Dopo la caduta degli dèi. Siamo tornati ai vecchi tempi con Federer e Nadal?

Editoriali del Direttore

Dopo la caduta degli dèi. Siamo tornati ai vecchi tempi con Federer e Nadal?

MELBOURNE – Un dubbio che vale anche per le donne. Serena Williams torna n.1 e Venus in semifinale? Raonic, Thiem, Goffin non hanno il CV di Stan Wawrinka

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Nessuno poteva attendersi un simile sconquasso da questa domenica infernale per i favoriti, per due n.1 del mondo, Andy Murray e Angelique Kerber, mentre Andreas Seppi poteva immaginare che contro Stan Wawrinka non sarebbe stato facile e lo stesso Kei Nishikori era stato messo sull’avviso dalla straordinaria prestazione di Roger Federer contro Tomas Berdych che lo svizzero aveva già incredibilmente e magistralmente recuperato dal semestre sabbatico (ok, lo so che non era stato per scelta). Adesso gli scenari cambiano completamente. Questo Federer può andare addirittura fino in fondo per quel che si è visto in queste due partite con con Berdcyh e Nishikori. E sognare anche lo Slam n.18. Contro Zverev, chiamato alla fatidica prova del nove dopo l’exploit ai danni dello scozzese n.1 del mondo e cinque volte finalista in Australia, lo stesso Federer si è detto favorito, non foss’altro che per la classifica, n.17 contro n.50, anche il ranking in questi casi lascia il tempo che trova e ce ne siamo resi tutti conto. Dopo di che non è che nell’eventuale derby svizzero con l’amico, e troppo spesso succube, Wawrinka, Roger sarebbe chiuso. Anche se Wawrinka è fra tutti quello che mi ha impressionato di più. Ma le partite fra i due svizzeri, se questa ci sarà, sono sempre molto particolari, così come le loro implicazioni psicologiche. Ad ogni modo se Federer dovrà dimostrare di sapersi adattare anche al serve&volley mancino di Mischa Zverev (“È stato un bene che al primo turno io abbia già affrontato un mancino con quelle caratteristiche come Jurgen Melzer” ha lucidamente osservato Roger), Wawrinka non ha già in tasca il successo su Jo Wilfried Tsonga, autore di una performance ragguardevole contro Dan Evans nei tre set successivi al primo perduto. Brutta giornata davvero per il Brit-Tennis today. Toccherà alla Konta tenere alta la bandiera del Regno Unito nella notte e dopo l’impietoso 6-2 6-1 alla Wozniacki ci dovrebbe poter riuscire anche se la Makarova in Australia (due quarti di finale e una semifinale) dà quasi sempre il meglio di sé.

Federer non aveva più battuto due top-ten nello stesso torneo dalle finali ATP di Londra 2015, quando infilò Berdych, Djokovic, Nishikori, Wawrinka in un solo spiedo e stavolta senza annullare match point come un anno prima a Stan (con Mirka Federer che si distinse per signorilità gridando “Cry Baby cry” a Stan, rischiando di compromettere i rapporti fra i due svizzeri una settimana prima della finale di Coppa Davis, poi vinta a Lille sulla Francia). Chi ipotizzava che Federer avrebbe fatto fatica a reggere scambi più lunghi – quali non gli avevano dato né Melzer né Rubin né Berdych – e tantomeno cinque set, è stato smentito dalla classe e dall’inattesa condizione del campione di Basilea. Federer conosce Mischa Zverev e non mi è sembrato preoccupato stasera. Chiaro che queste partite hanno accresciuto notevolmente la fiducia nelle sue possibilità. E già lui è uno che di fiducia ne ha sempre tanta. Eppure ha detto di aver visto gran parte del match vinto da Zverev su Murray. Avrà forse pensato quel che abbiamo pensato un po’ tutti e cioè che Andy, come Novak tre giorni fa, ha giocato molto sotto il par. Non ha passato che troppe poche volte Zverev, bravo a non dargli tregua né ritmo. “Da fondocampo non l’avrei mai battuto, sapevo che non avevo alternative all’attacco continuo” ha spiegato il maggiore degli Zverev, per ora certo più accorto tatticamente del suo talentuoso fratellino. Quel che ha detto, lui una sorta di Stefan Edberg mancino, capace di giocare volèe davvero strepitose – ma perché non ha dato un po’ di lezioni a Sascha? – mi ha ricordato quel che disse una volta Boris Becker a Wimbledon dopo aver perso proprio dal suo grande rivale svedese. Non sono certo se dopo la finale del 1988 o se dopo quella del 1990, entrambe perse. “Io ho più opzioni di gioco, posso andare avanti, posso stare indietro e talvolta è uno stress dover sempre prendere decisioni tattiche non scontate, punto dopo punto – declamò Boris – Stefan invece non ha questo problema, lui ha un solo tipo di tennis, serve&volley…”. C’era naturalmente un pizzico di presunzione, di arroganza, nelle parole di Boom Boom, fatto sta che in carriera Stefan è stato molto più continuo di Boris, al di là del fatto che entrambi hanno vinto lo stesso numero di Slam, sei. Ma guardate quante settimane è stato n.1 del mondo Boris e quante Stefan.

