La Davis è malata, il circuito è zoppo. E Nole non sta tanto bene

Editoriali del Direttore

La Davis è malata, il circuito è zoppo. E Nole non sta tanto bene

Passata la sbornia da Fedal, la settimana ha visto solo due tornei WTA. La Davis disertata, l’Italia in vantaggio. E Djokovic continua a non essere lui

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Come quando si torna a casa stanchi dopo una splendida festa al weekend e dal giorno dopo si riprende a lavorare, così si è distesa questa settimana di tennis, che ha seguìto la finale australiana ormai entrata nella storia. Prevedibile che l’hype generato dal successo di Federer fosse destinato mestamente a scemare, ma il panorama della pallina gialla si è profilato grigio e cupo sin dal lunedì: fermo il circuito maschile, con la Davis a scaldare i motori per il primo appuntamento dell’anno nel fine settimana, e la WTA attiva in due tornei di livello inseribile nella casella “mediocre”. Tre top 10 in gara (Halep numero 4, Cibulkova numero 5 unica rimasta in gara e Kuznetsova numero 9), tutte a San Pietroburgo, dove la nostra Roberta Vinci ha fallito la difesa del titolo perdendo contro Mladenovic ai quarti. A Taipei la prima testa di serie è stata Elina Svitolina (13 WTA), che giocherà oggi la semifinale; tutto molto distante dal clamore del ventisettesimo affare di famiglia di Melbourne, vinto da Serena Williams per la sedicesima volta.

Difficile a dirsi, ancora peggio va alla Coppa Davis. Soltanto tre compagini del World Group (Italia, Serbia e Germania) hanno presentato le loro formazioni migliori, mentre le altre protagoniste hanno messo in campo quanto di meno peggio possibile: gli azzurri sono in vantaggio 2-0 sul rosso di Buenos Aires, dove l’Argentina, sotto gli occhio del solito coinvoltissimo Diego Armando Maradona, ha schierato Guido Pella acciaccato e Carlos Berlocq in condizioni visibilmente inadatte per il tennis d’alto livello. Certo Seppi ha giocato una signora partita (e pure stava rischiando di incartarsi fino al quinto set), ma i sudamericani campioni in carica, con del Potro ancora ai box e privi di Leo Mayer (almeno in singolare) e Federico Delbonis, sono davvero poca cosa. Difficile che il doppio, per il quale potrebbe riprendersi anche Fognini (colpito da gastroenterite e sostituito da Seppi nel secondo singolare) possa sovvertire gli equilibri del tie. Rafael Nadal ha rinunciato a rappresentare i suoi colori sul veloce di Osijek, in Croazia, e per poco i padroni di casa, orfani dei loro alfieri di punta Cilic, Coric e Karlovic, non sorprendevano gli iberici: la regolarità di Roberto Bautista ha disposto agevolmente di Mate Pavic, 349 ATP che quest’anno aveva giocato e perso un solo incontro di singolare in un Future francese, per pareggiare la clamorosa vittoria di Franko Skugor contro Pablo Carreno Busta nel primo singolare, in cui era successo un po’ di tutto. Oltre alle emozioni di un quinto set vibrante (che si è concluso al tiebreak, chissà dove sarebbero arrivati se la regola non fosse cambiata), sul matchpoint per il croato, Carreno ha risposto con il suo rovescio bimane mandando la palla ad un dito dalla riga: si è udito un fortissimo out, senza che però alcun giudice di linea alzasse il braccio, che ha mandato in confusione lo spagnolo e il giudice di sedia Maria. Dopo un conciliabolo con il supervisor, l’arbitro francese ha dichiarato il let per intemperanze del pubblico, salvo poi decretare la fine dell’incontro sul servizio e dritto successivo. Emozioni da Davis.

Murray, Raonic, Tsonga, Wawrinka, Nishikori, Nadal, Federer, Tomic, Goffin: hanno tutti disertato l’evento, chi per le fatiche australiane, chi per trasferte scomode, costringendo le proprie squadre a formazioni rimaneggiate. La storia non si fa certo con i se, ma Nishikori avrebbe certo evitato la passeggiata di Simon e Gasquet per il 2-0 dei transalpini a Tokyo, a Francoforte Goffin avrebbe impensierito Sascha Zverev un po’ più del povero De Greef, ferma restando la bella impresa di Darcis che ha superato in cinque Kohlschreiber. Per non parlare dell’armata Brancaleone rossocrociata che si è presentata in Alabama contro Isner e Sock. Novak Djokovic ha voluto esserci, e chissà se ha fatto bene a se stesso: l’ex numero uno del mondo ha infatti preoccupato per un set e mezzo, sommerso dal gioco pulito ed offensivo del giovane russo Daniil Medvedev (premiato come Best Yung Gun da Techinfibre alle ultime Finals di Londra), che con il suo splendido rovescio era salito 6-3 3-0 prima di accusare pesanti problemi fisici, subìre il recupero di Nole e infine ritirarsi nel quarto set. Nel singolare precedente Troicki aveva annullato un matchpoint nel tiebreak del quinto a Karen Khachanov, altro ragazzino da tenere d’occhio. Difficile descrivere la situazione di Djokovic, che anche in un contesto praticamente familiare come il suo pubblico e nel suo paese, al quale è così attaccato, è sembrato per quaranta minuti l’ombra dell’animale che è stato fino allo scorso anno. È evidente un cambio di mentalità, un allontanamento da quel mindset perfetto che ne ha determinato la totale supremazia per un quinquenni o giù di lì: le sicurezze non sono più quelle, bastano una decina di game per evidenziare le lacune, quasi esclusivamente psicologiche, che sta attraversando. Con un avversario della caratura di Medvedev, per quanto fortissimo in prospettiva, nel 2011-2014 non si sarebbe nemmeno divertito.

Vedremo se il sabato di doppi regalerà qualche emozione: Australia e Francia hanno già in banca il successo, la Germania potrà schierare i fratelli Zverev già piuttosto rodati, contro i fiamminghi finalisti nel 2015 ma sicuramente sfavoriti con Bemelmans come unico doppista sicuro. Pesante la situazione della Croazia, che contro Marc e Feliciano Lopez dovrà rinunciare ad un team fortissimo come poteva essere Dodig/Cilic, e dovrà affidarsi Marin Draganja, ottimo specialista, da affiancare presumibilmente a Skugor. Improbabile ma non da escludere che Djokovic possa disputare tre incontri in tre giorni, nemmeno se la posta in palio è così rilevante per la sua patria: al fianco della garanzia Zimonijc potrebbe scendere in campo Troicki. Per quanto riguarda l’Italia, non dovrebbero esserci troppi problemi per archiviare la pratica già questo pomeriggio, contro una squadra rimaneggiata anche nel doppio: potrebbe giocare Leo Mayer, che i britannici ricorderanno ancora per l’impresa dello scorso anno nel rubber decisivo contro Dan Evans, in due ore e tre quarti, a Glasgow contro i campioni in carica. Come detto, Fognini non ha chiuso le porte ad una sua eventuale partecipazione al match, Bolelli è a disposizione, e i favori del pronostico sono azzurri.

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