Federer come Paganini? O ripeterà? Ricordate Edberg nel '96...

Editoriali del Direttore

Federer come Paganini? O ripeterà? Ricordate Edberg nel ’96…

MELBOURNE – Il problema di un ultratrentenne non sono i picchi di rendimento. Può giocare altre volte in modo straordinario come contro Tomas Berdych. Ma può farlo giorno dopo giorno? Alla ricerca della continuità

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Nessun giorno è uguale ad un altro. Nemmeno per un tennista. Nemmeno per un campione come Roger Federer che, come sa ormai anche il gatto, ha 35 anni. Anzi, proprio perché ha 35 anni dovrebbe essere più soggetto di altri ad alti e bassi. E la mia resta una pura ipotesi, perché lui sfugge ad ogni previsione essendo certamente un tennista STRA-ordinario. Nessuno poteva aspettarsi che lui riuscisse a giocare così bene come ha giocato oggi contro Tomas Berdych, un avversario che lo aveva battuto 6 volte in 22 incontri e perfino in due tornei dello Slam. Non a… Chennai. Nessuno poteva aspettarselo, nemmeno lui e lo ha detto chiaramente, tantomeno Berdych che invece con il discreto sense of humour che lo contraddistingue si è espresso così: “Avrei preferito assistere ad una sua performance di questo calibro stando seduto in tribuna piuttosto che in campo”. Roger ha regolato Tomas in un’oretta e mezzo, una media di mezz’ora per set, ma tanto per togliere subito qualsiasi illusione a Berdych gli ha dato un bel 6-2 nel primo set e in appena 23 minuti. “Se un campione comincia bene e va in vantaggio tutto diventa più facile per lui” ha aggiunto Berdych che certamente non poteva essere soddisfatto per aver invece cominciato male ogni set. Dopo quel primo set “on fire” Federer è rimasto intrattabile al servizio. In 14 turni di battuta non ha mai permesso a Berdych di arrivare a 40, quindi ovviamente neppure ad una palla break. Lo svizzero, centrato come nei giorni migliori, in forma nei colpi ma anche nel fisico – volteggiava come una libellula –  ha ceduto 14 punti soltanto in quei 14 turni, quasi per facilitarci il conto: mediamente un punto a game. Pazzesco. Ma anche il conto dei rovesci vincenti è impressionante: 10 a zero! E il rovescio è la cartina di tornasole delle prestazioni di Federer: quando gli entra quello, quando anziché errori gratuiti fa vincenti, per gli altri c’è ben poco da fare. Una delle ragioni per cui il suo bilancio con Rafa Nadal è sempre stato negativo è dovuto proprio al fatto che lo spagnolo con i suoi topponi liftati e mancini, dritto contro rovescio, lo faceva arrampicare in cielo e alla fine sbagliare su quella diagonale da cui non riusciva a liberarsi.

Ma Berdych, e non solo perché è destro, quel colpo che può mettere in difficoltà il Federer in serata di vena non ce l’ha. “Non mi ha poi così sorpreso il fatto che Roger abbia giocato così bene – ha detto il ceco – un campione come lui, il più grande della storia, non disimpara a giocare perché sta fermo per un po’. Piuttosto sono frustrato con me stesso perché pensavo di poter fare meglio e invece non ci sono riuscito”. Adesso vedremo che cosa succederà fra Federer e Nishikori perché il giapponesino, come ha ricordato Jim Courier sul campo nella rituale intervista al vincitore, presenterà un diverso tipo di opposizione. Più scambi, più rovesci anticipati capaci di mettere in difficoltà un Federer che non fosse al 100 per 100. Sarà al 100 per 100? Ecco, questo è il punto. Guai a darlo per scontato. Credo che lo stesso Federer non commetterà quell’errore. Paganini non ripete, soleva dire il grande artista a chi gli chiedeva il bis dei suo show memorabili. Ripeterà Roger Federer?

