Toni Nadal torna sugli AO: "Giocare di notte ha aiutato Federer"

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Toni Nadal torna sugli AO: “Giocare di notte ha aiutato Federer”

Lo zio più famoso del tennis ha rilasciato un’intervista interessante a L’Equipe, in cui ha parlato di Federer, della rinascita del nipote e molto altro

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Non sono passate nemmeno due settimane dall’indimenticabile successo australiano di Roger Federer, che in finale ha superato il suo rivale di sempre, Rafa Nadal, dopo una battaglia memorabile. Le due settimane di Melbourne, tuttavia, hanno anche certificato il ritorno ad altissimi livelli proprio del fuoriclasse spagnolo. A questo proposito, e non solo, Toni Nadal, coach e zio del numero 6 del mondo, ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti a L’Equipe, il principale quotidiano sportivo francese.

Non mi sono fatto coinvolgere dagli aspetti magici della sfida tra Rafael e Roger. Il mio lavoro è stato concentrarmi su quello che andava fatto per vincere il trofeo. Sicuramente, considerando anche da quanto tempo non si affrontavano in una finale così importante, il fascino della loro rivalità è stato qualcosa che mi ha toccato, ma avrei preferito incontrare qualcuno che fosse meno forte (Ride). Dopo aver visto Federer contro Berdych, Nishikori e Wawrinka, mi sono detto che sarebbe stato complicato affrontarlo. Ha giocato un torneo incredibile con il rovescio. Credo che questo si possa spiegare con due motivi. Prima di tutto, ha vissuto una settimana che lo ha motivato: ha sbagliato meno del normale e non ha mai abbandonato la scelta di colpire la palla più piatta. E poi non so se la superficie fosse più rapida o meno, ma giocare di notte ha aiutato Federer, visto che la palla non rimbalza così alta e per questo anticipare è più facile. Giocare un top spin estremo non era possibile, ma comunque nel complesso il suo livello è stato incredibile“.

Ad ogni modo, Toni ha voluto sottolineare la crescita di Rafa: “Ha giocato molto bene con Monfils, Raonic e Dimitrov. Per la prima volta dopo molto tempo, Rafa non ha avuto problemi fisici di cui preoccuparsi. Fin da quando ha iniziato la pre-season a Manacor lo scorso novembre, riusciva a colpire la palla molto bene. Ha dovuto combattere con gli infortuni per molti anni: questo non ti fa dare il massimo in campo, non riesci ad avere l’attitudine ideale in allenamento e perdi troppa fiducia in te stesso. Quando colpisci la palla e pensi al tuo braccio, al ginocchio, al piede, tutto questo ti stanca e ti porta via forza. Appena ha potuto giocare senza dolore, è tornato ad esprimersi a un buon livello. Poi siamo stati rinforzati da Carlos Moya, che è stato davvero un valore aggiunto“.

Una battuta finale sul possibile cambio di racchetta paventato lo scorso autunno: “All’inizio del 2016 abbiamo commesso un errore con l’incordatura. Abbiamo cambiato per avere più potenza, ma abbiamo ottenuto solamente un calo di fiducia. Rafael in partita era incerto perché non si era adattato abbastanza alla nuova incordatura e giocava con dubbi e senza controllo. A Indian Wells siamo tornati al vecchio attrezzo. A fine anno ci siamo guardati intorno per trovare una racchetta che rendesse il dritto più definitivo, ma alla fine abbiamo trovato un buon compromesso, utilizzando il modello originale ma aumentando il peso. Comunque la testa viene prima di tutto; determina tutto, ti consente di sviluppare il tuo gioco. Se non funziona quella, tutto diventa difficile, ma ora, da quel punto di vista, le cose vanno bene“.

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