Day 2 a Melbourne. I favoriti veleggiano sereni verso la seconda regata

Editoriali del Direttore

Day 2 a Melbourne. I favoriti veleggiano sereni verso la seconda regata

Nessuna sorpresa all’esordio per Djokovic e Serena. Grande prova di Fognini, bene Errani. Peccato per Camila, ma…

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Rafa Nadal non ha perso nemmeno un servizio, Novak Djokovic era stato talmente “allarmato” dai cinque match point conquistati da Verdasco a Doha che è partito in tromba, concentrato al massimo, 6-1 nel primo set, poi si è un po’ distratto nel secondo, ma è tornato a dominare nel terzo: lui due games di servizio li ha ceduti. Però Verdasco è più tosto di Florian Mayer anche se il tedesco ha un tennis abbastanza anomalo, imprevedibile. Nadal ha sottolineato due aspetti di cui è apparso particolarmente soddisfatto: i 39 vincenti, “molti di più di quanti ne faccio di solito” ha detto ai colleghi spagnoli. “Ho lavorato in particolare sul dritto per farlo ritornare incisivo come una volta… poi con Carlos (Moya) abbiamo anche insistito parecchio su migliorare la velocità della seconda di servizio. Ho servito ad una media di 160 km orari e prima non mi accadeva quasi mai. Sarà un po’più difficile attaccarmi…”. Come detto non ha mai perso il servizio. Forse la chiave è stata quel che ha detto. Senza perdere un set anche Serena Williams, mai in serio pericolo con la Bencic, dopo che la finalista dell’ultimo US Open Karolina Pliskova si era sbarazzata fin troppo facilmente della modesta Sorribes Tormo. Si è concluso per tutti e tutte il primo turno, con altre tre teste di serie uscite di scena (Feliciano Lopez con Fognini fra gli uomini è stata la sola, peraltro era solo la n.28, la Stosur n.18 mai profeta in patria con la britannica Watson e l’ungherese Babos con l’americana Gibbs) dopo le otto di lunedì, cinque donne e tre uomini. Insomma nella seconda giornata sono successe meno cose significative, anche se in Australia alla sconfitta della Stosur viene pur sempre dato gran risalto. D’altra parte è una giocatrice che ha vinto uno US Open ed è stata n.4 del mondo: il fatto che in Australia in 15 Australian Open abbia raggiunto soltanto due volte gli ottavi e perso un’infinità di volte fra primo e secondo turno rivela che è stata vittima di un vero e proprio complesso. Un po’ come Amelie Mauresmo, due Slam e n.1 del mondo, sempre fragorosamente deludente al Roland Garros. Amazzoni dal cuor fragile, accomunate anche dal loro outing gay dichiarato.

È bastato un turno quindi di questo primo Slam perché già alcuni Paesi di una qualche tradizione tennistica fossero orfani di qualsiasi rappresentante: l’Olanda ha provato a resistere con Haase che ha lottato cinque set con il giovane ma già seguitissimo Zverev, l’Ungheria aveva solo la Babos, mentre il Belgio ha tirato un sospiro di sollievo dopo che Yanina Wickkmayer si è mangiata 9 matchpoint (di cui 8 però sul servizio della Safarova che con 16 ace guida la classifica degli ace femminili davanti alla Alexandrova con 10, alla Makarova e alla Osaka con 9). Ero piuttosto divertito quando ho scoperto quasi casualmente, e sono sicuro a sua insaputa, che fino a tarda sera, Andreas Seppi – udite udite – era n.1 nello speciale ranking maschile degli aces: ben 34, davanti a Isner, Kachanov. Querrey, Cilic, Halys e il gigantesco Opelka, 2 metri e 11 come Karlovic ma 100 chili di peso. E la sua palla pesava tantissimo, a quanto ha detto il fragile belga Goffin che, 31 centimetri i meno con il suo metro e ottanta al cospetto dell’americano della Florida pareva un nanetto. Davide ha però ancora una volta battuto Golia, 6-4 al quinto. Meno male per i normotipi, perché di giganti ne abbiamo fin troppi. Goffin, che aveva perso al primo turno all’US open (dall’americano Donaldson), se l’è vista brutta a metà del quinto set quando ha salvato un paio di palle break pericolosissime. Però negli ultimi 15 punti, dal 4 pari e 0-30, ne ha fatto 14. Opelka ha servito noci di cocco anche con la seconda palla, 207 km orari di media, Goffin solo 177 (che non è neppur male se Nadal è contento dei suoi 160). Essere più alti e più forti non vuole sempre dire essere anche più solidi.