Insomma detto che Federer pare ringiovanito di un lustro – ma i cinque set peseranno dopo 48 ore? Come vedete qualche interrogativo su un uomo di 35 anni e mezzo sussiste sempre – e che sul conto di Mischa Zvererìv è lecito nutrire qualche dubbio (mica sarà diventato un grande campione tutto insieme a 29 anni?), resta il fatto che nessuno avrebbe mai profetizzato (nemmeno il celebre Mago Ubaldo) che alla seconda settimana dell’Australian Open non sarebbero stati in gara nessuno dei due top-player Djokovic (sei volte campione qui) e Murray, mentre invece avremmo trovati vivi, vegeti e fiduciosi dopo due battaglie vittoriose di cinque set i due Fab Four di più vecchia generazione, Federer e Nadal. Risalendo fino al 1956 non si è ancora trovato un giorno in cui i primi due tennisti del mondo siano usciti da uno Slam prima dei quarti di finale insieme. Lo stesso Federer ha espresso tutto il suo stupore al riguardo. Siccome tutti godono da morire quando io sbaglio un pronostico, beh, devo continuare ad azzardarli. Raonic ha il raffreddore ma quando scende dal letto continua a bombardare gli avversari con i suoi ace e, da n.3 del seeding, dovrebbe essere considerato il favorito n.1. Nadal e Federer, sempre per le classifiche, dovrebbero stare dietro a un bel gruppetto di tennisti. Io però osservo che Federer non vince uno Slam da Wimbledon 2012 e Nadal dal Roland Garros 2014 e qui non si gioca né sull’erba né sulla terra rossa. Raonic fin qui non è andato oltre una finale a Wimbledon 2016, ma sull’erba. Insomma di tutti gli altri escluso FEDAL che sono ancora in corsa Stan Wawrinka che – sebbene il 7-6 7-6 7-6 a un ottimo Seppi possa instillare qualche dubbio mi ha invece fatto una buonissima impressione – è il solo tennista che ha vinto qualche Slam: tre incluso l’ultimo (US Open 2016) e due di questi su campi duri outdoor. L’altro è l’Australian Open 2014.

Ora Stan ha Tsonga che era dal 2013 che non andava così avanti qui – perse ai quarti con Federer – anche se al francocongolese non mancano quarti e semifinali a sottolineare la sua buona esperienza e CV a questi livelli. Federer può perdere più facilmente, secondo me, dal miglior Wawrinka che dal miglior Tsonga. Ovviamente può battere entrambi. Dall’altra parte non credo che Nadal possa perdere da Monfils, fra Raonic e Bautista Agut beh non mi pare che i progressi dello spagnolo lo autorizzino a farne il favorito – ho scommesso un caffè (Lavazza?) con un lettore – e forse la vera mina vagante, più che il vincente fra Thiem e Goffin, è il bulgaro Dimitrov se viene fuori come credo dall’ostacolo Istomin. Fra le donna il k.o della Kerber ad opera della Vandeweghe – l’uscita di scena contemporanea di due n.1 nello stesso Slam risale all’US Open 2003 quando Ferrero battè Agassi e la Henin battè la Clijsters, ma quello era un SuperSaturday, si giocava una semifinale maschile e una finale femminile, non è mica la stessa cosa! – riapre la strada verso il trono del tennis a Serena Williams, ove Serena – che prevedo vittoriosa nella notte sulla Strycova –  vinca il torneo. Va sottolineato però l’exploit dell’irriducibile sorella Venus: dal 2010  non aveva più centrato una semifianle di uno Slam (ad eccezione del Wimbledon 2016) e ora se batterà la Pavlyuchenkova, che ha sorpreso la Kuznetsova nel derby russo con mio sommo dispiacere per due motivi a) la Kuz mi sta simpatica ed ha gran classe b) la Pav ha un cognome che a scriverlo è quasi peggio della Bacsinszky. Fra Vandeweghe e Muguruza sarà scontro tra pesi massimi. Randellate a tutto spiano, ma giocano domani notte, non stanotte come la Konta, che può salvare l’onore britannico oggi fin troppo vilipeso da un tedesco mezzo russo e da un francese mezzo congolese.

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