi minuti, si ricomincia dalla parità, Coco sembra essersi immediatamente ripresa, tira due pallate e uno smash e accorcia, 3-4. Stranamente distratta al rientro in campo, Roberta va 15-40 e subisce il controbreak, da dopo la pausa il parziale è 6 punti a 1 per Coco, siamo 4 pari, Vinci ad alta voce si lamenta “ma non stava morendo?”.
Tiene il servizio l’americana, che non sembra proprio perfettamente a posto ma spinge sempre tanto, 5-4 per lei e Roberta costretta a servire per salvare il match, cosa che fa con autorità e bravura, 5 pari. Anche Coco serve bene, pare definitivamente ripresa, 6-5 per lei. A 30 tiene di nuovo Roberta, e si arriva al tie-break.

Drittone lungoriga Coco, 1-0, attacco e smash Roberta, 1-1, errore di dritto Coco, 2-1, dritto Coco che pizzica la riga esterna, 2-2, servizio vincente Coco, 3-2, due errori Roberta, 5-2, doppio fallo Coco, 5-3, ace Coco, 6-3, tre match point, pressione Coco con il dritto, 7-3, e la Vinci esce al primo turno. Si accascia a terra l’americana, stretta di mano decisamente fredda, brutto match per Roberta sotto molti aspetti, ma se ha una colpa l’azzurra è stata quella di farsi distrarre troppo da un momento di crisi fisica dell’avversaria apparso onestamente legittimo. Peccato, speriamo non sia l’ultima volta che vediamo Roberta qui a Melbourne. Nell’intervista in campo Coco conferma di aver avuto un forte momento di nausea, forse dovuto al caldo.

P. Lorenzi b. J. Duckworth 6-4 7-6(4) 6-7(4) 6-4 (da Melbourne, Vanni Gibertini)

Duckworth-Lorenzi

Prova di carattere ed esperienza per Paolo Lorenzi, che nel suo ruolo di n.1 italiano ha portato a casa una partita rognosa contro un avversario come l’australiano James Duckworth, n.107 del ranking, che sicuramente non è un fenomeno ma che con il vantaggio del fattore campo poteva presentare qualche insidia, soprattutto in una partita equilibrata che potesse consentire al giocatore “aussie” di esaltarsi con l’aiuto del pubblico. I “Tennis fanatics” (così si chiamano i pittoreschi individui vestiti di gialloverde che sostengono ad ogni punto i tennisti di casa) hanno fatto tutto quanto in loro potere per esaltare “Duckie” sul campo n.8 di Melbourne Park, ma alla fine la maggiore tigna ed esperienza di Lorenzi sono riusciti ad avere la meglio anche del sostegno di casa, superando la delusione per due match point non sfruttati nel terzo set ed un successivo tie break certamente non giocato da par suo.

Il primo set era andato via in maniera abbastanza indolore, con Lorenzi che prendeva il comando con un break al quarto gioco e che veniva protetto fino alla fine, nonostante una chance del controbreak sul 4-3, ottimamente cancellata con una proiezione in avanti. L’italiano non si faceva pregare nel rubare il tempo al Duckworth venendo a rete a chiudere i punti, e sui passanti l’australiano solo sporadicamente riusciva a trovare varchi vincenti. Lorenzi riusciva poi anche a recuperare uno 0-3 ed 1-4 iniziale nel secondo parziale trascinando il set al tie-break, nel quale dopo aver perso uno scambio di 18 colpi per dare il primo minibreak di vantaggio a Duckworth, riusciva ad infilare quattro punti consecutivi dall’1-2 al 5-2 per poi chiudere il set con un 7-4 dopo 1 ora e 38 minuti di gioco.

Nonostante un leggero velo di nubi che si infrapponevano tra il sole e Melbourne Park, la temperatura rimaneva comunque costantemente sopra ai 30 gradi, ed entrambi i giocatori si assentavano dal campo per una sosta fisiologica. Al ritorno Duckworth aveva già la maglietta bagnata ancor prima di iniziare il terzo set, che si sarebbe protratto per oltre un’ora e che lo avrebbe visto annullare due match point sul 5-6, uno dei quali con un bellissimo passante di rovescio incrociato che infiammava gli spalti del campo n.8. L’australiano si era subito avvantaggiato sul 2-0 per poi farsi immediatamente riprendere due giochi più tardi e non riuscire poi mai, in fase di risposta, ad impensierire Lorenzi. Nel tie break è un errore di rovescio di Lorenzi sul 3-4 a fare la differenza, riaccendendo le speranze dei tifosi australiani, che però non duravano più di pochi games. Nel quarto parziale infatti il loro beniamino Duckworth sul 2-2 si consegnava a Lorenzi commettendo due doppi falli e due errori gratuiti da fondo campo segnando così la sorte del match in maniera definitiva.

A. Seppi b. P.H. Mathieu 6-4 7-6(4) 6-7(3) 7-5 (Andrea Lavagnini)

Seppi-Mathieu

Nel suo esordio stagionale Andreas Seppi trova una sua vecchia conoscenza, Paul-Henri Mathieu, già affrontato sei volte in passato (4-2 per il francese nei precedenti, ma Seppi ha vinto le ultime due).

