Federer-Nadal finale epica decisa dagli astri. Dimitrov sarà la prossima stella

Editoriali del Direttore

Federer-Nadal finale epica decisa dagli astri. Dimitrov sarà la prossima stella

MELBOURNE – Quanti ricordi memorabili suscita la rivalità dei più grandi campioni del terzo millennio. Nessuno dei due è al massimo, tuttavia ci si aspettano grandi cose. Tutte le ipotesi

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Non so più a quante migliaia (decine di migliaia?) di partite ho assistito in oltre 500 tornei, ma difficilmente mi scorderò questa che Rafa Nadal è riuscito a vincere dopo 4 ore e 56 su un Grigor Dimitrov sorprendente per continuità, tenacia, resistenza, aggressività, talento. Il finale, dal tiebreak del terzo set a tutto il quarto e il quinto, è stato appassionante, e l’atmosfera nella Rod Laver Arena fantastica, straordinaria, eccitante al massimo. Sarà l’età, ci si commuove più facilmente invecchiando, ma mi sono sorpreso qualche volta con gli occhi lucidi, come quando si guarda un film bellissimo che ci entra dentro il sangue. Momenti irripetibili. Sì, è vero, alla fine, mi ha impressionato più lui, Grigor che non avevo mai visto giocare così bene così a lungo – le sei volte che era andato oltre le tre ore e mezzo di gioco aveva sempre perso crollando nel finale, spesso con i crampi –  piuttosto che Rafa Nadal che non è ancora il Nadal che ho conosciuto perché sbaglia ancora dritti che una volta erano il suo pane, ma è rimasto sempre lui per grinta, cuore, determinazione, irriducibilità. Tanto di cappello a Grigor e a Rafa, davvero. Due campioni con attributi grossi come cocomeri. Vorrei rifuggire dalla solita banalità che alla fine dei grandi match fa dire “peccato ci sia un solo vincitore”, ma è vero che dentro di me ero fortemente combattuto.

Come per tutti, e  figuratevi per un giornalista, la “dreaming final” era Federer-Nadal, perché consente di riscrivere la storia del tennis degli ultimi 13 anni, da Miami 2004 in poi, lungo 34 duelli quasi sempre pazzeschi, con le 23 vittorie di Rafa e le 11 di Roger, con la più bella rivalità mai esistita dopo quelle anch’esse leggendarie di McEnroe e Borg, Connors e Lendl, Becker e Edberg, Agassi e Sampras, Evert e Navratilova. Una rivalità fantastica fra due che hanno saputo essere avversari irriducibili, ma anche amici fantastici, due campioni ma anche due ragazzi sani, per bene, massimamente rispettosi l’uno dell’altro. Una rivalità che si porterà sempre dietro, qualunque cosa accada nella finale di domenica che potrebbe essere anche l’ultima – ma fino a 10 giorni fa si pensava che l’ultima sarebbe stata quella del Roland Garros 2011… – anche tutte le irrisolte discussioni sul GOAT: Roger Federer con i suoi 18 Slam o Rod Laver con il suo doppio Grande Slam? E il solito dilemma: i confronti diretti contano o si può aspirare a essere GOAT anche se nella tua stessa epoca c’è uno che ti ha battuto più del doppio delle volte che lo hai battuto, 6 volte su 8 nelle finali degli Slam e le sole due che ci ha perso sono state a Wimbledon su quell’erba che è la superficie più anomala fra tutte? Rafa nei confronti di Roger è avanti 9-7 sui campi duri, 13-2 sulla terra rossa, è indietro 2-1 sull’erba. Tutti discorsi noti, triti e ritriti, che affastellavano le menti di tutti quelli che seguivano Nadal-Dimitrov, restando affascinati dall’improvvisa crescita del bulgaro che dimostrava di saper controllare i topponi liftati e mancini di Rafa, assai meglio di quanto non si sia visto fare spesso alla sua “bella copia”, a Roger Federer. Forse il dritto di Nadal, come dicevo, viaggia un po’ meno di un tempo, ma è un fatto che anche su dritti profondissimi Dimitrov è stato capace di giocare rovesci vincenti pazzeschi. È alto un metro e 91, il bulgaro che si è perso un po’ in questi anni – a parte la semifinale di Wimbledon 2014 quando battè Murray e perse poi da Djokovic – per una certa propensione alle distrazioni femminili, e forse quei 6 centimetri di altezza in più rispetto ai 185 di Federer, e anche una diversa potenza muscolare,  gli consentono di schiacciare quelle palle arrotatissime di Rafa più agevolmente che non Roger. È anche vero che moltissime volte davvero Grigor stasera sembrava giocasse a ping-pong, in demivolée da fondo, con una naturalezza degna di Roger.

