AO, spunti tecnici: Serena e Venus, la qualità prima della potenza

(S)punti Tecnici

AO, spunti tecnici: Serena e Venus, la qualità prima della potenza

MELBOURNE – Sono forti, atletiche, esplosive. Tirano come i maschi, si sente dire. È (quasi) vero. Ma Serena e Venus Williams, prima di tutto, sono veramente e semplicemente tanto, tanto brave

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Innanzitutto, mi scuso con i lettori per la mancata pubblicazione della rubrica tecnica durante la giornata di ieri. L’attualità incombe e non si fa in tempo a registrare una clamorosa sorpresa, che subito ne avviene un’altra. Decisamente, uno Slam fuori dal comune, il primo di questo 2017. Numeri uno e numeri due che perdono prima dei quarti, roba che succede tipo quattro volte a secolo, leggende viventi date per morte e sepolte che ritornano alla grandissima, lotte ai set decisivi come se piovesse, sia tra i maschi che tra le ragazze, partite 3 su 5 che iniziano a mezzanotte, di tutto e di più. Di conseguenza, con compiti redazionali continuamente accavallati, abbiamo tutti i minuti, anzi i secondi contati. E l’attualità, quando è tanto clamorosa, giustamente pretende il suo spazio in pagina.

Non c’è bisogno, credo, di presentare la coppia di sorelle con più titoli del Grande Slam della storia (uno scherzo tipo 29 vittorie in singolare tra le due). Quando stamattina, scortato da Roberto Dell’Olivo, sono passato tra il campo 17 e il 18, dove stavano palleggiando rispettivamente Serena e Venus, ho voluto approfittare della fantascientifica attrezzatura fotografica del nostro collaboratore – a occhio, il suo obiettivo costa più o meno come il mio Golf GTI di seconda mano – per dare una “lucidata” tecnologica alla rubrica tecnica da bordocampo.

Il tema di oggi, fondamentalmente, è che molto, troppo spesso, quando sento parlare delle due fuoriclasse americane (negli ultimi anni è toccato tanto di più, e soprattutto, a Serena, prima succedeva anche con Venus), anche da addetti ai lavori, le argomentazioni per descriverne il tennis vertono quasi in toto sugli aspetti fisici. La (sballatissima) tesi sarebbe che, banalmente, hanno vinto tanto perchè sono più forti, alte, potenti a livello muscolare delle altre. Ai tempi in cui Venus faceva incetta di titoli a Wimbledon, prima della definitiva esplosione della sorella minore, e prendeva a pallate un’avversaria dietro l’altra, si sentiva dire “eh ma tira forte come un maschio, alta e muscolosa com’è”, il che è in parte vero, ma se bastasse avere il fisicone, allora qualunque ragazzona di 1.85 per 75 chili potrebbe fare lo stesso. Quando poi Serena ha iniziato a dominare – per tanti di quegli anni che non stiamo nemmeno a contarli – il circuito WTA, spostando l’asticella se possibile ancora più in alto, apriti cielo. Gliene hanno dette di tutti i colori, parlando solo del suo corpo, arrivando al limite dell’insulto sessista quando non oltrepassandolo senza ritegno, perfino colleghi tennisti sia maschi che femmine. Tali esternazioni non meritano di essere riferite, ma sempre lì si tornava (e si torna ancora oggi): a quanto massiccia di fisico, potente e muscolosa sia la campionessa che qui è a caccia del record assoluto in solitaria dei titoli Slam, i famosi 22 di Steffi Graf, e spera di riprendersi in caso di vittoria la prima posizione mondiale, vista l’eliminazione di Angelique Kerber che l’aveva sconfitta in finale l’anno scorso. Per adesso, edit del pomeriggio, ha raggiunto la sorella nei quarti.

Ma Serena non è mica la più muscolosa (Sam Stosur vi dice niente?), o la più massiccia (Anastasia Pavlyuchennkova, Karin Knapp, Coco Vandeweghe sono delle super atlete sopra i 75 kg). E sono solo i primi esempi che mi vengono in mente, nel recente passato ricordo Lyndsey Davenport (fisicone da 1.89 per 80 kg), e avanti così. E quindi? Non sarà mica che, con buona pace di coloro che “grossa com’è, per forza che vince”, Serena, come e forse più di sua sorella Venus ( ma diventa questione di gusti), gioca a tennis tanto, ma tanto bene? La risposta la lascio alle immagini, che dicono molto più di mille parole. Cominciamo con un po’ di Venus.

venus williams rovescio 1

Venus Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, preparazione del rovescio. La “Venere nera”, come la chiamava Gianni Clerici, si stava allenando alla risposta. Eccezionale la rapidità e la precisione della rotazione busto spalle, e la sincronizzazione con l’appoggio del piede sinistro. A tutti gli effetti, è un rovescio in open stance. Nel frame centrale, racchetta in linea, e piede esterno che sta andando giù, ancora sollevato, nel frame di destra, nell’esatto istante in cui Venus affonda il peso da quel lato, scatta la decisa flessione verso il basso dei polsi, e si solleva il piede destro, quasi con un accenno di trascinamento sulla punta.