Ricordo bene che all’inizio del ’96 Stefan Edberg, l’ex n.1 del mondo e coach di Roger cui tanto lo svizzero si è ispirato nel giocare la famosa “SABR”  annunciò a sorpresa che quello sarebbe stato il suo ultimo anno. Stefan aveva 30 anni, ma si vede che non aveva più voglia di sacrificarsi, di allenarsi, di viaggiare. Le sue soddisfazioni se le era già prese. Annette lo voleva a casa, con i figli. Tutti i tornei che giocò si trasformarono in grandi celebrazioni, e la gente correva ai botteghini per assistere al “canto del cigno” del grande campione svedese che aveva vinto 6 Slam. Ma Edberg alternò prestazioni straordinarie a partite pessime. Battè grandi campioni un giorno (Corretja a Montecarlo, Muster a domicilio a Vienna, Moya al Roland Garros. Perse in finale con Becker al Queen’s dopo aver messo in riga Stolle, Ivanisevic, Martin e Muster. Quarti di finale agli US Open battendo Krajicek e Henman), perso da veri  Carneade qualche altro giorno (il nostro Caratti a Cincinnati, Goellner a Basilea). Il grande campione, quando raggiunge una certa età, non dimentica di saper giocare, ma non riesce più – di solito eh… e Roger potrebbe essere l’eccezione – ad essere continuo al top delle sue possibilità. L’altro giorno dopo che Roger aveva vinto con i due qualificati Melzer e Rubin l’opinione generale era che se avesse rigiocato così anche contro Berdych avrebbe probabilmente perso. Oggi, dopo questa fantastica, perfetta partita contro Berdych si può ben dire che se Federer rigiocasse contro Nishikori allo stesso modo, non potrebbe mai perdere… come però ci ha perso in un paio di occasioni nel mezzo a sette duelli. Il fatto è  che – sebbene non ci siano forse tennisti dalla caratteristiche fisiche e tecniche più diversi di un Berdych e un Nishikori a confronto – nessuno può sapere quale Federer scenderà in campo domenica. Né lui, né Nishikori. Nessuno appunto.

Tomas Berdych, con grande savoir faire, ha accennato a un dato anagrafico-statistico interessante: “All’inizio del torneo ho letto che in tabellone c’erano una decina di giocatori ultratrentenni… dieci anni fa non c’era nessuno. Questo significa – è l’intelligente osservazione – che i tennisti di oggi hanno imparato a “curare” meglio il proprio fisico, sono più professionali e durano di più”. Berdych non lo ha detto, ma lo ha fatto capire. Probabilmente pensava alle proprie chance di reggere ancora diversi anni sul circuito ad alto livello, e pensava anche a quelle di Roger che con la classe che ha, la fluidità dei colpi che si ritrova, fa molta meno fatica di altri e quindi può essere competitivo ancora per chissà quanti anni. Lui dice “ancora due o tre”. Vedremo. È capace che voglia arrivare alle Olimpiadi di Tokyo. Giocherà come oggi per tutti i giorni che Dio manda in terra? È quello che potremo constatare quest’anno. Io penso di no. Ma spero di sbagliarmi. Contro Nishikori e, se vincerà, contro Andy Murray che non dovrebbe poter perdere contro il più grande e il meno forte dei fratelli Zverev, Mischa, avremo una, due riprove del nove.

A proposito di Murray era inevitabile che gli si chiedessero le sue reazioni alla sconfitta choc di Djokovic con Istomin. E lui: “Per me non è cambiato molto. Djokovic era dall’altra parte del tabellone. Finchè io non fossi arrivato alla finale non sarebbe stato comunque un mio problema. Ma la strada per la finale è ancora lunga”Già, con lo spauracchio del Federer ammirato stasera, neppure sir Andy Murray può starsene tranquillo. Era il match più atteso del giorno. L’altro svizzero, il campione dell’Australian Open 2014, Stan Wawrinka ha rischiato di ritrovarsi al quinto set con Viktor Troicki perché nel quarto si è un po’ deconcentrato. Al prossimo turno trova l’ultimo superstite dei italiani che c’erano all’avvio del torneo (cinque soltanto, però, gli uomini). Ad Andreas Seppi ho dedicato un altro articolo, e anche alle sue chances che non credo possano considerarsi molte contro Wawrinka, ripercorrendo un po’ la storia dei loro 12 incontri, il primo quando lo svizzero aveva solo 18 anni e l’altoatesino 19. Tanta acqua è corsa sotto i ponti da allora, e certo non sorprende che Andreas abbia vinto i primi 3 duelli, ma nessuno degli ultimi tre. L’ultimo suo successo, 67 76 76 risale a Roma 2012. Sono passati insomma quasi cinque anni. Ma nel tennis, lo diceva oggi a tutti Denis Istomin, mai dire mai.

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