Però, però, mi chiedevo come sarebbe finita se fosse piovuto… perché a Wimbledon, ottavi di finale, Goffin conduceva due set a zero su un altro che non è un piccoletto, Milos Raonic. Ma poi cominciò a piovere, Wimbledon non è Melbourne. John McEnroe, coach part-time del canadese, scese negli spogliatoi suggerendogli di cercare un po’ meno gli ace e di servire semmai una più alta  percentuale di prime palle. Raonic seguì il consiglio, il match si ribaltò, Raonic centrò la sua prima finale in uno Slam. Ma qui a Melbourne, 36 gradi all’ombra, il pericolo della pioggia proprio non c’era. Goffin oggi sottolineava contento di aver fatto soltanto 23 errori non forzati… ma in realtà avrebbe dovuto anche ringraziare il suo nerboruto avversario che non gli dava tempo di… sbagliare. Faceva tutto Opelka, vincenti e errori, troppo presti. Proprio un altro gigante, Ivo Karlovic, avrebbe dato nella notte al match più lungo della storia dell’Australian Open in termini di games, battendo l’argentino Zeballos: 6-7 3-6 7-5 6-2 22-20. 75 aces di Karlovic a …detronizzare Seppi. E 7 con la seconda. Nel 22-20 del quinto set, Zeballos è stato capace di conquistarsi un’unica pallabreak sul 10 pari.  Karlovic sul 21-20 saliva sul 15-40 per trasformare il secondo matchpoint. 84 games in 5h e 15 m.  Uno più degli 83 con cui Roddick (21-19 al quinto) regolò il marocchino El Ayanoui qui nel 2003. Credo di aver commentato quel match, ma non ne sono sicuro, 14 anni dopo. Ricordo solo benissimo l’abbraccio finale fra i due distrutti protagonisti. E il vincitore, due giorni dopo lo era ancora, tant’è che perse dal tedesco Schuettler, consentendogli di centrare una semifinale assolutamente inattesa. Ma 84 games non è record al di fuori dell’era Open: nel 1970 l’americano Dennis Ralston, poi futuro coach di Chris Evert, battè John Newcombe 19-17,20-18, 4-6, 6-3. Appena 4 set per 93 games. Se andavano al quinto chissà che non avrebbero messo in discussione il 70-68 di Isner e Mahut a Wimbledon. Ho precisato che si tratta di record per numero di games, non per durata. Resta imbattuta qui la finale vinta da Djokovic sul Nadal nel 2012, 5 h e 53 minuti: 7-5 al quinto.

Mi pare che abbia fatto più alla svelta Bautista Agut con Pella: 63 61 61 per 1 h e 24 minuti scarsi. Però di questo exploit dello spagnolo fra qualche tempo non si ricorderà più nessuno. Quello di Ivo Karlovic, 38 anni il prossimo 28 febbraio invece non sarà facile cancellarlo dal libro dei record. Sono felice però che questo match non fosse stato affidato a nessuno dei nostri bravissimi cronisti, che si dividono quotidianamente una gran parte dei match di giornata. Chi avesse dovuto seguire per cinque ore e un quarto il match Karlovic-Zeballos avrebbe probabilmente chiesto un mese di riposo. E io mi sarei sentito terribilmente in colpa per lo “sfruttamento” davvero disumano. Mentre Zeballos con questa performance si candida a un posto di davisman contro l’Italia a Buenos Aires, posto che diventerebbe sicuro (accanto a Leo Mayer, Pella e Schwartzmann) se Delbonis desse forfait come sembrerebbe quasi tentato di dare…per non sciupare il ricordo di essere stato in Croazia a dicembre l’eroe finale della prima storica vittoria in Coppa Davis dell’Argentina. Del Potro come sapete non ci sarà.

Chiudo stavolta con il tennis italiano, ma se volete sapere tutto quel che penso di Camila Giorgi, e di suo padre come coach e come… psicologo, vi rimando al lungo pezzo che gli ho dedicato oggi dopo aver visto la sua partita punto per punto. Proprio con papà Giorgi ho voluto anche preannunciargli un articolo che sono sicuro non gli sarà piaciuto. E sì che io per Camila e il suo potenziale stravedrei se non fosse che… Vabbè leggetelo se vi interessa. Dunque come ieri cinque italiani in campo, e come ieri tre hanno perso e due vinto. Nel video con Luca Baldissera ne abbiamo dissertato, in quello con Steve Flink naturalmente no. Mi spiace da morire che Karin Knapp si sia fatta ancora una volta male e sia stata costretta al ritiro. Insieme a lei e la Giorgi ha perso anche Fabbiano, con Young che tanto Young non è più. Curiosamente hanno vinto i due giocatori che hanno cambiato recentemente allenatore. Nuovi stimoli per entrambi, Fognini ed Errani? Forse, sintomi di ripresa, fisica e mentale, mi è parso proprio di avvertirli. Se poi sia merito di Franco Davis e Riccardo Montalbini (primo antico allenatore di Sara che è tornata finalmente a stare a casa sua dopo un po’ troppa Spagna ed è sembrata più serena  e meno angosciata dall’idea di dover far risultati e punti, “Me la voglio prendere con più calma, ma mi è tornata più voglia di lavorare”) non lo so. Fognini ha vendicato brillantemente due sconfitte in altrettanti Slam a Feliciano Lopez conquistando ben 28 pallebreak, segno di una ritrovata efficacia alla risposta. “Ho perso tre chili in meno di un mese di lavoro a Miami con Davin” è stata una delle chiavi offerte a spiegazione del suo ottimo match dal ligure. Che ha confessato di aver raggiunto gli 85 chili un anno fa al torneo di Montecarlo. Per un brevilineo come lui non poco. “Se dicessi che punto dentro di me a rientrare tra i primi 20 non avrebbe troppo senso, non dico niente… eppoi quest’anno succederà un grande evento” ha strizzato l’occhio il futuro papà. Ad maiora, per oggi è tutto in attesa di Seppi-Kyrgios e Lorenzi-Troicki. Firmerei, ripeto quanto detto nel video, per il pareggio.

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