venus williams rovescio 2

Venus Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, impatto, accompagnamento e finale dello stesso colpo. Contemporaneamente allo swing a colpire, assecondando la spinta verso la palla, Venus fa un passo in avanti con il piede destro, portandosi quasi laterale, pronta al successivo step di posizionamento per continuare lo scambio. L’allineamento tra braccio, palla e racchetta è ben esemplificato dal frame di sinistra, dove la palla si sovrappone al gomito destro della giocatrice.

venus williams dritto

Venus Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, un dritto a sventaglio, caricamento su entrambi i piedi, swing con spinta che parte dal destro, impatto e finale con la giocatrrice che ricade dalla sospensione dinamica sul piede sinistro. Le spalle sempre sostenute e non ingobbite (problema posturale tipico delle tenniste alte, Venus è 1.85, però non si scompone minimamente). Che esplosività, e che tecnica.

Ma andiamo a vedere Serena, iniziando dal rovescio anche con lei.

serena williams rovescio 1

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, preparazione con passo super-deciso della gamba destra, backswing in linea (con ovalizzazione quasi inesistente), flessione dei polsi mentre inizia il trasferimento del peso. La stabilità degli appoggi è evidente anche dalle immagini statiche, l’equilibrio è perfetto.

serena williams rovescio 2

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, a sinistra, l’impatto, il modo in cui Serena sviluppa lo swing in linea con la palla è incredibile, così come la grazia (sì, avete letto bene) del gesto che va a chiudere il finale, contemporaneamente si solleva il piede posteriore assecondando il trasferimento del peso, non c’è un millimetro del corpo di Serena fuori posizione in queste tre immagini.

serena williams dritto 3

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, backswing di preparazione di un dritto in topspin. Open stance classica, sempre impeccabili gli appoggi e l’apertura delle braccia.

serena williams dritto 4

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, impatto dello stesso colpo, e finale al limite del “reverse forehand” alla Nadal, un tergicristallo (windshield-wiper follow-through) che scarica migliaia di r.p.m (giri al minuto) sulla palla, a partire da una base d’appoggio delle gambe di solidità impressionante. Ecco, qui sì che vediamo la Serena “potente”, che mette il suo peso sul colpo sbracciando di forza muscolare, il toppone che ne è uscito avrebbe piegato la racchetta in mano a un maschio. Ma come detto, c’è ben altro.

serena williams dritto 1

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Qui sopra, Serena aggredisce una palla in avanzamento, la stance è sempre aperta, ma già dalla fase di preparazione vediamo che questo dritto sarà colpito in proiezione verso avanti. Frame di sinistra, la racchetta è perfettamente verticale, la rotazione (unit-turn) del busto-spalle ha portato queste ultime a essere ad angolo retto rispetto alla linea che unisce i piedi, il destro è a una frazione di secondo dall’appoggio completo (ancora una piccola parte di suola anteriore non a contatto con il terreno, il tallone è giù). Frame centrale e di destra, l’appoggio sul piede destro è completamente affondato, è partito il backswing di preparazione, le braccia si aprono, il piede sinistro si solleva, preparandosi ad accompagnare il trasferimento del peso in avanti, con un passo in dinamica precisamente effettuato insieme al movimento a colpire.

serena williams dritto 2

Serena Williams, AO 2017 (Roberto Dell’Olivo)

Ed ecco, infine, impatto e finale dello stesso colpo. Nel frame di sinistra, la palla è a contatto con il piatto corde, il piede destro è ancora in spinta insieme all’anca, il sinistro avanza insieme alla sbracciata. Nel frame centrale, appoggio completato della gamba sinistra, accompagnamento del braccio-racchetta attraverso la palla scatenato al massimo verso l’alto-avanti, lo stesso braccio-racchetta ben allineato con la gamba posteriore (destra), postura fantastica, asse di equilibrio che rimane centrale nonostante Serena sia proiettata in avanzamento con tutta la velocità di braccio che ha. Nel frame di destra, la conclusione del follow-through, Serena è talmente composta a fine swing, in equilibrio solo sul piede sinistro, da avere braccio destro, avambraccio sinistro, e gamba destra (dal ginocchio in giù) impeccabilmente paralleli tra loro. Mamma mia, che livello tecnico.

C’è una definizione ben precisa per descrivere un dritto del genere (le ultime due serie di immagini qui sopra sarebbero da poster appeso nella scuola tennis, affinchè i ragazzini possano impararlo a memoria): fluidità.
Vederla dal vivo, a due passi di distanza, frustare in scioltezza una pallata dietro l’altra in questo modo è pazzesco.
Quando a un talento tecnico del genere, perchè di questo si tratta innanzitutto, aggiungi potenza fisica, elasticità articolare, e forza muscolare quando è necessario, più un gran servizio, ma qui ci tenevo a evidenziare i favolosi fondamentali di Serena (e Venus), ecco che i 22 titoli del Grande Slam cominciano ad avere una spiegazione un po’ più plausibile del trito e ritrito “vince perchè è grossa e potente“.
Se vi capita di sentirlo dire, non discutete, fate vedere queste immagini. E poi accettate con signorilità le scuse dell’avventato interlocutore.

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