Primo set solido dell’azzurro che parte stranamente bene sia al servizio che in risposta, dove riesce spesso a far iniziare lo scambio. Sono sue le prime palle break dell’incontro: sull’1-1 Mathieu prima si offre e poi rimedia con dal servizio, portando a casa il game. L’appuntamento col break è solo rimandato al settimo gioco, grazie alla complicità del francese, molto falloso in queste fasi iniziali. Al momento di chiudere il set Seppi, che fino a quel momento aveva perso solo tre punti al servizio, trema e va sotto 0-30; due ace e due errori di Mathieu gli consegnano però il game e il primo set. L’incontro procede su binari spediti poiché i due non superano quasi mai cinque colpi in uno scambio. È Andreas a soffrire di più in questo avvio: Mathieu spinge dritto per dritto su ogni colpo, cercando più spesso il rovescio dell’altoatesino; il francese trova così il break che lo porta sul 3-1 e servizio, ma Seppi è bravo a non farlo scappare e rientra subito nel set con un immediato controbreak. Dopo essersi salvato anche nel nono gioco, l’azzurro porta il parziale al tie-break in cui, grazie a una fortunata risposta di rovescio, si guadagna un preziosissimo minibreak, difeso con grande caparbietà fino al 7-4 finale.

Il terzo è quasi una fotocopia del secondo, ma a parti invertite. Seppi, forse meno lucido, commette qualche errore in più e fa giocare troppi diritti facili al francese che non se lo fa dire due volte. Il suo martello pneumatico funziona in questo parziale e una volta arrivati al tie-break non sbaglia più nulla. Pessimo momento di Andreas che infila tre colpi a metà rete e dà il via libera a Mathieu che poi chiude 7 punti a 4. Nel quarto parziale l’azzurro sembra stanco, complice anche la lontananza dal circuito; non riesce a trovare angoli e lascia il pallino del gioco in mano a Mathieu con palle centrali che alimentano la sicurezza dei colpi del francese. Andreas si aggrappa al servizio con cui oggi ha avuto un rendimento pazzesco – 34 ace e 80% di punti vinti con la prima – fino a che al decimo gioco, nel momento di servire per non mandare la partita al quinto, si accende la lampadina e anche con un pizzico di fortuna si apre il campo in maniera perfetta in tutti i punti successivi e prima si porta in parità sul 5-5 e poi breakka a 15 il suo avversario, spazientito e disarmato. Seppi può chiudere agilmente nel gioco successivo per il 7-5 finale.

L’azzurro viene dunque a capo di una partita complicata come si intuisce dal punteggio e insieme a Lorenzi risolleva questa giornata che sembrava avversa per i colori italiani. Mercoledì sarà ancora più dura poiché con ogni probabilità se la dovrà vedere con il padrone di casa Nick Kyrgios. L’australiano è avanti 2-0 nei confronti diretti, l’ultimo dei quali giocato proprio a Melbourne nel 2015 negli ottavi di finale, con Kyrgios che recuperò uno svantaggio di 2 set a 0 – salvando anche un match point nel quarto set – prima di chiudere per 8-6 al quinto.

[10] T. Berdych b. L. Vanni 6-1 rit. (da Melbourne, Vanni Gibertini)

L’esordio di Luca Vanni nel tabellone principale degli Australian Open finisce prematuramente dopo un set e due quindici e 39 minuti di tennis a senso unico. Un solo game di servizio tenuto dal gigante toscano, che è riuscito a conquistare solamente cinque punti sulla battuta di Berdych, come lui giocatore di grande stazza ma decisamente più mobile sul campo.

Perso il primo set per 6-1 in 32 minuti, Vanni ha chiamato il fisioterapista al cambio di campo per farsi massaggiare l’inguine dalla parte destra: un massaggio particolarmente prolungato, ma che non ha potuto riparare una situazione evidentemente già compromessa: due minuti più tardi, dopo il suo terzo doppio fallo nel match, il 31enne italiano decideva che poteva bastare così.

Sul 4-1 del primo set 40-40, io ho fatto un passante di rovescio lungolinea in allungo, lui ha giocato la volée di diritto incrociata che pensavo sarebbe finita più lontana da me, invece me la sono trovata un po’ addosso. Ho tirato un diritto vincente, ma ho fatto un movimento strano che mi ha causato un dolore all’adduttore destro. Nel punto seguente, dalla parte del rovescio non sono riuscito proprio a partire. Ho provato a resistere, ho chiamato il fisioterapista, ma non è cambiato nulla”. È palpabile l’amarezza di Vanni, che non è abituato a non combattere: “Continuare la partita non aveva senso, sentivo dolore, non potevo lottare, per cui tanto valeva smettere. E la decisione è stata indipendente dal valore dell’avversario, mi sarei ritirato anche se dall’altra parte della rete ci fosse stato un giocatore più abbordabile”. La diagnosi non è ancora stata definita, e se ne saprà di più dopo l’ecografia ed eventualmente la risonanza magnetica che verrà effettuata nel tardo pomeriggio australiano: “Non credo sia uno strappo – ha azzardato Vanni – però sono sicuro che qualcosa c’è, perché mi fa male, quindi bisognerà prendere delle contromisure in relazione a quello che mi diranno i medici”.