Quindi, sì, speravo che vincesse Rafa per arrivare al match epico, ma mi dispiaceva per Grigor che dettava il match, aveva più spesso lui il pallino… e si sa che non è poi facile contro la chele mancina di Rafa. Il quinto set è finito a quel modo, con quel rovescio atterrato lungo di Dimitrov dopo uno scambio di 13 palleggi sul terzo matchpoint per Rafa. Abbastanza emblematico che il match sia finito su quel lungo palleggio giocato a tutta randa: di 64 punti che hanno richiesto più di 9 scambi ben 39 li ha fatti Rafa. Grigor 25. Ma Rafa aveva ottenuto il break con un po’ di fortuna, un net gli aveva accomodato la palla per andare a palla break nel game precedente… dopo che però Grigor aveva fatto un doppio fallo sul 30-15, poco dopo il suo ace n.20. E anche dopo che lui si era salvato sul 3-4 e su due palle break giocate con il solito grande coraggio, ma una almeno favorita da un errore evitabile commesso dal suo avversario. Si sa certi match, certe maratone si decidono su piccoli episodi, pochi, pochissimi punti. Alla fine Rafa ne ha fatti solo 7 di più di Dimitrov e tante volte nel tennis si vince facendone anche di meno. Eppoi come si fa a parlare di errori evitabili quando si gioca da più di 4 ore e mezzo, a velocità e intensità pazzesche? Abbiamo visto una gran partita, questo è certo. Non posso consigliare di rivederla tutta perché è durata 4 ore e 56 minuti e conoscendo già il risultato non offrirebbe le stesse emozioni. E magari ci si accorgerebbe maggiormente di certi errori tecnici. A Rafa ho chiesto come si sentisse, se si ricordasse quell’altro match memorabile vinto su Verdasco nel 2009 dopo 5 ore e 14 minuti di lotta feroce e 5 set… Allora nessuno pensava che Rafa sarebbe stato competitivo due giorni dopo contro Roger Federer, e invece, anche quella volta – come le altre due che lo ha affrontato qui a Melbourne – Rafa batté il suo eterno rivale.

“Sono otto anni più anziano ora” ha subito risposto Rafa, arrivato a tempo record, cinque minuti dopo la fine del match, in sala conferenze. Erano le una passate e voleva chiaramente andarsi a fare i soliti messaggi, il bagno nel ghiaccio e dormire il più presto possibile per recuperare. Nessuno può sapere come starà fra due giorni. Ma nessuno può sapere se il problema che ha Roger ad una gamba da una settimana, per quanto lui abbia fin qui minimizzato (una mossa strategica, pretattica, o è stato semplicemente sincero?) sia serio o possa diventarlo in un’altra partita che contro Nadal non potrà non essere anche di corsa. “Quando Roger è venuto a Manacor, alla mia Accademia, lui con il problema al ginocchio, io con quello al polso, non avremmo mai pensato possibile di ritrovarsi in finale ad uno Slam, al primo Slam dell’anno. Sono davvero molto felice per me e anche per lui. Prima di questo torneo in allenamento mi sentivo molto bene ma non pensavo che sarei arrivato dove sono adesso. L’anno scorso è stato duro. Venir via dal Roland Garros senza poter giocare, ricordo di aver pianto in macchina di ritorno verso l’hotel. Poi ho provato ad andare a Rio, ci tenevo, ho preso il rischio. Ho vinto l’oro in doppio, sono stato vicino a una medaglia in singolo, se dovessi tornare indietro rigiocherei là. Dopo sono andato all’US Open, mi sembrava di essere ok… ma dopo la mano era malmessa e ho deciso di fermarmi. È stata una buona decisione”. Rafa sa bene che la finale con Roger sarà attesissima. “È speciale giocare con Roger, non posso dire una bugia. E’ eccitante per me e per lui, noi che lottiamo ancora per un grande evento. Spero solo di essere pronto…”. Pensavo che potesse lamentarsi del fatto di avere un giorno in meno di riposo rispetto a Roger, quando gli ho chiesto se non riteneva ingiusto che le due semifinali si giocassero in giorni sfalsati (anche se 5 degli ultimi 9 vincitori di Melbourne sono quelli che avevano vinto la seconda semifinale) ma Rafa ha replicato così: “No, per me non è un problema, certo se giochi un match come quello di stasera è sì uno svantaggio, ma è una situazione particolare, non posso lamentarmene… Era molto più ingiusto all’US open quando giocavi le semifinali al sabato e la finale la domenica. Se avessi dovuto giocare domani dopo un match come questo probabilmente sarei stato morto…”.

Rafa è stato 5 ore e 19 minuti in più di Roger sul campo in questo torneo. E ai colleghi spagnoli ha detto: “Questa non è una novità, è sempre stato così. Anche negli allenamenti ho sempre – e anche stavolta – dovuto allenarmi molto più duramente di Roger…lui fa meno fatica sempre…”. Rafa non aveva più raggiunto una finale di Slam da Parigi 2014, Roger non ne ha più vinta una da Wimbledon 2012. Se Rafa dovesse vincere arriverebbe a 15 Slam, due soltanto meno di Roger che ovviamente ha la possibilità di centrare finalmente lo Slam n.18 e di essere campione per almeno 5 volte in 3 Slam diversi (tutti fuorché Parigi dove ha vinto solo nel 2009). Rafa sarà n.6 se perde, n.4 se vince e in questo ultimo caso sarebbe il primo tennista dell’era open ad aver vinto almeno 2 titoli in ciascuno dei 4 Slam. Nella storia del tennis ante-open è impresa riuscita soltanto a Rod Laver e Roy Emerson. Roger n.14 se perde, n.10 se vince, ma a nessuno dei due – vi assicuro – importa un fico secco del ranking. Tutti e due vogliono solo vincere questo torneo nel quale si sarebbero accontentati di raggiungere il terzo o il quarto turno. E a nessuno di loro fa alcuna differenza che il primo premio sia 3 milioni e 700.000 dollari australiani e il secondo la metà. Secondo me si potrebbero perfino dimenticare di ritirarlo… I loro manager no. Il loro match non sarà davvero come quello fra le sorelle Williams, l’atmosfera sarà elettrica, il pubblico diviso anche se in stragrande maggioranza per Roger.

L’ultima volta che le finali di uno Slam furono identiche a quelle di quest’anno furono a Wimbledon 2008: Nadal batté Federer 9-7 al quinto, una delle cinque partite più belle che io abbia mai visto, Venus batté Serena 7-5 6-4. Serena con 23 Slam staccherebbe Steffi Graf e arriverebbe a un soffio da Margaret Court. Venus vincerebbe il suo ottavo Slam e il primo Australian Open, dopo cinque Wimbledon e due US Open.

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