L’occasione importante in cui si è verificata ed anche il lignaggio dell’avversario lasciano ancora di più l’amaro in bocca per questa partita abbandonata ancor prima di essere iniziata: “Non so se ho realizzato quello che è successo nelle ultime due ore. Per me giocare uno Slam non è una cosa da tutti i giorni, e sento di avere un amarezza dentro che devo sfogare in qualche modo, non so, magari una crisi di pianto, perché sento di non essermi potuto giocare le mie chances: lui è fortissimo, ma anch’io servo ai 200 all’ora, e lui su campi così veloci magari avrebbe anche potuto far fatica a rispondere”.

[Q] J. Boserup b. F. Schiavone 6-2 6-4 (Giovanni Vianello)

Schiavone-Boserup

Inizia la stagione dell’addio anche negli Slam per Francesca Schiavone, attualmente 100 del mondo. L’urna del sorteggio è stata benevola per quanto riguarda il primo turno, Francesca è infatti opposta a Julia Boserup, qualificata statunitense n.119 del mondo.

La Schiavone parte fredda, i suoi colpi incidono poco o niente e le gambe non girano come ai bei tempi. La conseguenza è un immediato break a favore della Boserup, break che la statunitense conferma nel game successivo. Come se non bastasse, sull’1-0 40-30 in favore della Boserup la leonessa lombarda ha una discussione con il giudice di sedia su un dritto chiamato in dai giudici ma atterrato fuori secondo la campionessa del Roland Garros 2010. Il terzo game è molto lottato, ma le cose per la nostra compatriota sembrano migliorare un po’, così la Schiavone tiene il servizio. Nel quarto game Francesca trova il 15-30 sul servizio avversario, ma la Boserup poi inanella tre punti consecutivi, così lo score diventa di 3-1. Nel quinto game la Schiavone, grazie anche ad un dritto lungolinea sulla riga degno dei tempi d’oro, tiene il servizio a 30. La Schiavone non trova tuttavia contromisure ai colpi piatti della Boserup sul servizio della statunitense, così il sesto gioco va all’americana (4-2 il punteggio). Nel settimo game l’azzurra si mette in guai seri, nonostante vada avanti prima 30-0 e poi 40-30 subisce il secondo break del set e concede alla Boserup l’opportunità di servire per il primo set; a simboleggiare la giornata fin qui sottotono della Schiavone, un urlo di Francesca tra il 40 pari ed il vantaggio Boserup. Nell’ottavo gioco la Schiavone ancora non riesce ad arginare le botte piatte della Boserup e stecca spesso, così la statunitense manda in archivio il primo set 6-2.

Il secondo set si apre in maniera diversa dal primo. Francesca offre una palla break sul 30-40, ma la annulla e poi ai vantaggi l’azzurra tiene il servizio. Seguono due game interlocutori, il punteggio nella seconda frazione diventa di 2-1 per la Schiavone. Nel quarto game la Boserup tiene il servizio a 15, con la Schiavone che ha un’altra discussione con l’arbitro. Nel quinto game la nostra connazionale va sotto 15-30, ma poi mette a segno tre punti in fila e si mantiene in testa nel secondo parziale. La Boserup tuttavia non solo pareggia i conti nel game successivo, ma opera il terzo break del match nel settimo gioco, quando la Schiavone va sotto 15-40, annulla la prima palla break con un servizio a uscire e dritto lungolinea a seguire ma poi sul 30-40 commette un errore con il dritto lungolinea. La Boserup nell’ottavo gioco tiene il servizio e così si assicura la possibilità di servire per il match. Nel nono game Francesca tiene il servizio a zero e mantiene viva la partita. Nel decimo gioco la Boserup si dimostra inaspettatamente emotiva e con due doppi falli ed un errore gratuito regala il 15-40; Francesca tuttavia sciupa le due palle break. Due punti più tardi, su un dritto a mezza rete della Schiavone, la Boserup si aggiudica il match.

Si conclude così per sempre, almeno stando alle sue dichiarazioni, l’avventura australiana di Francesca Schiavone, in una maniera forse un po’ troppo mesta per una delle più forti azzurre di sempre.

Risultati:

[10] T. Berdych b. [Q] L. Vanni 6-1 rit.
P. Lorenzi b. J. Duckworth 6-4 7-6(4) 6-7(4) 6-4
A. Seppi b. P.H. Mathieu 6-4 7-6(4) 6-7(3) 7-5
C. Vandeweghe b. [15] R. Vinci 6-1 7-6(3)
[Q] J. Boserup b. F. Schiavone 6-2 6-4

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